5.3 La Repubblica giacobina

5.3 La Repubblica giacobina

La prima coalizione antifrancese e la rivolta della Vandea
La tragica fine del re provocò reazioni di sgomento fra le dinastie europee. I rivoluzionari continuarono a mostrare un atteggiamento aggressivo e provvidero all’annessione di Nizza, Savoia, Belgio. Il 1° febbraio la Convenzione dichiarò guerra a Olanda e Inghilterra, includendo qualche giorno dopo anche la Spagna e stimolando la formazione di una coalizione antifrancese (la prima di una lunga serie), nella quale entrarono anche diversi Stati tedeschi e italiani. Furono gli inglesi a portare un contributo decisivo allo scontro occupando i territori coloniali francesi dei Caraibi, in particolare ad Haiti, dove la Rivoluzione avvenuta nella madrepatria aveva aperto la strada a un’insurrezione degli schiavi e della popolazione libera di sangue misto contro i dominatori “bianchi”. Nell’area continentale i francesi dovettero subire le perdite più grandi lungo le rive del Reno.

La necessità di reclutare nuovi soldati si aggiunse alla crisi economica in atto e provocò sollevazioni nella parte occidentale del paese, soprattutto lungo il corso inferiore della Loira e in particolar modo nel dipartimento della Vandea. Migliaia di contadini presero le armi sostenuti da nobili e sacerdoti, scagliandosi contro i patrioti e la guardia nazionale, manifestando la loro ostilità ai borghesi che avevano approfittato della vendita dei beni nazionali per arricchirsi o facendo esplodere la rabbia per non aver visto migliorare le loro condizioni di vita. I simboli di riferimento della rivolta erano legati al cristianesimo e ai riti religiosi tradizionali che, secondo i vandeani, erano stati profanati dalla Rivoluzione. In questa alleanza fra insorti controrivoluzionari e Chiesa si rivelò la solidità del vincolo di lunga durata che univa il clero e i ceti più umili (composti da molti analfabeti), ininterrotto anche durante il secolo dell’Illuminismo e tenuto in vita da missionari e predicatori che riuscivano a portare il loro messaggio laddove i libri dei pensatori moderni non arrivavano [▶ cap. 1.3].

La Costituzione dell’anno I
La Convenzione reagì con misure straordinarie. Prima fu istituito un tribunale rivoluzionario contro i sospetti cospiratori, poi nacque un Comitato di salute pubblica, incaricato di supervisionare le iniziative militari, l’attività legislativa e giudiziaria. Le difficoltà maggiori riguardavano l’economia, visto che il valore degli assegnati era precipitato mentre il prezzo del pane saliva alle stelle. La Montagna cavalcò il malcontento e, con l’aiuto dei sanculotti, riuscì a far arrestare 29 deputati della Gironda fra il 31 maggio e il 2 giugno del 1793. L’evento riaffermò il peso della violenza nella definizione della composizione dell’assemblea, oltre a fondere le posizioni dei “montagnardi” con quelle di Robespierre e dei primi giacobini.

Il nuovo fronte si identificò genericamente come “giacobino”, distinguendosi per le scelte operate a favore degli strati popolari, come la vendita dei patrimoni nazionali in piccoli lotti (per non favorire i grandi compratori), l’abolizione totale dei diritti signorili senza alcun indennizzo, la pena di morte contro traditori e accaparratori di beni alimentari. Il 24 giugno fu approvata una nuova Costituzione, detta “dell’anno I”, decisamente radicale nell’affermazione dei diritti – compresi quelli alla sussistenza e al lavoro –, che tuttavia rimase inapplicata.

Il Terrore e il potere di Robespierre
La Francia continuava a vivere enormi difficoltà. I nemici esterni avanzavano da nord, est e sud, mentre le province manifestavano la loro insofferenza al centralismo parigino, fra agitazioni e desideri di autonomia. La Convezione cercò di portare l’esercito a 700 000 unità, creando un’armata apposita per la requisizione dei grani che punì con severità gli incettatori, accusati di provocare l’inflazione facendo sparire i beni primari con lo scopo di specularci sopra nel rimetterli sul mercato. Fu inoltre imposto un calmiere sui prezzi.
Il 5 settembre del 1793 il tribunale rivoluzionario cominciò ad avviare processi sommari basati talvolta su semplici indizi contro presunti traditori della Rivoluzione: iniziava così la fase definita del Terrore, che diffuse un clima di sospetto e facilitò anche vendette personali. I mesi successivi furono quindi caratterizzati da centinaia di condanne a morte, compresa quella dell’ex regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena. Molte chiese furono dismesse e trasformate in luoghi di riunione per patrioti, i preti furono invitati a sposarsi, gli oggetti di culto (statue, reliquie) furono messi al rogo, le processioni sacre furono sostituite da altri rituali in omaggio alla “dea ragione” e al posto dei santi si propose la venerazione dei martiri della Rivoluzione che avevano versato il sangue per la libertà [ 9].

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Un decreto del 4 dicembre 1793 (14 frimaio dell’anno II) stabiliva che la Convenzione era “l’unico centro” del processo rivoluzionario, e che tutti gli altri nuclei di potere erano a essa sottoposti. Robespierre, pur essendo contrario alla scristianizzazione in atto, si mise in prima linea contro la creazione di diverse fazioni affermando la priorità assoluta dell’unità nazionale. Si distinse per la sua devozione alla causa fino a essere soprannominato “l’incorruttibile”, mostrandosi premuroso verso i poveri e gli oppressi, ma covando anche sospetti di tradimento che lo resero oltremodo vendicativo. Sostenuto da validi alleati come il letterato Louis Antoine de Saint-Just (1767-94), Robespierre raggiunse il culmine della sua influenza nella primavera del 1794 combattendo contro le opposizioni della sinistra e contro gli “indulgenti” guidati da Danton: le prime troppo inclini a usare la minaccia popolare contro il governo rivoluzionario; i secondi intenzionati a mettere fine al Terrore. A farne le spese fu in particolare Danton, ghigliottinato il 5 aprile, con un provvedimento giudicato spropositato. In molti crebbe infatti il timore di subire lo stesso trattamento.

L’8 giugno fu celebrata per volere di Robespierre la festa dell’Ente supremo [ 10], che intendeva rafforzare l’unità nazionale ma finì per segnare l’inizio di due mesi drammatici. L’esercito ottenne importanti vittorie contro i temuti nemici esterni e, ciò nonostante, il Terrore raggiunse il culmine portando al patibolo quasi 1400 persone nel giro di 50 giorni nella sola città di Parigi; nel corso dell’anno II le vittime furono circa 50 000.

Alcuni membri del Comitato di salute pubblica organizzarono fra il 26 e il 27 luglio del 1794 (8 e 9 termidoro) un complotto contro Robespierre, ormai vittima di un sistema che lui stesso aveva contribuito a creare, facendolo arrestare per tradimento insieme a Saint-Just. Fu tentata una sollevazione per liberare i due capi carismatici, ma fallì. Furono portati alla ghigliottina di fronte a una folla ammutolita. Molti erano costernati perché temevano che la loro morte ponesse fine anche ai provvedimenti presi dal governo. Soprattutto i borghesi, in tutto il paese e non solo a Parigi, si diedero ai festeggiamenti salutando la fine delle violenze e sfogando la loro rabbia verso i sanculotti e i giacobini, il cui club fu anche chiuso. La vendetta trovò espressione in un’ondata di “Terrore bianco” che fece a sua volta centinaia di vittime, mentre riprendevano l’ostentazione delle ricchezze e la celebrazione del benessere.

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900