Il Dadaismo

Il 1° febbraio 1916 viene inaugurato a Zurigo da Hugo Ball (Primasens 1886-Sant’Abbondio 1927) – artista tedesco approdato in Svizzera a causa dello scoppio della guerra – il locale di intrattenimento Cabaret Voltaire. «Quando fondai il Cabaret Voltaire – racconta Ball – ero dell’idea che in Svizzera si potessero ben trovare dei giovani ai quali stesse a cuore quanto a me non solo di godere la propria indipendenza ma anche documentarla». Il Cabaret Voltaire diventa in effetti il luogo di incontro di artisti e intellettuali europei trasferitisi nella città elvetica, isola di pace nell’Europa in guerra. Tra essi si annoverano il poeta rumeno Tristan Tzara (1896-1963), artisti e intellettuali come Hans Arp e Hans Richter (1888-1976). Nel locale si tengono letture, spettacoli, azioni che ricordano, nello spirito e nella loro particolare dimensione performativa, le attività compiute dai futuristi nelle loro serate: come il Futurismo, infatti, anche il Dadaismo si configura come un’avanguardia totale, che coinvolge tutte le arti.
Convenzionalmente si fa coincidere la nascita del Dadaismo con la data di apertura del locale, ma in realtà i confini cronologici e ideologici di questa tendenza artistica sono sfuggenti e contraddittori. Innanzitutto il Dadaismo, più che un movimento, è uno spirito che inizia a emergere, contestualmente in Europa e a New York, già a partire dal 1915 e che si propaga nella cultura internazionale sino al 1922. Dada è uno stile di vita che, come afferma Hans Richter, si è manifestato «talvolta in modo positivo, talaltra negativo, ora come arte, ora come negazione dell’arte». I dadaisti compiono infatti un’azione di rinnovamento radicale, dilatando i confini del linguaggio. Allo stesso modo conducono un’operazione di negazione totale e di ribellione verso le forme d’arte tradizionali e accademiche, arrivando a mettere in discussione lo statuto stesso dell’opera d’arte. Da questo processo consegue una desacralizzazione dell’opera d’arte e una diversa concezione dell’artista e della propria pratica. 

La contraddizione e l’incoerenza di Dada è insita nella sua stessa definizione. C’è chi dice che questo bisillabo derivi dalla parola da, che in rumeno – la lingua di Tzara – vuol dire “sì”; chi invece lo mette in relazione alle prime sillabe pronunciate da un neonato; o chi testimonia sia stato scelto aprendo a caso un dizionario. In ogni modo, questa parola riflette tutti gli atteggiamenti che stanno alla base della poetica: non senso e casualità, incoerenza, ironia e libertà, anarchismo, inteso sia sul piano artistico – in quella dimensione di sconfinamento continuo oltre le tecniche e i linguaggi tradizionali – sia sul piano politico: i dadaisti sono infatti accomunati da una fiera opposizione alla guerra e alla cultura borghese.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Dadaismo
  • Avanguardia artistica che coinvolge la totalità delle arti
  • Totale distacco dalle forme d’arte tradizionali e accademiche
  • Desacralizzazione delle opere d’arte
  • Spirito di rivolta antiborghese

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi