PROTAGONISTI - Fattucchiere, esorcisti e guaritori

Oltre che con la repressione, le autorità cercarono di rispondere a queste credenze rafforzando il ruolo dei sacerdoti come esclusivi tutori del rapporto con il sovrannaturale. A giocare un ruolo importante, in questo campo, furono gli esorcisti, spesso gli stessi confessori o direttori spirituali, investiti dell’incarico di scacciare presunte presenze diaboliche da persone, animali, luoghi. La loro azione interferiva con quella dei guaritori e delle guaritrici, ma anche con quella dei medici [▶ protagonisti]. Il sostegno fornito dalle gerarchie ecclesiastiche agli esorcisti si basava infatti sulla convinzione che malattie e disturbi fisici e psichici non fossero spiegabili solo in base a cause naturali, ma si fondassero sul potere del demonio, capace di intervenire nella vita degli individui e della società, fino a occupare i corpi e le anime dei fedeli o ad alterare la vita di intere comunità.

  protagonisti

Fattucchiere, esorcisti e guaritori

A differenza delle streghe, le fattucchiere non erano accusate di aver stipulato patti con il diavolo o di aver compiuto malefici; a loro era attribuita, per esempio, la capacità di praticare rituali per togliere il sonno o provocare incidenti ad amanti fuggiti (ed even­tualmente convincerli a ritornare dalla persona lasciata), ritrovare oggetti rubati, riconoscere dichiarazioni false ma anche guarire da malanni provocati dall’invidia o da altri incantesimi.Anche sui guaritori e sugli esorcisti “abusivi”, cioè non appartenenti al clero o comunque privi di autorizzazioni rilasciate dalle gerarchie ecclesiastiche, l’Inquisizione rivolse la sua attenzione. Molte volte poi le figure si sovrapponevano: le stesse persone pretendevano di curare infermità con pozioni e scongiuri e di liberare i pazienti posseduti dal demonio. In molti casi le loro pratiche terapeutiche, basate su erbe e suffumigi, sembravano rituali magici e stregoneschi, accompagnate com’erano da formule trasmesse di padre in figlio o, più spesso, di madre in figlia.

Medici e ciarlatani

Non sempre era facile distinguere queste figure da quelle dei medici. Questi ultimi si trovavano spesso al capezzale di presunti indemoniati, dove erano chiamati a escludere che le stranezze del soggetto in cura fossero dovute a cause naturali. Inoltre l’Europa era percorsa da medici ambulanti poco più competenti dei loro pazienti e la stessa medicina era un intreccio di nozioni corrette e assurde credenze, molto vicine alle superstizioni popolari.

Spesso le cure, anziché affidarsi a conoscenze anatomiche o agli effetti di principi attivi contenuti nei prodotti naturali, si poggiavano sull’interpretazione di testi antichi, per lo più di Aristotele (IV secolo a.C.), considerato il culmine della sapienza umana.

Frequenti poi erano i ciarlatani, che affermando di saper porre rimedio a ogni tipo di malanno sfruttavano la credulità e l’ignoranza della gente. Vendevano di frequente terapie truffaldine, come attestano fonti scritte e artistiche del periodo.

Il culto dei santi

La Chiesa di Roma produsse sforzi notevoli anche per affermare nuovi principi in relazione al culto dei santi, in risposta ai dubbi avanzati tanto dalla critica umanistica quanto dal mondo protestante rispetto alle leggende agiografiche prive di fondamento storico o alle pratiche superstiziose incentrate sulla venerazione di oggetti, icone e reliquie di incerta provenienza. I processi di canonizzazione furono sottoposti al controllo centrale della Santa Sede, che cominciò a selezionare con attenzione le proposte provenienti dai diversi territori del mondo cattolico e a promuovere modelli di virtù incentrati sulla disciplina tridentina.

Al contempo, le procedure giuridiche di riconoscimento degli “▶ eroi della fede” divennero molto più stringenti, con perizie sui presunti miracoli e sulla correttezza formale degli esami dei testimoni [ 7] . Combattere i falsi santi era un presupposto essenziale per difendere il culto dei santi canonizzati.

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L’Inquisizione ricoprì un ruolo importante in questa macchina organizzativa, affermando il suo controllo sulle esperienze mistiche e profetiche, sull’organizzazione dei sepolcri e degli spazi sacri, sulla produzione di dipinti e immagini devozionali, sulla diffusione di vite di santi, libretti di preghiera, fogli propagandistici.

La storia ecclesiastica e la difesa della tradizione

La promozione del culto dei santi era legata a una più generale opera di riaffermazione della legittimità della storia della Chiesa, così come era raccontata nei testi ufficialmente riconosciuti dalla gerarchia. In ambito protestante si era infatti affermata l’idea di combattere il cattolicesimo non soltanto sul piano dottrinale e disciplinare, ma anche attraverso una serrata critica della sua tradizione culturale.

Il teologo riformato Mattia Flacio diede per esempio inizio alla compilazione delle Centurie di Magdeburgo (pubblicate per la prima volta nel 1559), nelle quali si esaltava lo spirito evangelico dei primi secoli del cristianesimo e si accusavano le gerarchie di aver progressivamente perduto la retta via. L’opera suscitò grande interesse in Europa, non solo fra i riformati, ma la reazione cattolica non si fece attendere, trovando espressione compiuta negli Annali ecclesiastici del cardinale Cesare Baronio, un tentativo di dimostrare che l’istituzione romana si era mantenuta, attraverso i secoli, obbediente al messaggio di Cristo.

Storie. Il passato nel presente - volume 1
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715