2.3 La riforma del papato e lo Scisma d’Oriente
I pontefici riformatori
Le varie istanze di riforma della Chiesa provenienti dal mondo monastico, episcopale e laico entrarono in alcuni casi in relazione fra loro, in altri casi in conflitto, e fra le varie opzioni in campo alla fine prevalse quella promossa dalla sede vescovile di Roma, il papato. Ciò avvenne, paradossalmente, proprio in seguito alla forte iniziativa degli imperatori tedeschi: questi infatti imposero alla guida della Chiesa figure che, elaborando una visione autonoma del ruolo del papato, accelerarono poi gli esiti delle riforme in senso contrario agli interessi dell’Impero.
Fu appunto durante il pontificato di queste illustri personalità che si definì con chiarezza un nuovo modello ideologico della Chiesa occidentale che, diversamente da quanto ci si aspettava in Germania, negava radicalmente il modello di Chiesa imperiale posta sotto il controllo della massima autorità laica del continente. Il nucleo della riforma propugnato da Roma consisteva infatti nell’affermazione dell’assoluta centralità e universalità della figura del pontefice, superiore a ogni altra autorità in quanto successore e vicario di Cristo. Il papa era l’immagine vivente del Cristo in terra e in quanto «solo ▶ primate apostolico della Chiesa universale», per usare le parole di Leone IX, gli era riconosciuta una pienezza del potere (plenitudo potestatis) che comprendeva non solo le prerogative esercitate in accordo con le leggi (potestas ordinaria et ordinata), ma anche, in senso astratto, un’autorità che poteva completamente trascenderle (potestas absoluta). Si affermava insomma una visione pienamente ▶ ierocratica del potere.
Lo scontro con le Chiese orientali
Tali concetti di supremazia dottrinale e giuridica del papato sconvolsero l’intera cristianità. In primo luogo, contribuirono alla completa rottura con le Chiese orientali, già da tempo divise da quelle occidentali su diversi nodi politici e dottrinari: Tali concetti di supremazia dottrinale e giuridica del papato sconvolsero l’intera cristianità. In primo luogo, contribuirono alla completa rottura con le Chiese orientali, già da tempo divise da quelle occidentali su diversi nodi politici e dottrinari:
- le divergenze politiche e territoriali legate al controllo delle missioni evangelizzatrici nell’Europa orientale e delle chiese nell’Italia meridionale bizantina;
- la dottrina della ▶ consustanzialità fra Padre e Figlio, che, affermata con forza dalle Chiese occidentali per combattere l’arianesimo (sostenitore invece della superiorità del Padre), aveva trovato il dissenso di quelle orientali in quanto contraddiceva i concili di Nicea (325) e Costantinopoli (381), nei quali si era stabilito che lo Spirito santo procede soltanto dal Padre e non dal Padre e dal Figlio (messi in questo modo sullo stesso piano);
- la disciplina contraria al matrimonio ecclesiastico, che, come abbiamo visto, Roma cercava di imporre anche in Oriente.
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715