ANALISI D'OPERA - Gustave Courbet, Funerale a Ornans

Analisi D'opera

Gustave Courbet

Funerale a Ornans

  • 1849-1850
  • olio su tela, 315x668 cm
  • Parigi, Musée d’Orsay

Courbet colloca in primo piano un meticcio bianco per accentuare il senso di colloquialità dell’evento.

Dopo aver vinto, nel 1849, la medaglia d’oro al Salon, premio che lo esenta dal dover sottoporre le proprie opere al vaglio della giuria all’edizione successiva, Courbet parte per Ornans, dove lavora ininterrottamente alla realizzazione di una tela di grandi dimensioni, di solito riservate alla pittura di storia. Da una lettera inviata ai genitori nel 1845, si apprende che da tempo l’artista desiderava misurarsi con un tale formato; egli scrive, infatti: «Intendo la pittura più in grande, voglio fare della grande pittura». Affronta dunque la sfida del grande formato scegliendo un soggetto realista, preso dal quotidiano. È così che un episodio alquanto insignificante, come un funerale nella piccola cittadina natale, diviene protagonista dell’esposizione parigina del 1850.

Descrizione

In Funerale a Ornans Courbet raccoglie cinquanta personaggi a figura intera attorno a una fossa nel nuovo cimitero inaugurato nel 1848.
Sulla sinistra del dipinto sta entrando in scena la bara, mentre dalla parte opposta i partecipanti, vestiti a lutto, mostrano differenti atteggiamenti: dalla tristezza più composta alla disperazione delle donne che portano il fazzoletto al volto. Il chierichetto adulto tiene il Crocifisso e guarda dritto verso lo spettatore, con un chiaro intento di coinvolgimento emotivo (A).
Sullo sfondo le alte falesie calcaree (B), tipiche della zona della Franca Contea, corrono parallele al corteo funebre. Pur essendo volti anonimi per il pubblico della mostra parigina, i partecipanti al funerale sono in realtà cinquanta ritratti di conoscenti dell’artista. In quei mesi mantiene una fitta corrispondenza con Parigi; proprio in una lettera all’amico e critico Jules Champfleury (1820-1889) accenna a come gli abitanti di Ornans si mettessero in fila per apparire nel dipinto: «Qui i modelli sono a buon mercato». Courbet include anche la propria famiglia: il nonno, il padre, le tre sorelle dietro il repubblicano in calze azzurre. Dà spazio anche al sindaco della cittadina, mentre il giudice di pace ha i tratti dell’amico Claude-Melchior Proudhon, cugino del celebre filosofo.

Forma, funzioni e idee

La tela – una delle più grandi per dimensioni presenti al Salon del 1850 – venne avvertita come un’offesa al tradizionale dipinto di storia: Courbet eleva una scena rurale al livello di avvenimenti di portata nazionale.
Egli interviene anche mutando l’assetto compositivo canonico dei dipinti di grande formato: le figure non sono più disposte per gruppi, secondo la lezione di David, ma la processione è un tutt’uno, in cui Courbet giustappone le figure differenziandole solo nei colori degli abiti che ne identificano i ruoli all’interno della scena. La fossa, che occupa di proposito il centro del quadro, crea un ponte visivo e una diretta connessione emotiva con la realtà, come se lo spettatore si trovasse di fronte allo scavo. Il cane (C), a cui vengono concessi una visibilità e uno spazio eccessivi rispetto al suo ruolo nel dipinto, è un elemento che affievolisce ulteriormente la solennità della scena.
Col suo linguaggio di un realismo disarmante, applicato a un soggetto tanto colloquiale, ritenuto persino volgare al tempo, il Funerale a Ornans è un dipinto che segna un passaggio fondamentale nell’evoluzione della storia della pittura del XIX secolo.

CONFRONTI E INFLUENZE

La costruzione paratattica è una lezione che Courbet apprende dalla scoperta di Rembrandt e di Bartholomeus van der Helst (1613-1670) che ha l’occasione di ammirare durante un soggiorno ad Amsterdam nel 1846. Al pari dei personaggi di Rembrandt, quelli di Coubert sono posti tutti su uno stesso piano e alcuni lanciano uno sguardo diretto all’osservatore, coinvolgendolo nel dipinto.

Contesti d’arte - volume 3
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