ANALISI D'OPERA - Masaccio, Trinità

Analisi D'opera

Masaccio

Trinità

  • 1426-1427 ca.
  • affresco, 667x317 cm
  • Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

L’affresco fu realizzato nel 1427 nella Basilica di Santa Maria Novella su commissione di Berto di Bartolomeo Del Bandieraio (un architetto iscritto all’Arte dei Maestri di Pietra e di Legname che ha collaborato alla costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore), qui raffigurato, insieme alla moglie Sandra, inginocchiato a mani giunte. Coperto da un nuovo altare durante lavori di ristrutturazione, il capolavoro di Masaccio era noto solo attraverso le fonti fino a quando, nel 1861, è tornato alla luce. Distaccato dalla parete e restaurato nel 1951 (il restauro ha permesso di scoprire lo scheletro raffigurato in basso), è attualmente collocato sulla parete sinistra della navata della chiesa.

Descrizione

L’affresco rappresenta la Trinità, ovvero Dio Padre (alle spalle del Crocifisso), Cristo e lo Spirito Santo in forma di colomba. Ai piedi della croce ci sono Maria e San Giovanni Evangelista, più in basso i due committenti e ancora sotto il  memento mori rappresentato dallo scheletro con l’iscrizione (in volgare, non in latino) che recita: «Io fui già quel che voi siete e quel che io son voi ancor sarete».
Il dipinto è la prima applicazione in pittura della prospettiva geometrica messa a punto dal Brunelleschi, che si ritrova nelle linee di fuga tracciate per la costruzione del disegno ancora percepibili al di sotto dello strato pittorico. Si tratta anche del primo caso di “sfondato” vero e proprio: l’illusione ottica di trovarsi di fronte a uno spazio reale raggiunge il suo effetto più efficace quando si osserva l’affresco da una distanza di nove metri, in modo cioè da far coincidere il proprio occhio con il punto di vista sul quale è costruito il tracciato prospettico (cono ottico). Lo spiccare cromatico delle membrature architettoniche (semipilastri e cornici), i tondi inseriti nei  pennacchi e la volta a botte cassettonata sono tutti elementi tipici del linguaggio brunelleschiano, così come le figure appaiono vicine alla vena espressionistica e alla potente volumetria delle sculture di Donatello, a testimoniare il rapporto d’amicizia esistente tra i tre artisti e la vicinanza della loro ricerca figurativa.

Forma, funzioni e idee

L’opera di Masaccio ci dimostra appieno come la prospettiva non rappresenti un semplice espediente tecnico, ma un metodo per conoscere la realtà, che scaturisce da una nuova concezione del rapporto tra l’Uomo e l’Universo che lo circonda. Il preciso calcolo del digradare delle proporzioni riguarda in egual misura qualsiasi cosa si voglia rappresentare, che si tratti di un’architettura, di una persona, di un albero oppure di un santo. Dio stesso, rappresentato qui in forma di uomo, occupa indubbiamente una posizione dominante (è collocato infatti nel punto più alto e centrale della composizione), ma le sue dimensioni sono dettate solo dalla distanza che intercorre tra lui e l’osservatore. Non si tratta di una riduzione del divino o di un suo abbassamento alla realtà materiale: la scala di valori tra l’imperfetta materia e la perfezione divina è infatti assicurata dall’aver posizionato le spoglie mortali in basso, i viventi poco sopra, poi i santi e infine la Trinità in alto. Ma è la prospettiva a “sistemare”, quindi unificare, tutti questi elementi in una sintesi nella quale, emblematicamente, l’uomo sta in una posizione intermedia.

Contesti d’arte - volume 2
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