La città di Torino conosce un'intensa attività di crescita urbanistica e fervore architettonico tra la metà del Cinquecento e la fine del secolo successivo, diventando l'esempio più compiuto e omogeneo di "città barocca" in Europa.
ARCHITETTURA E URBANISTICA: Trasformazioni urbanistiche a Torino tra Cinquecento e Settecento
ARCHITETTURA E URBANISTICA
Trasformazioni urbanistiche a Torino tra Cinquecento e Settecento
Un piccolo castrum diviene capitale
L'origine di tutto è da ricercarsi nello spostamento della capitale del ducato sabaudo da Chambery a Torino, avvenuto nel 1563 a opera del duca Emanuele Filiberto I (1553-1580), in seguito alla pace di Cateau Cambrésis (1559). Torino è allora una piccola città fortificata di circa 5000 abitanti, con la maglia urbana ancora conforme al castrum di origine romana (Torino, col nome di Augusta Taurinorum, era stata ufficialmente eletta a colonia romana nel 28 a.C.). La Porta Palatina consentiva l'accesso da nord alla civitas. La prima preoccupazione del duca è quella di rendere l'area maggiormente difendibile e così fa subito realizzare una cittadella pentagonale sull'angolo sudoccidentale della città.
Primo ampliamento (dal 1584)
Secondo ampliamento (dal 1673): la maturità delle soluzioni barocche
Per sopperire alla necessità di spazio edificabile il 23 ottobre 1673 il duca Carlo Emanuele II (1634-1675) posa la prima pietra del secondo ampliamento cittadino, pianificato da Amedeo di Castellamonte (Torino 1610-1683), figlio di Carlo, che questa volta include all'interno delle mura l'area a est verso il fiume. Viene portato a compimento il Palazzo Ducale collegando la piazza Castello alla nuova Porta di Po (opera di Guarini) tramite un'arteria, via di Po, che ancora oggi taglia diagonalmente il quartiere fino ad aprirsi in un'esedra in prossimità del fiume. Il centro del nuovo insediamento è piazza Carlo Emanuele II, detta piazza Carlina, dall'andamento regolare e in linea con quella omogeneità dei fronti che pervade tutta l'urbanistica del secolo.
Alla pianificazione urbanistica segue una fervente attività edificatoria, che vede nella seconda metà del Seicento il sorgere di molti tra i più importanti edifici monumentali torinesi: le opere di Guarini (Cappella della Sindone, San Lorenzo, Palazzo Carignano) e l'ampliamento dei giardini di Palazzo Reale a cura di André Le Notre (Parigi 1613-1700) accompagnano gli interventi suburbani al Castello del Valentino (1633-1660, opera dei Castellamonte) e alla Reggia di Venaria Reale (1658-1675, ancora di Amedeo di Castellamonte).
Terzo ampliamento (dal 1715): Filippo Juvarra
Il momento storico e politico favorevole dei primi decenni del Settecento determina la decisione presa dal nuovo duca Vittorio Amedeo II di procedere con un terzo ampliamento, affidato nel 1715 a Filippo Juvarra (Messina 1678-Madrid 1736), architetto a cui viene poi affidata anche la costruzione della Basilica di Superga, della Palazzina di Stupinigi e gli interventi sull'antico castello (poi Palazzo Madama, dal 1717), e a cui l'esperienza torinese dona una fama tanto solida da essere chiamato in Portogallo, a Londra, a Parigi, a Madrid. L'arteria del terzo ampliamento, questa volta in direzione ovest, è l'odierna via del Carmine; il centro dell'ampliamento è piazza Susina (odierna piazza Savoia), progettata nel 1711 dall'architetto Michelangelo Garove (Chieri 1648-Torino 1713), mentre i due isolati di testata vengono destinati ai Quartieri militari.
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò