Per riprendere il filo…
La Rivoluzione francese, oltre a provocare la caduta della monarchia borbonica e a propiziare l’instaurazione di un nuovo ordine politico, aveva dato vita a un processo di trasformazione profonda degli assetti sociali, culturali, economici e religiosi del paese. La partecipazione della popolazione allo scontro politico era stata vivissima, con dibattiti, assemblee, manifestazioni, pubblicazioni di libri e giornali, ma anche forti e nuove forme di violenza. Un ruolo fondamentale era stato assunto dall’esercito e dall’esigenza di esportare il nuovo ordine in altri paesi: la Francia non poteva rimanere isolata nello scacchiere delle egemonie continentali, di fronte alle vecchie monarchie che temevano il diffondersi di nuove idee di libertà, uguaglianza e partecipazione popolare. Nell’alternarsi di successi e insuccessi, la politica estera dei governi rivoluzionari diventò decisiva anche per il mantenimento degli equilibri interni. Il potere esecutivo e quello legislativo, infatti, si trovarono più volte a difendersi dagli attacchi controrivoluzionari e sovversivi ricorrendo anche all’uso della forza militare. Fra i generali più in vista, un particolare rilievo fu assunto da Napoleone Bonaparte, vittorioso nelle guerre in Italia e rocambolescamente sfuggito agli inglesi dopo una spedizione in Egitto.