Honoré Daumier

3.4 Honoré Daumier

Figlio di un vetraio marsigliese con ambizioni letterarie, Honoré Daumier (Marsiglia 1808-Valmondois 1879) nel 1816 raggiunge il padre trasferitosi a Parigi. Segue prima i corsi dell’Accademia Libera svizzera, e in seguito, nel 1825, entra come apprendista nella bottega del litografo Zéphirin Belliard (1798-1861), che lo inizia al mondo della stampa.

Gargantua

Le prime prove di Daumier sono delle caricature che prendono di mira i protagonisti della politica nella Francia di Luigi Napoleone: immagini di aperta denuncia come il Gargantua (12) che gli costano la prigione. Questa litografia prende il nome da un celebre romanzo dello scrittore francese François Rabelais (1494-1553), Gargantua e Pantagruel, in cui si narrano le mirabolanti avventure di due principi giganti, padre e figlio, che costituiscono una satira della società francese dell’epoca. Gargantua, in particolare, si caratterizza per un incredibile appetito: per questo Daumier, nella sua opera, rappresenta il re come un gigante insaziabile che divora i beni del suo popolo. Daumier scontò buona parte della pena nella casa di cura del dottor Philippe Pinel, in cui ebbe modo di osservare i malati mentali e gli emarginati, studiandone espressioni e attitudini.

Jacques Lefèvre

Molti di questi atteggiamenti si ritrovano nella serie di ritratti Célébrités du Juste milieu (Celebrità del giusto ambiente), in cui con “giusto ambiente” si intende la classe politica al potere. La serie consiste in trentasei busti, un’infilata di ritratti beffardi in terracruda come quello di Jacques Lefèvre (13), banchiere e deputato, i cui difetti – la stempiatura eccessiva, il naso aquilino – sono accentuati sino al limite del grottesco, metafora di una natura corrotta. Da un punto di vista formale Daumier osserva il dato reale ed enfatizza ciò che è funzionale al messaggio della caricatura.

Vagone di terza classe

Gli stessi volti si riconoscono nei personaggi che siedono di spalle nell’affollato Vagone di terza classe (14), un dipinto che Daumier – attento osservatore della vita quotidiana parigina – realizza tra il 1862 e il 1864.
La scena, ambientata nella penombra di una carrozza ferroviaria di classe popolare, mostra i passeggeri seduti l’uno accanto all’altro, su scomode panche in legno. Palesemente le tre figure in primo piano appartengono alla stessa famiglia e, con profonda capacità psicologica, Daumier analizza l’attitudine alla vita di tre differenti generazioni della stessa famiglia. Colpisce in particolare l’espressione di desolante consapevolezza dell’anziana raffigurata al centro del dipinto; al suo fianco, una donna allatta il figlio, mentre il bambino, sulla destra, si è assopito. L’artista limita la scelta cromatica ai toni dei bruni e del grigio-azzurro che amplificano il senso di desolazione del dipinto e lascia indefiniti i volti dei passeggeri, emblema di come l’identità dell’individuo si perda nella massa. Il realismo di Daumier emerge anche nella scelta di un soggetto tanto attuale, visto che negli anni Sessanta la linea ferroviaria per il trasporto pubblico esisteva solo da una trentina d’anni.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi