L’architettura rococò in Italia

8.5 L'architettura rococò in Italia

In Italia i precedenti dell'architettura primo settecentesca si individuano nelle ricerche di Bernini, Borromini e Guarini. Una delle aree più vivaci, centro europeo dell'architettura del XVIII secolo, è il Piemonte, grazie alla presenza di Filippo Juvarra. A lui si devono la progettazione di Palazzo Madama a Torino, della Basilica di Superga e della Palazzina di Stupinigi.
A Roma, dopo una battuta di arresto nell'attività edilizia coincidente con il passaggio al nuovo secolo, nella prima metà del Settecento sono realizzati importanti interventi urbanistici che vedono impegnati architetti come Alessandro Specchi, Francesco De Sanctis e Nicola Salvi. Fra la fine del Seicento e l'inizio del nuovo secolo la città è meta privilegiata di studio per gli architetti provenienti dai vari centri dell'Italia e dall'Europa, soprattutto dai Paesi di lingua tedesca, i quali al ritorno in patria forniscono personalissime rielaborazioni della grande tradizione architettonica romana del Seicento.
Un'altra realtà della Penisola in pieno rinnovamento è Napoli. Con l'ascesa di Carlo di Borbone al trono di Napoli (1734), la città partenopea diventa un vivace cantiere urbanistico in cui lavorano, fra gli altri, architetti come Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli. Anche la Sicilia, annessa allora al regno, è in quegli anni al centro di un importante rinnovamento edilizio dovuto in parte al terribile terremoto del 1693, che distrusse molti centri orientali dell'isola. 

Filippo Juvarra e l'architettura in Piemonte

Messinese di nascita, Filippo Juvarra (Messina 1678-Madrid 1736) si forma a Roma nello studio di Carlo Fontana. Oltre all'architettura barocca, studia i grandi esempi dell'architettura antica e rinascimentale. Si dedica alla scenografia, realizza capricci e vedute, come si può ricostruire da un eclettico corpus di disegni e appunti, testimonianza della sua duttilità e genialità. Il suo esordio avviene nella capitale, nell'ambito della scenografia.
Nel secondo decennio del Settecento si stabilisce a Torino, città che, grazie alla committenza sabauda, aveva assunto un seducente volto barocco. Nel 1714 Vittorio Amedeo II lo nomina primo architetto del re, incarico che Juvarra manterrà sino alla morte, pur continuando a viaggiare e a lavorare nelle maggiori capitali europee. Nel 1719 è chiamato in Portogallo presso la corte. Viaggia a Parigi e a Londra. È inoltre richiesto a Madrid, dove viene colto dalla morte nel 1736, durante i lavori per il Palazzo Reale.
A Torino e in Piemonte Juvarra progetta imponenti architetture religiose e residenze reali e si occupa di importanti interventi urbanistici. Egli pone sempre al centro della propria ricerca la relazione fra architettura e ambiente, fra elementi funzionali e decorazione. In città progetta i Quartieri militari e il fronte di Palazzo Madama.

Palazzo Madama 

L'edificio (31) conferisce un nuovo volto a piazza Castello. Modelli di riferimento per questo intervento sono le residenze francesi, come Versailles, e i palazzi romani, come Palazzo Barberini, anche se Juvarra giunge a un esito del tutto originale. La classicità dell'impianto della facciata, scandita da colonne sormontate da capitelli corinzi che si stagliano sopra un basamento a bugnato piatto, è alleggerita dalle ampie finestre. All'interno Juvarra progetta il maestoso scalone (32), in cui la luce conferisce un effetto scenografico alla struttura, ammorbidita e arricchita dai motivi decorativi in parte autografi. La relazione fra l'architettura e la decorazione si risolve in maniera del tutto originale, differenziandosi dagli esempi più tipici del Rococò francese.

Basilica di Superga 

In concomitanza con i lavori di Palazzo Madama, nel 1717 si apre il cantiere della Basilica di Superga (33), che può considerarsi uno dei capolavori architettonici juvarriani. Come avviene sovente per i santuari tardobarocchi tedeschi, di cui si è individuato un esempio nel Santuario dei Quattordici Santi, la Basilica di Superga sorge sopra un'altura dominando la città. È commissionata dai Savoia come ringraziamento alla Vergine Maria per aver sconfitto i francesi durante l'assedio di Torino del 1706. Il complesso architettonico si organizza attorno a una chiesa a pianta circolare sormontata da una cupola ispirata a quella realizzata da Michelangelo per San Pietro a Roma. Questo nucleo è preceduto da un pronao a otto colonne di ispirazione classica, che ricorda il Pantheon. L'organismo centrale si dilata verso l'esterno, attraverso due ali sulle quali svettano due campanili di ispirazione borrominiana. Questo affascinante complesso architettonico asseconda i profili della collina e i diversi punti di vista, determinati dai molteplici punti di stazione dell'osservatore nella valle. Come osserva lo storico dell'arte Cesare Brandi (1906-1988), la basilica «sull'alta collina di Superga dove si trova, rappresenta con incredibile leggerezza un culmine come posto sulla cima; nessun altro monumento [...] riesce a sposarsi in modo così univoco al luogo naturale in cui sorge, così da inglobare tutta la collina nella sua rappresentazione spaziale».

 › pagina 483 

Chiesa di Sant'Uberto 

Quasi contemporaneamente alla Basilica di Superga, Juvarra lavora alla progettazione della Chiesa di Sant'Uberto a Venaria Reale, l'imponente residenza dei Savoia in gran parte costruita nel corso del Seicento. Il progetto risulta molto diverso da quello ideato per Superga. L'interno della chiesa, a pianta centrale, si presenta molto elaborato e articolato (34), rispondendo anche all'esigenza di realizzare delle zone di culto riservate ai membri della famiglia sabauda. L'altare maggiore fa da sfondo a un tabernacolo riccamente decorato e sostenuto da angeli marmorei (35). Lungo le diagonali del vano congregazionale a croce greca si articolano quattro cappelle minori, a pianta centrale all'interno e poligonale all'esterno. A Venaria Reale Juvarra interviene inoltre nel completamento della residenza: costruisce la Scuderia Reale e la Galleria di Diana (36), manica di collegamento tra la residenza e la Chiesa di Sant'Uberto. 

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò