Contesti d’arte - volume 2

San Giorgio Maggiore 

Lungo l’arco degli anni Sessanta l’architetto si dedica anche alla progettazione di alcuni edifici religiosi. Così, dopo un primo incarico per la realizzazione del refettorio del Monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia, riceve anche il compito, a partire dal 1565, di costruire la chiesa per gli stessi padri benedettini (52-53).
Andrea progetta una basilica a croce latina a tre navate (54), con quella centrale coperta da una magniloquente volta a botte lunettata che prende luce da ampie finestre termali (cioè aperture semicircolari tripartite verticalmente, come nelle strutture termali romane), ripetute in quelle laterali. Di grande interesse è la soluzione del centro croce, coperto da una cupola innalzata su un alto tamburo: si tratta di un assetto in pianta che sembra tradurre su scala ridotta alcune delle riflessioni messe a punto in ambiente romano per la progettazione della Basilica di San Pietro. La composizione dell’area presbiteriale vede l’unione della parte destinata all’altare maggiore, a pianta quadrata su un ampio podio, con un profondo coro riservato alla comunità religiosa, a creare corpo a sé stante. Questa parte della chiesa presenta anche una diversa qualificazione degli alzati: se nelle navate lo spazio è scandito da un ordine gigante di semicolonne, nel coro, più basso rispetto alla chiesa, si hanno edicole contenenti alternativamente nicchie e finestre.
La facciata – realizzata solo dopo la morte di Palladio dal già ricordato Vincenzo Scamozzi nel sostanziale rispetto dei disegni del maestro – ne accentua il richiamo alle forme di un tempio antico; il tetrastilo di ordine composito, con piedritti impostati su piedistalli, sostiene a sua volta un timpano coronato da statue: questa struttura aggettante, corrispondente di fatto alla navata centrale, sembra interrompere la continuità di un’altra cornice, più estesa, che si costituisce come un secondo frontone, destinato a coprire le navate laterali.
Nel magniloquente impaginato del fronte rimangono problemi di organicità e integrazione fra i due ordini, soprattutto nel passaggio fra le semicolonne giganti più esterne e le paraste dell’ordine minore.

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Basilica del Redentore 

Una simile soluzione è riproposta da Palladio, in una forma ancora più complessa, nella Basilica del Redentore (55-56). In quest’ultimo edificio – costruito per un voto durante un’epidemia di peste e voluto dal Senato sulla Giudecca nel 1577 – si rafforza il richiamo alle facciate dei templi classici: la chiesa si erge su un alto podio che evoca lo stilobate, ossia, nel tempio antico, il piano su cui appoggia il colonnato. Al frontone spezzato, ai lati del tetrastilo, si aggiunge un attico liscio sopra il timpano; nell’intercolumnio centrale si inserisce l’edicola del portale, dotata anch’essa di timpano. Si tratta di formule che rendono più massiccia la facciata, ma ne aumentano anche il senso di equilibrio e monumentalità, organizzando gerarchicamente e unitariamente il dialogo fra le singole parti della chiesa: la navata centrale, le cappelle laterali, il tamburo, la cupola, i due campanili. Nel fronte viene così resa immediatamente leggibile la composizione dello spazio interno della chiesa (57): una grande aula voltata a botte lunettata è fiancheggiata da cappelle passanti, rielaborazione del tema compositivo della Chiesa del Gesù a Roma, che è il prototipo dell’edificio religioso della chiesa post-tridentina. La configurazione del presbiterio assume una complessità simile a quella del San Giorgio Maggiore, con una sequenza di spazi autonomi ma, in questo caso, visivamente connessi: l’area dell’altare maggiore è costituita da uno spazio quadrato con due ampie absidi semicircolari; un colonnato concavo crea un diaframma rispetto al settore del coro per i religiosi, completato dai due ambienti simmetrici delle sacrestie.
Si deve sottolineare l’attenzione ai percorsi e alle funzioni perseguita dall’architetto: dalle cappelle laterali i sacerdoti potevano raggiungere le sacrestie senza attraversare il presbiterio, grazie a due corridoi contigui alle absidi laterali. Un elemento fondamentale in questo progetto è la luce che invade la navata centrale attraverso le tre ampie finestre termali, mentre nel centro croce – in corrispondenza dell’altare maggiore – le quattro finestre del tamburo, disposte in diagonale, creano originali accenti chiaroscurali.
GUIDA ALLO STUDIO
Andrea Palladio
  • Studio e ripresa dell’architettura antica: linguaggio degli ordini e tipologie edilizie
  • Edifici razionali
  • Soluzioni compositive originali
  • Uso delle serliane
  • Uso delle serliane

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò