FENOMENI - L’Europa e il Nuovo Mondo: il problema dell’“Altro”

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L’Europa e il Nuovo Mondo: il problema dell’“Altro”

L’“Altro” e la ridefinizione dell’identità

L’impatto delle scoperte geografiche sulla coscienza degli europei fu immediato. Confrontandosi con società dotate di codici culturali totalmente differenti da quelli conosciuti, l’Europa diede inizio a un processo di ridefinizione della propria identità. I “nuovi mondi” erano come specchi all’interno dei quali gli abitanti del “vecchio” continente riconobbero la loro immagine riflessa: soltanto comprendendo le peculiarità di comportamenti e credenze altrui furono in grado di raggiungere una maggiore consapevolezza della propria cultura, postulandone talvolta l’intrinseca superiorità.

Conoscere e dominare

Gli europei si posero fin da subito il problema di comprendere le realtà delle terre conquistate. Intorno ai “selvaggi” nacquero così discussioni accese. Secondo alcuni si trattava di esseri inferiori che vivevano senza leggi e senza Dio, al pari degli animali. Secondo altri erano semplicemente degli individui fermi a uno stato primordiale, che non avevano sperimentato forme di corruzione, preservando la loro innata innocenza: chiusi in dimensioni territoriali limitate, avevano praticato attività economiche di mero sostentamento, rimanendo estranei alle forme di conflitto per le quali si rendeva necessaria la presenza di una struttura statale.

Il confronto con altre civiltà stimolò la nascita di nuovi campi di indagine, che sottraevano credenze, consuetudini e valori a una dimensione atemporale, connettendola a contesti concreti, caratterizzati da precise forme di organizzazione della vita sociale. Uno dei punti più alti della conoscenza critica dell’“Altro” fu raggiunto dal pensatore francese Michel de Montaigne (1533-92) che, nei suoi Saggi (1580-95), studiò la genesi e lo sviluppo delle culture, comprendendo che era impossibile ridurle a un paradigma universale. Ogni civiltà aveva le sue specificità e non aveva senso modificarle sulla base di nuovi modelli politici o religiosi ispirati a verità indiscusse. Gli abitanti delle Americhe, per quello che veniva riferito dai testimoni, non erano affatto “barbari”, ma semplicemente portatori di usi e costumi sconosciuti al vecchio continente.

Nonostante la profondità di queste riflessioni, l’atteggiamento dogmatico rimase prevalente. Il Nuovo Mondo che aveva preso forma nelle menti europee era il frutto di un incrocio fra aspettative e dati reali, sul quale avevano pesato secoli di missioni, scontri, incontri e scambi con le altre civiltà. Conoscere l’“Altro” significava talvolta “costruirlo” o “crearlo”, attribuendogli carat­te­ri­sti­che che non gli appartenevano. Definire l’“Altro” poteva significare imprigionarlo in una posizione di subalternità, arrogarsi il diritto a dominarlo o a “civilizzarlo”.

L’“Altro” come individuo: la voce di denuncia di Bartolomé de Las Casas

A queste logiche di dominio, su cui si basava la colonizzazione europea delle Americhe, si opposero molti missionari, soprattutto domenicani e francescani. Pur essendo convinti della necessità di convertire gli indios alla religione “vera”, essi riconoscevano loro la dignità di esseri umani e si schierarono contro lo sfruttamento e le violenze dei coloni.

Tra questi missionari vi fu il domenicano Bartolomé de Las Casas (1474 o 1484-1566). Giunto nel 1502 a Santo Domingo come encomendero, nel 1512 prese i voti e rinunciò ai suoi privilegi, iniziando a denunciare con forza la violenza e lo sfruttamento cui erano sottoposti gli indigeni nel sistema delle encomiendas e perorando la causa di un’evangelizzazione pacifica nei confronti degli indios e di una loro gestione autonoma delle terre. Le sue argomentazioni trovarono ascolto presso la corte di Madrid, ma erano in gioco interessi economici enormi e i suoi nemici, in America e nella stessa Spagna, riuscirono sempre a rendere inefficaci le riforme a favore degli indios. Ritiratosi in convento a Valladolid, continuò a scrivere e le sue opere costituirono la base per una diversa valutazione della colonizzazione europea.

Storie. Il passato nel presente - volume 1
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715