ARCHITETTURA E URBANISTICA: Trasformazioni urbanistiche a Torino tra Cinquecento e Settecento

ARCHITETTURA E URBANISTICA

Trasformazioni urbanistiche a Torino tra Cinquecento e Settecento

La città di Torino conosce un'intensa attività di crescita urbanistica e fervore architettonico tra la metà del Cinquecento e la fine del secolo successivo, diventando l'esempio più compiuto e omogeneo di "città barocca" in Europa. 

Un piccolo castrum diviene capitale 

L'origine di tutto è da ricercarsi nello spostamento della capitale del ducato sabaudo da Chambery a Torino, avvenuto nel 1563 a opera del duca Emanuele Filiberto I (1553-1580), in seguito alla pace di Cateau Cambrésis (1559). Torino è allora una piccola città fortificata di circa 5000 abitanti, con la maglia urbana ancora conforme al castrum di origine romana (Torino, col nome di Augusta Taurinorum, era stata ufficialmente eletta a colonia romana nel 28 a.C.). La Porta Palatina consentiva l'accesso da nord alla civitas. La prima preoccupazione del duca è quella di rendere l'area maggiormente difendibile e così fa subito realizzare una cittadella pentagonale sull'angolo sudoccidentale della città.

Primo ampliamento (dal 1584) 

Nel 1584 Carlo Emanuele I (1580-1630) affida ad Ascanio Vitozzi (Orvieto 1539-Torino 1615) l'incarico di redigere un piano di ampliamento della città, a partire dalla zona ove sorgeva il vecchio castello che viene trasformata nel 1606 in una nuova piazza porticata sede della corte e del potere civile (piazza Castello). L'intenzione era quella di ingrandire la città verso sud, proseguendo alcuni dei setti viari esistenti per dar vita a nuovi quartieri (la città nuova) con una nuova cinta fortificata. Da piazza Castello, dove Vitozzi pone le fondamenta della costruzione del nuovo Palazzo Ducale, si dipartiva la via Nuova (oggi via Roma), anch'essa porticata, in direzione sud verso la Porta Nuova, inaugurata nel 1620. Questo ampliamento, il cui principio regolatore era quello dell'uniformità dei fronti, con facciate omogenee e portici incorniciati da bugnato, viene portato avanti dall'allievo e collaboratore di Vitozzi, Carlo di Castellamonte (Torino 1560-1641), che delinea come fulcro della città nuova, sull'asse Castello-via Nuova, una piazza porticata con statua equestre al centro: piazza Reale (ora piazza San Carlo) aveva ruolo di mercato e ricalcava il modello delle places royales francesi, variato dalla presenza delle due chiese gemelle di San Carlo e di Santa Cristina.

Secondo ampliamento (dal 1673): la maturità delle soluzioni barocche

Per sopperire alla necessità di spazio edificabile il 23 ottobre 1673 il duca Carlo Emanuele II (1634-1675) posa la prima pietra del secondo ampliamento cittadino, pianificato da Amedeo di Castellamonte (Torino 1610-1683), figlio di Carlo, che questa volta include all'interno delle mura l'area a est verso il fiume. Viene portato a compimento il Palazzo Ducale collegando la piazza Castello alla nuova Porta di Po (opera di Guarini) tramite un'arteria, via di Po, che ancora oggi taglia diagonalmente il quartiere fino ad aprirsi in un'esedra in prossimità del fiume. Il centro del nuovo insediamento è piazza Carlo Emanuele II, detta piazza Carlina, dall'andamento regolare e in linea con quella omogeneità dei fronti che pervade tutta l'urbanistica del secolo.
Alla pianificazione urbanistica segue una fervente attività edificatoria, che vede nella seconda metà del Seicento il sorgere di molti tra i più importanti edifici monumentali torinesi: le opere di Guarini (Cappella della Sindone, San Lorenzo, Palazzo Carignano) e l'ampliamento dei giardini di Palazzo Reale a cura di André Le Notre (Parigi 1613-1700) accompagnano gli interventi suburbani al Castello del Valentino (1633-1660, opera dei Castellamonte) e alla Reggia di Venaria Reale (1658-1675, ancora di Amedeo di Castellamonte). 

Terzo ampliamento (dal 1715): Filippo Juvarra

Il momento storico e politico favorevole dei primi decenni del Settecento determina la decisione presa dal nuovo duca Vittorio Amedeo II di procedere con un terzo ampliamento, affidato nel 1715 a Filippo Juvarra (Messina 1678-Madrid 1736), architetto a cui viene poi affidata anche la costruzione della Basilica di Superga, della Palazzina di Stupinigi e gli interventi sull'antico castello (poi Palazzo Madama, dal 1717), e a cui l'esperienza torinese dona una fama tanto solida da essere chiamato in Portogallo, a Londra, a Parigi, a Madrid. L'arteria del terzo ampliamento, questa volta in direzione ovest, è l'odierna via del Carmine; il centro dell'ampliamento è piazza Susina (odierna piazza Savoia), progettata nel 1711 dall'architetto Michelangelo Garove (Chieri 1648-Torino 1713), mentre i due isolati di testata vengono destinati ai Quartieri militari. 

 Ampliamenti della città

Pianta della città di Torino databile al 1566, dopo la costruzione della cittadella.

Schema del primo ampliamento
(dal 1584).

 Schema del secondo ampliamento
(dal 1673).

Schema del terzo ampliamento
(dal 1715).

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò