Il jihad
Il jihad maggiore
Il concetto di jihad (“impegno”) è stato tradizionalmente interpretato in due accezioni: il jihad maggiore e il jihad minore. Il primo, di natura spirituale, consiste in una lotta interiore e personale per vivere una vita virtuosa e sconfiggere i vizi che ostacolano il cammino per avvicinarsi a Dio.
Riflessioni su questo concetto si trovano nel sufismo, una corrente islamica sostenitrice di un approccio mistico alla religione, ossia incentrato sulla possibilità di entrare in contatto diretto con Dio attraverso l’estasi o l’intuizione.
Il jihad minore
L’interpretazione del jihad minore, associata in genere al concetto di “combattimento” o “guerra santa”, è più complessa e controversa. La prima fonte canonica dell’islam, il Corano, contiene testi discordanti: le sure meccane (cioè i “capitoli” del Corano risalenti al periodo trascorso da Maometto alla Mecca) ingiungono di resistere alle persecuzioni senza reagire; quelle medinesi (successive all’emigrazione del Pro-feta a Medina) autorizzano talvolta, invece, il combattimento difensivo e le azioni aggressive. La seconda fonte dell’islam, gli hadith, cioè i detti e le azioni attribuiti al Profeta, offre un’ampia gamma di indicazioni sul jihad, sulla quale le scuole giuridiche islamiche hanno elaborato diverse teorie. La teoria classica, sviluppata a partire dal IX secolo (epoca abbaside), ruota intorno al principio della divisione del mondo in due parti:
– la “casa dell’islam”, comprendente tutti i territori governati da musulmani, nei quali le minoranze confessionali (ebrei e cristiani, con cui i musulmani condividono l’Antico Testamento) possono praticare la propria fede dietro pagamento di un’imposta;
– la “casa della guerra”, sotto governo non musulmano. Solo il califfo può condurre un jihad contro la casa della guerra, previo invito alla conversione o alla sottomissione dietro il pagamento della tassa.
Alcuni dotti proposero delle modifiche alla teoria classica, riconoscendo l’esistenza di una “casa della tregua” o “della pace” laddove i governanti avessero concluso un accordo con la comunità musulmana. Altri interpreti, di fede sunnita, compresero nel concetto di jihad la lotta contro ribelli, apostati e sciiti. Si tratta dunque di un concetto duttile, applicato in modo diverso in contesti storici differenti e che non cessa tuttora di interrogare la giurisprudenza musulmana.