Dada a Parigi

7.15 Dada a Parigi

Nella capitale francese il Dadaismo è caratterizzato dalla stretta connessione con il mondo letterario, grazie alla presenza di alcuni letterati che già dal 1918 scrivevano sulla rivista “Zurich-Dada”. Sono, fra gli altri, André Breton, Louis Aragon, Philippe Soupault, Paul Éluard che traghetteranno l’esperienza Dada verso il Surrealismo ( p. 353).
Nel 1919 viene fondata “Littérature” (97), rivista il cui titolo, tratto da un verso del poeta Paul Verlaine (“E tutto il resto è letteratura”), esprime chiaramente un atteggiamento ironico verso le forme letterarie tradizionali.

Francis Picabia

Nel 1919 Tristan Tzara si stabilisce a Parigi, dove incontra Francis Picabia (Parigi 1879-1953), che aveva trascorso gli anni della guerra a New York insieme a Duchamp. L’incontro di Tzara e Picabia infonde nuova linfa allo spirito Dada, e la ville lumière diventa, da quel momento sin verso il 1922, il centro del Dadaismo internazionale: la corrente assume una connotazione antiborghese e anarchica ed esalta il non-senso e la dimensione negativa, di opposizione totale alle forme d’arte tradizionali. Si susseguono gli eventi, le mostre e le azioni. Picabia, durante una mostra tenutasi nel 1920, espone una scimmia impagliata fissata a una tela e attorniata dalle scritte “Ritratto di Cézanne… Ritratto di Rembrandt… Ritratto di Renoir… Nature morte”.

L’œil cacodylate

Al Salon d’Automne del 1921 Picabia presenta alcune opere tra cui L’œil cacodylate (98), un collage, concepito durante un periodo di convalescenza per un’operazione all’occhio. Sulla tela è rappresentato un grande occhio accanto al quale sono raccolti frasi, ritagli, fotografie e disegni degli amici e conoscenti che erano andati a trovare l’artista; si riconoscono, tra le altre, le firme di Tzara, Cocteau, Man Ray. Il titolo scelto per l’opera, “occhio cacodilico”, rivela la propensione dadaista per il gioco linguistico: l’aggettivo, infatti, allude a un composto liquido tossico e oleoso dal vago odore di aglio e, allo stesso tempo, ricorda foneticamente la parola “coccodrillo”, proverbialmente legata alle lacrime. Picabia ironizza quindi sull’intervento che ha subito, coinvolgendo in questa boutade anche la cerchia familiare e amicale, realizzando una “non opera” che suscita scandalo e polemiche.
Picabia è anche assai attivo in ambito editoriale. Nel 1917 fonda a Barcellona la rivista “391”, il cui intento è dichiarato dall’artista stesso: «Ogni pagina deve esplodere, sia attraverso la serietà, profondità, turbolenza, la nausea, il nuovo, l’eterno, annientando sciocchezze, l’entusiasmo per i principi, sia attraverso il modo in cui viene stampato. L’arte deve essere antiestetica all’estremo, inutile e impossibile da giustificare». Durante gli anni parigini pubblica anche “Cannibale” e “Philaou-Thibaou”. Come annunciato, le riviste sono il luogo cruciale di elaborazione del pensiero Dada e determinano una diffusione delle idee tale da conferire alla poetica una tempestiva dimensione internazionale.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi