Storie. Il passato nel presente - volume 2

La Rivoluzione e le potenze straniere
Ormai erano diventate nette le divisioni fra i monarchici costituzionali e i sostenitori della Repubblica, ovvero fra coloro che intendevano conservare la corona e coloro che volevano eliminarla. Ad acuire le divergenze intervennero potenze straniere come l’Austria e la Prussia, timorose che la debolezza di Luigi e Maria Antonietta potesse avere conseguenze sulla stabilità del continente. Di fatto, i rivoluzionari godevano di molte simpatie in Europa e si stavano creando dei solidi rapporti fra i patrioti dei differenti Stati, favoriti anche dalla fortuna della lingua francese, divenuta conosciutissima fra i letterati del continente che avevano ormai abbandonato il latino come lingua “franca” per gli scambi di idee e testi.
La nuova rappresentanza nazionale, denominata Assemblea legislativa, riunitasi per la prima volta il 1° ottobre del 1791, vide prevalere le posizioni radicali del giornalista Jacques-Pierre Brissot e del marchese di Condorcet (1743-94), erede della stagione illuminista. Essi affermarono la necessità di cominciare una guerra contro i nemici esterni facendo leva sull’orgoglio nazionale e sfruttando il malcontento creato dall’ennesimo cattivo raccolto dall’incremento dei prezzi. Inutile fu l’opposizione di Robespierre che temeva le conseguenze di una scelta poco ponderata. Del resto anche la monarchia era favorevole al conflitto, perché sperava di poter riprendere le redini del paese approfittando di una probabile disfatta.

Il 15 marzo del 1792 fu votata la dichiarazione di guerra al re di Boemia e Ungheria Francesco II (1768-1835), non ancora incoronato imperatore dopo la morte di Leopoldo II avvenuta due settimane prima. Gli insuccessi militari effettivamente arrivarono, ma inasprirono ancora di più la tensione: Maria Antonietta fu accusata di passare i piani al nemico (del resto Francesco II era suo nipote) e, nel corso di una manifestazione del 20 giugno, Luigi fu costretto a indossare il berretto frigio. L’11 luglio ci fu la proclamazione della “patria in pericolo” e battaglioni di volontari si mobilitarono per affrontare l’emergenza. Alcuni di loro, provenienti da Marsiglia, si sostenevano con un canto composto dall’ufficiale Rouget de Lisle su musica del compositore italiano Giovan Battista Viotti che sarebbe diventato l’inno della Rivoluzione: la Marsigliese.

La Convenzione, la condanna di Luigi XVI e la nascita della Repubblica
 Le truppe asburgiche minacciarono di vendicare gli oltraggi alla famiglia reale con la distruzione di Parigi. Fu per i francesi la conferma definitiva della connivenza fra i sovrani e lo straniero: il 10 agosto si consumò un assalto alle Tuileries e si creò una “Comune insurrezionale” (288 rappresentanti per le 48 sezioni di Parigi) che cancellava nei fatti la Costituzione emanata un anno prima.

Nel mese di settembre gli eventi furono molti e intrecciati: l’avanzata austro-prussiana fu fermata, folle di sanculotti invasero le carceri di Parigi trucidando centinaia di detenuti sospettati di tramare contro la Rivoluzione, mentre una nuova rappresentanza nazionale chiamata Convenzione (i francesi seguivano le suggestioni americane [▶ cap. 4.4]) si riunì dopo essere stata eletta con un suffragio che si pretendeva universale, anche se in realtà solo uno su dieci degli aventi diritto partecipò al voto. La composizione dell’assemblea era articolata ed era difficile ricondurre i diversi gruppi a precise posizioni. Fra i più nutriti c’erano quello dei seguaci di Brissot – detti brissottini e più tardi chiamati “girondini” per la provenienza di alcuni elementi di spicco dal dipartimento della Gironda presso Bordeaux – e quello della Montagna, i cui membri erano seduti in alto a sinistra della gradinata e si mostravano tendenzialmente sensibili alle istanze dei sanculotti.

Il consesso, nonostante le divergenze, vide prevalere le posizioni radicali e dichiarò la fine della monarchia, dando inizio nel settembre del 1792 alla Repubblica: da quel momento fu introdotto anche un nuovo calendario che segnava l’inizio di una nuova era, partendo dall’anno I della rigenerazione [ 7]. Fu la stessa Convenzione a giudicare il re in un processo cominciato l’11 dicembre e concluso il 15 gennaio del 1793 con una condanna a morte [ 8]. Il 21 gennaio Luigi XVI morì decapitato alla ghigliottina, una nuova macchina introdotta per le esecuzioni, senza distinzioni di rango per coloro che subivano il supplizio.

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900