ANALISI D'OPERA - Annibale Carracci, Galleria di Palazzo Farnese

Analisi D'opera

Annibale Carracci

Galleria di Palazzo Farnese

  • 1598-1601
  • affreschi
  • Roma, Palazzo Farnese
Annibale Carracci, Volta della Galleria Farnese, 1598-1601, affresco. Roma, Palazzo Farnese.

Il cardinale Odoardo Farnese commissiona la decorazione della Galleria del palazzo di famiglia ad Annibale Carracci e agli artisti che lo avevano seguito in città, tra cui il fratello Agostino e il giovane Domenichino ( pp. 380-381). Il monumentale palazzo, progettato da Antonio da Sangallo il Giovane e completato da Michelangelo, è forse l’edificio gentilizio più importante della Roma cinquecentesca ed era stato voluto da Alessandro Farnese, il futuro Paolo III, austero papa promotore della Controriforma.
La Galleria, un lungo e stretto salone in cui i Farnese avevano raccolto la loro collezione di antichità, è affrescata fra il 1598 e il 1601 e diventa ben presto uno dei cicli più importanti del Seicento italiano. Non è chiara l’esatta motivazione nella scelta dei soggetti degli Amori degli dèi, che culminano nel centrale Trionfo di Bacco e Arianna: una delle ipotesi, su cui però non tutti i critici sono concordi, è che la decorazione sia stata commissionata per celebrare il matrimonio di Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza, con Margherita Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, avvenuto il 7 maggio del 1600. Del resto, sulla volta compare la sigla MDC (1600), a lungo considerata la data di conclusione della decorazione. Recentemente è stato tuttavia ritrovato un "Avviso", ossia una pubblicazione del giugno del 1601 in cui si annuncia lo "svelamento" degli affreschi alla presenza di Pietro Aldobrandini: probabilmente dunque il matrimonio non fu la diretta occasione della commissione, o forse, l’avviso riporta semplicemente la notizia di una cerimonia ufficiale di presentazione della decorazione, già avvenuta entro il maggio del 1600.

Descrizione

Come già per le decorazioni di numerosi palazzi aristocratici bolognesi, Annibale orchestra in modo creativo un’ampia raffigurazione basandosi su soggetti classici, una vera e propria epica mitologica "neorinascimentale". Nel riquadro centrale spicca il Trionfo di Bacco e Arianna, attorniato dalle Storie degli amori degli dèi: un soggetto, quello dell’età dell’oro, età mitica di prosperità, già caro ai Farnese nel Cinquecento. Riprendendo lo schema della volta della Cappella Sistina di Michelangelo e combinandola con la Loggia di Psiche, affrescata da Raffaello e dalla sua scuola, Annibale e la sua bottega realizzano una sintesi originalissima e varia tra gli esempi del primo Cinquecento romano e i brani di scultura classica presenti nelle collezioni del palazzo. Le forme delle figure, su derivazione del Buonarroti, infatti, sono ampie e monumentali, piene di vigore, ben proporzionate e armoniose, ma sono debitrici anche della tradizione padana e veneta, soprattutto delle allegorie create da Mantegna e Perugino per lo studiolo di Isabella d’Este.
Secondo lo stile caratteristico dei Carracci le vicende degli dèi sono ambientate in quadri riportati, creando l’illusione che le scene dipinte siano state stese su tele poi applicate al muro, quasi a dar vita a un’immaginaria quadreria di false tele impreziosite da fittizie e sfarzose cornici in cui si alternano figure a finte statue di marmo e finti rilievi in bronzo.
Il Trionfo di Bacco e Arianna al centro della Galleria, è un’apoteosi della rievocazione dell’Antico in chiave neorinascimentale, una celebrazione della forza dell’amore, capace di condizionare anche la vita delle divinità. Vi si ritrova un’esaltazione della bellezza classica che procede non solo grazie agli esempi dell’antichità, che Annibale aveva visto a Roma, ma anche grazie al ricordo della pittura di Tiziano, rielaborato da Annibale in una sintesi originale, che farà scuola a Roma dopo la morte di Caravaggio. L’antichità è rivissuta come un periodo vivace e allegro, scrupolosamente documentata sulle statue antiche di cui Roma era ancora ricchissima e che sono state per Annibale una preziosa scoperta.

Contesti d’arte - volume 2
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