ANALISI D'OPERA - Andrea Palladio, La Rotonda

Analisi D'opera

Andrea Palladio

La Rotonda

  • 1566-1579 ca.
  • Vicenza
La villa è situata su una leggera altura e si integra perfettamente con lo spazio circostante: l'edificio nella sua simmetria offre quattro vedute diverse, lasciandosi penetrare dal paesaggio grazie ai colonnati, monumentale filtro fra interno ed esterno.

Le numerose ville che Andrea Palladio ha costruito in Veneto, delle quali rimangono superstiti circa una ventina, compongono una parte importantissima della sua produzione non solo per la qualità degli esiti progettuali, ma anche perché testimoniano un’eccezionale armonia di rapporti culturali e intellettuali tra l’architetto e i suoi illuminati committenti. Tra il 1530 e il 1560, infatti, molti esponenti del patriziato veneto che avevano convertito i propri investimenti in attività legate alle proprietà fondiarie decidono di costruirsi delle residenze in prossimità dei loro terreni per poter seguire personalmente le aziende agricole; al tempo stesso, per non rinunciare al decoro e alle comodità urbane, le vogliono eleganti e prestigiose come i palazzi di città. Il grande merito di Palladio è dunque quello di combinare gli orientamenti culturali classicisti dei più aggiornati committenti con le naturali esigenze di funzionalità legate alla produttività delle tenute fondiarie. Villa Almerico Capra, detta La Rotonda, commissionata dal canonico Paolo Almerico e costruita a partire dal 1566, sebbene già abitabile nel 1569, viene completata con interventi limitati da Vincenzo Scamozzi dopo il 1580.

Descrizione

La Rotonda è una villa, o meglio, un palazzo suburbano (mancandole completamente tutti gli annessi agricoli) che sorge isolato su una piccola altura nella campagna vicentina. L’impianto planimetrico si compone di un quadrato intersecato da una croce greca, con un grande salone centrale circolare da cui si diramano i vari ambienti disposti simmetricamente; una grande cupola di ispirazione termale (emisferica nel progetto originale, ribassata nel corso della costruzione) copre la sala principale (la rotonda), mentre quattro avancorpi sono posti in corrispondenza dei quattro ingressi, ai quali si accede tramite ampie scalinate. Ognuno degli avancorpi si affaccia sulla campagna con un pronao esastilo a colonne ioniche sormontato da un frontone, presentandosi così al modo della facciata di un tempio romano, come puntualizzato anche dall’alto podio su cui si innesta l’intero edificio e al cui livello interno si trovano gli ambienti di servizio. Le statue di divinità poste sui frontoni completano la dotta citazione dall’Antico e il senso di «dimora, più che degli uomini, degli dèi» che, come nota il critico Franco Barbieri, investe tutta la costruzione.

Forma, funzioni e idee

La Rotonda è dunque una summa di elementi concettuali e di progetto che ne faranno un caposaldo per gli emuli dei secoli successivi. Prima di tutto, Andrea Palladio applica in maniera rigorosa alla residenza la pianta centrale: sebbene se ne possano rintracciare le ispirazioni in certi progetti di Francesco di Giorgio Martini ispirati a Villa Adriana e nel progetto di Raffaello per Villa Madama, è col maestro veneto che questa soluzione distributiva trova la prima compiuta affermazione. Lo stesso isolamento del sito ove sorge ne esalta la centralità. Anche la facciata a tempio diventa con La Rotonda un tema costante, secondo il quale un modello compositivo sacro viene applicato a una fabbrica civile.

Inoltre, l’edificio è la risultante di un parallelepipedo e di una sfera compenetranti, come risulta dalla sezione disegnata da Andrea Palladio stesso ne I quattro Libri che descrive il progetto con grande cupola centrale (elemento, anche questo, per la prima volta utilizzato per un edificio abitativo). La pulita geometria che ne consegue rende l’edificio una villa-tempio, un monumento che esalta la centralità e che rispecchia gli ideali di ordine e armonia superiori riflessi nei volumi perfetti che ancora permeano gli ideali del Rinascimento maturo.

La pianta fu ruotata di 45° rispetto ai punti cardinali per consentire un adeguato irraggiamento a tutte le stanze, nello spirito di perseguire una felice integrazione tra il costruito e la natura circostante; lo stesso Palladio, che inserisce pianta e alzato della villa nei suoi Quattro libri, insiste sull’importanza dei loggiati proprio per avere sempre anche dall’interno, ovunque si volga lo sguardo, un rapporto diretto con la campagna.

CONFRONTI E INFLUENZE

L’uso della facciata a tempio per una villa e l’adozione come modello di uno dei più celebri templi romani sono procedimenti tipici dell’architettura del Palladio, che hanno fatto parlare di “sacralizzazione della costruzione patrizia”.

Contesti d’arte - volume 2
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