Antonio Sant’Elia e il Manifesto dell’architettura futurista
La città moderna è al centro degli interessi dei futuristi, che narrano, sognano e auspicano una metropoli pulsante, in continua trasformazione, un paesaggio tecnologico solcato da automobili, illuminato dalla “luce moderna” delle lampade elettriche e percorso da cantieri e stazioni “ingorde divoratrici di serpi che fumano”.
Non poteva certo mancare un manifesto futurista dedicato all’architettura. Fondamentale, in tal senso, l’incontro di Marinetti con Antonio Sant’Elia (Como 1888-Monfalcone 1916).
Sant’Elia è influenzato dalla scuola viennese di Otto Wagner, architetto della Secessione. Nel 1907 si trasferisce a Milano, impiegato come disegnatore tecnico negli uffici del comune. In questi anni inizia a realizzare tavole architettoniche caratterizzate da un’audace e insolita fantasia, per mezzo delle quali sembra tradurre in immagine il mito della città futurista.