Nel 1586 Ippolita Palomba aveva settant’anni ed era ricoverata nell’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Era stata ritrovata in possesso di immagini sacre, calamite, carte, chiodi e di un piede di un feto. Fu chiamata dall’Inquisizione a dare spiegazioni e confessò di aver compiuto reati ben più gravi, primo fra tutti aver partecipato a un sabba diabolico. Bisogna tenere in considerazione il fatto che molte volte le donne come lei tendevano a fornire racconti fantasiosi, esagerando le loro stesse colpe, per sfuggire alle torture e implorare clemenza.
È rilevante la tendenza di Ippolita a fare i nomi di altre persone incontrate nel sabba: gli inquisitori gradivano molto queste informazioni, grazie alle quali potevano allargare la loro rete repressiva a portare altri imputati alla sbarra.