11.2 Cristoforo Colombo e la via per le Indie

11.2 Cristoforo Colombo e la via per le Indie

Il viaggio verso Occidente

Originario di Genova, nella prima parte della sua vita Cristoforo Colombo (1451-1506) aveva accumulato molte esperienze in campo mercantile e visitato numerosi porti, non solo mediterranei [▶ protagonisti, p. 354]. Influenzato in particolar modo dalle teorie dello scienziato fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482), Colombo maturò nel tempo il progetto di raggiungere le terre orientali – le Indiepuntando verso occidente. I calcoli di Toscanelli, basati correttamente sull’ipotesi della sfericità della Terra, sottostimavano però la distanza fra l’Europa e le coste del Giappone; nessuno sospettava, inoltre, la presenza di altre terre su questo percorso marittimo.

Dopo aver tentato inutilmente di convincere Giovanni II di Portogallo a sostenere il suo progetto, Colombo decise di rivolgersi alla corona spagnola. I regni di Castiglia e di Aragona si erano unificati da poco tempo, grazie al matrimonio fra gli eredi al trono Isabella (1474-1504) e Ferdinando (1479-1516) [▶ cap. 8.4] e il paese viveva un momento di crescita. Ai progressi del commercio e della manifattura si aggiungeva l’entusiasmo generato dalla presa di Granada (gennaio 1492), con cui si era conclusa la conquista dei territori precedentemente posti sotto il controllo musulmano. In questo clima la regina Isabella, convinta dai discorsi di Colombo, decise di dare al navigatore genovese un’opportunità; gli assegnò il titolo di “Ammiraglio del Mare Oceano” e gli concesse le risorse necessarie al viaggio, promettendogli il titolo di viceré delle terre che avrebbe raggiunto.

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Il 3 agosto 1492 Colombo partì dal porto atlantico di Palos con tre velieri (la Niña, la Pinta e la Santa Maria, quest’ultima di dimensioni maggiori rispetto a un’ordinaria caravella) e con 120 uomini di diverse nazionalità, non tutti esperti del mare, in gran parte animati dal desiderio di migliorare le loro condizioni di vita. Dopo una lunga sosta alle Canarie, continuò a navigare per 36 giorni verso ovest, prima di avvistare la terraferma il 12 ottobre 1492. Si trattava probabilmente di un’isola dell’attuale arcipelago delle Bahamas, definita dagli abitanti Guanahani, ma Colombo la battezzò San Salvador. Mai l’ammiraglio ebbe opportunità di capire di non aver toccato l’Asia e anzi proseguì nella sua esplorazione arrivando sulle coste delle attuali Cuba e Haiti, credendo che fossero isole del Giappone.

Colombo tornò a Palos il 14 marzo del 1493 con alcuni “indiani”, del tabacco, qualche oggetto prezioso e dei pappagalli. La comunità mercantile lo accolse con entusiasmo e con grande curiosità. La regina si convinse che l’impresa meritava un investimento maggiore e finanziò una seconda spedizione con 17 navi e 1500 uomini (1493-96). Il nuovo viaggio, tuttavia, non produsse i risultati sperati e l’ormai celebre navigatore si attirò molte critiche. Colombo ebbe l’opportunità di organizzare altri due viaggi (1498-1500, 1502-04), che gli consentirono di arrivare alle foci del fiume Orinoco e alle coste dell’America centrale [ 7]. Il suo prestigio, però, aveva subito un brusco ridimensionamento: morì fra gli stenti nel 1506, mentre altri navigatori lo stavano già sostituendo nella corsa al continente sconosciuto.

  protagonisti

Cristoforo Colombo e il suo equipaggio: storia e mito

I primi anni

Le notizie sui primi anni di vita del celebre navigatore sono scarse e confuse. Il carattere straordinario delle sue imprese ha dato vita a una sconfinata produzione letteraria in cui l’invenzione ha spesso messo in ombra i pochi dati attendibili. All’età di 30 anni, Colombo aveva già operato come agente commerciale per alcune famiglie genovesi (Centurione, Di Negro e Spinola) ed era stato coinvolto in traffici mercantili fra Mediterraneo, Inghilterra, Canarie e le coste occidentali dell’Africa. Si stabilì in Portogallo nel 1479, dove approfondì le sue conoscenze in materia di venti, rotte e correnti, cominciando a leggere anche testi storico-geografici come l’Imago mundi di Pierre d’Ailly, la Historia rerum ubique gestarum di Enea Silvio Piccolomini, il Milione di Marco Polo.

Verso le Indie

Il suo viaggio oceanico verso le “Indie” iniziò il 3 agosto del 1492 da Palos, un piccolo porto in Andalusia di circa 600 abitanti. Pur contando su un ordine della corona di Spagna, non riuscì a mettere insieme con facilità persone disposte ad affrontare un’impresa che sembrava folle. Fu decisivo l’aiuto dell’esperto marinaio Martín Alonso Pinzón e dei suoi fratelli Vicente Yáñez e Francisco, capaci di fornire le competenze necessarie ma anche di contribuire alla formazione di un equipaggio che non comprendeva soldati né frati, ma in compenso aveva fra i membri un medico, un farmacista, un chirurgo, alcuni scrivani ed esperti di contabilità. C’era anche un interprete di origini ebraiche, Luis de Torres, che parlava caldeo e arabo.

Durante la spedizione le tensioni furono enormi e l’equipaggio minacciò l’ammutinamento ai primi di ottobre. Colombo riuscì a convincere i suoi a continuare, con la promessa di invertire la rotta se non avessero intravisto terra entro pochi giorni. Anche dopo l’arrivo a San Salvador, l’ammiraglio fu costretto a fronteggiare il malcontento e la frustrazione della truppa: le coste d’Oltreoceano non sembravano possedere infatti i tesori e le ricchezze che i viaggiatori si aspettavano.

Non mancarono altri episodi di insubordinazione: il 21 novembre, infatti, lo stesso Martín Alonso Pinzón si allontanò dalla flotta senza permesso e continuò a viaggiare con un manipolo di uomini per quasi due mesi al comando della Pinta. Si ricongiunse all’ammiraglio solo all’inizio di gennaio e fu perdonato, ma i contrasti fra i due rimasero forti, probabilmente causati da smisurate ambizioni personali che difficilmente potevano conciliarsi.

La prima immagine del “Nuovo Mondo”

Al ritorno dalla prima spedizione, Colombo inviò una lettera a Luis de Santángel, segretario della tesoreria reale, descrivendo le nuove terre e le genti che le abitavano [▶ FONTI, p. 356]. Il documento ebbe una circolazione notevole, visto che fu stampato a Barcellona in spagnolo, prima di essere pubblicato in diverse altre lingue, compresa quella latina. Alla fine del 1493, gli alfabetizzati di gran parte dell’Europa avevano ormai accesso al racconto del navigatore genovese, a partire dal quale si costruirono le prime riflessioni su un universo sconosciuto e sorprendente, destinato a essere riconosciuto, di lì a poco, come un “Nuovo Mondo”.

La lettera era il risultato di una molteplicità di suggestioni provenienti da resoconti di missionari, rapporti di viaggio, letteratura d’invenzione. L’ammiraglio si aspettava di trovare cannibali, amazzoni, giacimenti d’oro e altre rarità. Dopo il contatto con una realtà diversa e ben più “umana” rispetto alle previsioni, riuscì a modificare solo in parte i suoi preconcetti. Di fatto, più che contribuire alla conoscenza delle terre scoperte, lo scritto era fondato sul punto di vista di un “conquistatore”, segnato da precise priorità culturali, economiche e politiche. I nativi, da quel che si leggeva nel rapporto, erano pronti ad accogliere la rivelazione cristiana e potevano fornire risorse importanti alla monarchia spagnola, in termini di beni pregiati e di forza lavoro.

Storie. Il passato nel presente - volume 1
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715