FONTI - L’Istituzione della religione cristiana di Calvino

FONTI

L’Istituzione della religione cristiana di Calvino

In questo catechismo, composto nel 1536 e diffuso l’anno successivo in lingua francese e in forma anonima, Calvino si sofferma, fra le altre cose, sul tema della predestinazione. Le ragioni di Dio sono imperscrutabili per l’uomo, che studia le Sacre Scritture e compie opere buone non per aspirare alla redenzione, ma solo in quanto partecipe della grazia suprema. Lo stesso fatto che il credente (sia esso un re, un giudice o un comune suddito) diventi esempio di rettitudine per la sua comunità è il frutto di un dono giunto dall’alto: gli uomini giusti non compiono il bene per salvarsi, ma in virtù del fatto che Dio li ha scelti.

Il seme della parola di Dio mette radice e fruttifica solo in quelli che il Signore, mediante la sua elezione1 eterna, ha predestinati a essere suoi figliuoli ed eredi del Regno dei cieli. Per tutti gli altri, che il medesimo consiglio di Dio avanti la fondazione del mondo sono stati riprovati, la chiara ed evidente predicazione della verità non può essere altro che odore di morte […]. Ora, perché il Signore usa misericordia verso gli uni ed esercita il rigore del suo giudizio verso gli altri? Dobbiamo lasciare che la ragione di ciò sia conosciuta da Lui soltanto, che non senza motivi plausibilissimi ha voluto tenerla celata a noi tutti. […]

Il Signore non solo ha attestato che la magistratura2 aveva la sua approvazione e gli era grata, ma ce l’ha pure grandemente raccomandata, avendo onorato tale dignità con titoli molto onorevoli. Infatti, Egli afferma che è opera della sua sapienza il fatto che i re regnino, che i consiglieri ordinino cose giuste e che i grandi della terra siano giudici […]. Perciò i principi e i magistrati devono pensare a chi servono nel loro ufficio e a non far nulla d’indegno di ministri e luogotenenti di Dio […]. D’altro lato, il dovere reciproco dei sudditi è non solo d’onorare e riverire i loro superiori, ma di raccomandare al Signore in preghiera la loro salvezza e prosperità. […]

Ma dall’obbedienza ai superiori bisogna sempre escludere una cosa: che ci distolga dall’obbedienza a Colui, agli editti del quale devono cedere i comandi di tutti i re […]. Se comandano qualcosa contro a Lui, non si deve fare nulla, né tener conto di tal ordine, ma si dia luogo piuttosto alla sentenza, che è meglio obbedire a Dio che agli uomini.


G. Calvinno, Il catechismo di Calvino, Claudiana, Torino 1983

Storie. Il passato nel presente - volume 1
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715