Ildegarda di Bingen, una mistica pop
Fin da giovanissima Ildegarda, entrata nel monastero benedettino di Disibodenberg a otto anni, ebbe esperienze visionarie. Messe per iscritto, hanno costituito il nucleo del Liber Scivias (sci, “conosci”, vias “le vie”, 1141-53) che racconta, con stile drammatico e potente, le sue visioni di Cristo. Il contesto che Ildegarda fornisce di queste esperienze di conoscenza è originale: la debolezza femminile diventa un valore positivo, paragonata alla debolezza di Cristo stesso. In un altro testo, il Liber divinorum operum (1163-70), Ildegarda illustra i temi della corrispondenza tra universo (macrocosmo) e uomo (microcosmo) e l’idea della creazione come manifestazione delle idee eterne presenti nella mente di Dio, temi cari alla scuola di Chartres.
Ildegarda, badessa del suo monastero dal 1136 e fondatrice di un altro monastero nei pressi di Bingen, ebbe anche una vasta cultura medica, documentata da una serie di scritti raccolti sotto i titoli di Physica e Causae et curae, dove pure si notano sorprendenti intuizioni sull’eliocentrismo e la circolazione sanguigna. Compilò anche composizioni poetico-musicali (Symphonia armonie celestium revelationum), drammi morali (Ordo virtutum) e un nutrito epistolario, dal quale emerge il suo ruolo nella lotta per la riforma della Chiesa e la moralizzazione della vita del clero.
Una lettura moderna
Proclamata santa e Dottore della Chiesa nel 2012 da papa Benedetto XVI, Ildegarda vive anche una grande fortuna nella cultura pop contemporanea: protagonista di libri e spettacoli teatrali e musicali, la badessa tedesca è reinterpretata sia come donna di potere, capace di esprimere insieme mistica e sensualità, sia come precorritrice di tendenze naturopate e ambientaliste. Una banalizzazione, questa, della figura di Ildegarda, che tuttavia non ha influito su un’attenta opera filologica recente di edizione di suoi testi, che consente ora di indagare più a fondo nella complessità della sua vita e del suo pensiero.