Pittura e Riforma luterana

5.26 Pittura e Riforma luterana

Gli aspetti della dottrina protestante che maggiormente ebbero effetti sull’arte furono l’idea che non ci potessero essere intermediari tra l’uomo e Dio (rifiutando il culto dei santi e di Maria se ne rende “inutile” la raffigurazione) e la diffidenza con cui, in generale, si guardava alle immagini sacre – che nell’interpretazione di Huldrych Zwingli (1484-1531) e Giovanni Calvino (1509-1564) divenne vera e propria condanna alla loro esecuzione ed esposizione. A queste va aggiunta la necessità di diffondere i princìpi della Riforma, che comportò la committenza di opere che li comunicassero attraverso un’accurata selezione di iconografie.

Iconografie luterane 

A svolgere un ruolo centrale nella definizione di iconografie coerenti con la dottrina luterana fu il pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), ritrattista di fiducia di Lutero e responsabile delle illustrazioni per la Bibbia tradotta dal monaco. Un esempio che contribuisce a chiarire il concetto di iconografia luterana è costituito dal polittico di Santa Maria di Wittenberg (88). L’opera si compone di tre pannelli principali, in cui sono descritti i sacramenti riconosciuti dai luterani (Battesimo, Eucaristia e Penitenza), e nella predella la Crocifissione. Il pannello centrale ospita l’Ultima Cena, cui prende parte lo stesso Lutero descritto nell’atto di porgere il calice a un giovane alle sue spalle. Si tratta di un particolare importante perché illustra uno dei capisaldi della Riforma, cioè la necessità di ricevere la comunione attraverso entrambe le specie eucaristiche del pane e del vino. Inoltre, la scelta di collocare al centro dell’opera questa scena dà conto dell’interpretazione luterana dell’eucarestia come ricordo della cena, piuttosto che del sacrificio di Cristo. La raffigurazione del Crocifisso si colloca infatti in una posizione “subordinata”, dove compare ancora una volta Lutero descritto durante una predica a cui assistono alcuni fedeli: l’accento è posto dunque sulla presentazione della Chiesa come luogo della Parola e sull’importanza ch’egli attribuiva alla predicazione fondata sulle Scritture.
Parallelamente, gli artisti tedeschi cominciarono a rivolgersi a committenti laici incrementando la raffigurazione di temi e soggetti slegati dalla dimensione del sacro. Si registra dunque un ulteriore sviluppo del genere del ritratto, di temi legati alla tradizione popolare (come allegorie o fiabe), al mito e ai paesaggi. Sarebbe un errore considerare il fenomeno come strettamente connesso alla Riforma: senz’altro contribuirono anche altri fattori; tuttavia la diffidenza nei confronti delle immagini sacre può aver rappresentato una spinta a trovare “formule” alternative.
Il paesaggio (89), in particolare, si prestava a essere considerato testimonianza indiretta della presenza e grandezza del Creatore. Un esempio significativo è rappresentato dal dipinto del pittore tedesco Albrecht Altodorfer (1480 ca.-1538) con San Giorgio e il drago. Il soggetto sacro è inserito all’interno di un contesto verdeggiante che occupa gran parte della superficie dipinta, le figure sembrano quasi perdersi in mezzo alla natura rigogliosa del bosco che li ospita: il paesaggio non è un semplice sfondo ma il vero protagonista dell’opera che, attraverso la sua bellezza, è testimonianza della presenza di Dio.

<

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò