18.5 La nascita dello Stato prussiano e l’importanza degli eserciti

18.5 La nascita dello Stato prussiano e l’importanza degli eserciti

Rafforzamento politico e territoriale

Dopo la Pace di Vestfalia, il Brandeburgo-Prussia e le regioni annesse [ 10]  erano attraversate da forti divisioni. I ceti dominanti erano concentrati sulla salvaguardia di interessi particolaristici e non avevano nemmeno piena coscienza di appartenere a un organismo unitario. Solo nel 1660 il principe elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern (1640-88) riuscì ad affrancare il Ducato di Prussia dalla Confederazione polacco-lituana e a guadagnare una piena sovranità sull’intero territorio, cominciando ad attuare una politica centralizzatrice.

Il primo obiettivo fu quello di dotare lo Stato di un esercito permanente. Nel giro di qualche decennio, grazie a ingenti investimenti, le truppe arrivarono a contare 80 000 effettivi, trasformando il paese in una delle maggiori potenze militari del continente. La figura del mercenario lasciò gradualmente il posto a soldati addestratidisciplinati e inseriti in un’efficiente organizzazione che faceva capo a un organo di nuova istituzione, il Commissariato generale della guerra. Il Commissariato fungeva da modello per l’intero paese: le altre categorie erano chiamate infatti a sposare gli stessi valori e a produrre tutti gli sforzi possibili per salvaguardare il prestigio dello Stato.

La riorganizzazione dello Stato

Le risorse finanziarie per attuare queste misure furono ricavate dallo sfruttamento delle proprietà regie, vendute o date in affitto ai lavoratori, nonché da una nuova pianificazione del sistema delle imposte. La riorganizzazione della burocrazia partì dalle città, dove furono inviati commissari incaricati di garantire l’ordine pubblico. I nuovi funzionari erano reclutati fra i membri delle borghesie colte e avevano un rapporto di diretta subordinazione al sovrano, che non esitava a impartire loro severe punizioni in caso di errori. Il loro impegno era rivolto, fra le altre cose, alla creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo del commercio e alla manifattura. E anche a questo scopo furono accolte minoranze religiose in fuga da altri paesi, come – abbiamo visto – gli ugonotti francesi, abili artigiani che con le loro conoscenze diedero un forte impulso all’industria tessile.

Nelle campagne si cercò invece di ridimensionare il potere dei titolari dei grandi fondi, detti Junker, convincendoli a cedere una parte dei loro privilegi in cambio di cariche pubbliche o di ruoli rilevanti nelle gerarchie militari.

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Le trasformazioni degli eserciti europei

Le novità introdotte in Prussia erano parte di un processo più ampio, che interessò tutti gli apparati militari del continente. Enormi quantità di ricchezza furono impiegate per la costruzione di cannoni, navi, fortezze, centri di addestramento e ospedali. I processi produttivi legati all’equipaggiamento degli eserciti erano coordinati dagli Stati stessi, che dovevano raccogliere, contabilizzare, distribuire i finanziamenti e stipulare eventualmente contratti con impresari privati. Una politica estera aggressiva diveniva così un modo per stimolare la crescita degli apparati manifatturieri del paese.

Nei decenni finali del Seicento e in quelli iniziali del Settecento, le tattiche di guerra furono interessate da profonde trasformazioni. Le nuove armi, come i fucili con innesco a pietra focaia e le baionette, accrescevano sensibilmente la capacità di offesa e di difesa dei soldati [▶ oggetti]. Aumentando la quantità di colpi diretti al nemico si potevano organizzare linee di fuoco meno nutrite in termini numerici ma più precise e compatte, capaci di coprire talvolta un fronte esteso diversi chilometri. Per queste ragioni, non era possibile reclutare truppe efficienti nell’immediata vigilia di una campagna militare; era invece necessario un esercizio continuo per addestrare i soldati alle manovre e prepararli ad affrontare qualsiasi evenienza. Altrettanto importanti divenivano l’obbedienza ai superiori, il senso di responsabilità e la motivazione: tutte qualità difficili da trovare in soldati provenienti in larga maggioranza da ceti umili, sottratti agli stenti del lavoro contadino e brutalmente gettati in una realtà in cui le remunerazioni non erano certo pari ai sacrifici richiesti.

  oggetti

Il moschetto e la baionetta

Più colpi, più precisi

Nel Seicento, armi da fuoco come archibugi, moschetti e pistole si caricavano inserendo la polvere da sparo e il proiettile dall’imboccatura della canna (le pallottole sarebbero state inventate molto dopo). All’altra estremità della canna stava il meccanismo di sparo, che innescava l’esplosione della polvere; all’inizio si usava un semplice ferro arroventato, poi sostituito da una corda o miccia accesa. A partire dalla prima metà del Seicento, il grilletto faceva scattare una pietra focaia, le cui scintille davano fuoco a una piccola carica esterna che accendeva quella nella canna. Il meccanismo, via via perfezionato, era abbastanza complesso ma permetteva di ridurre molto i tempi di ricarica, oltre a rendere le armi più precise e meno pericolose per il tiratore.

Il moschetto, evoluzione dell’archibugio, era un’arma di grosso calibro, in grado di forare qualsiasi corazza a una distanza di circa cinquanta passi. Dopo aver sparato, le prime linee arretravano per ricaricare, lasciando il posto ai colleghi che davano continuità all’azione. Uno schieramento di fucilieri, capaci di un fuoco quasi continuo, era dunque un ostacolo difficile da superare per la carica di qualunque esercito, a piedi o a cavallo.

Moschetti e archibugi come “armi bianche”

Spesso però accadeva che gli eserciti venissero comunque a contatto, perciò i fucilieri – altrimenti disarmati – venivano protetti da reparti di picchieri. Sempre nel Seicento, a Bayonne (in Francia), fu inventata un’arma da taglio che poteva essere innestata nella canna delle armi da fuoco. La baionetta, presto sviluppata e migliorata, consentì ai fucilieri di difendersi dalle cariche della cavalleria usando il proprio archibugio come una picca o una lancia. Inoltre serviva anche come arma d’attacco nei combattimenti corpo a corpo e all’occorrenza si poteva usare da sola come una sciabola o un lungo pugnale.

Elaborata in varie forme, la baionetta fu un’arma rimasta in uso fino all’inizio del Novecento, ma anche oggi se ne studiano modelli per gli scontri ravvicinati.

Storie. Il passato nel presente - volume 1
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Dal 1000 al 1715