MATERIALI E TECNICHE: La cronofotografia e la fotografia d’avanguardia

MATERIALI E TECNICHE

La cronofotografia e la fotografia d’avanguardia

La nascita della cronofotografia

La cronofotografia si occupa di rappresentare il movimento grazie a una serie di scatti fotografici successivi, a distanza di pochi istanti, e combinati in un’unica stampa: lo scopo è quello di mostrare, nella bidimensionalità di una fotografia, sia il trascorrere del tempo sia il moto di un soggetto nello spazio. I primi studi relativi alla riproduzione di immagini in movimento risalgono a Eadweard J. Muybridge (1830-1904), un fotografo inglese che lavorava a San Francisco: i suoi scatti nacquero per ragioni commerciali, commissionati da Leland Stanford (1824-1893), politico statunitense appassionato di corse di cavalli, desideroso di trovare un modo scientifico per documentare quale fosse il primo animale a tagliare il traguardo. Le ricerche di Muybridge, che usava trentasei apparecchi fotografici, comandandoli con un meccanismo a orologeria, si svolsero quasi in parallelo con quelle del parigino Étienne-Jules Marey (1830-1904). Questi inventò il cosiddetto “fucile fotografico” che scattava immagini in successione ravvicinata mediante il procedimento detto “esposizione multipla”; in seguito stampò le sue sequenze cronofotografiche su rotoli di carta di pellicola, che nel 1892, per la prima volta, fu in grado di proiettare.

La fotodinamica futurista

Le riflessioni scientifiche sulla possibilità di riprodurre un’immagine in movimento influenzarono profondamente i futuristi: il movimento, infatti, fin dalla sua nascita, si fondava su una poetica basata sulla “sensazione dinamica” e sulla riproduzione del moto continuo nello spazio e nel tempo.
Il primo futurista a studiare le possibilità della riproduzione fotografica fu il romano Anton Giulio Bragaglia (Frosinone 1890-Roma 1960), regista teatrale e cinematografico, fondatore nel 1911 del “fotodinamismo”. Bragaglia vuole ottenere una rappresentazione dinamica del reale ricostruendo il moto in modo analitico attraverso la sua traiettoria, in una forma d’arte che è qualcosa di intermedio tra la fotografia e il cinema. Pur dimostrando di conoscere gli esperimenti di Marey, li criticava aspramente: nel manifesto Fotodinamismo futurista, pubblicato nel 1911, accusa il parigino di realizzare una “precisa, meccanica, gelida riproduzione della realtà”; la fotodinamica futurista, al contrario, ha lo scopo di riprodurre sensazioni e ricordi in modo poetico.
Queste riflessioni hanno un riscontro immediato nella produzione dei futuristi romani: Balla, per esempio, in Ragazza che corre sul balcone raffigura analiticamente il movimento, riproducendo lo spostamento continuo nello spazio, in un’unica sequenza dinamica in cui il corpo umano si sovrappone alle linee verticali della ringhiera di un balcone.

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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi