Tornato a Roma nel 1518, rafforza il legame con i Sangallo e in particolare con Antonio da Sangallo il Giovane, dedicandosi all’architettura. Nel 1527, dopo il drammatico evento del Sacco, Sansovino si trasferisce a Venezia, dove risiederà fino alla morte. Il periodo veneziano è segnato dal doppio impegno di scultore e architetto: si delinea un profilo professionale di altissimo livello, riconosciuto dal governo della Serenissima con la nomina a "proto di San Marco" (dal 1529), ovvero responsabile unico di tutti i cantieri pubblici della città. Vasari introduce una biografia di Iacopo nella seconda edizione delle Vite (1568), e, alla morte dell’artista, ne redige un’altra con ulteriori aggiunte e revisioni che stampa come opera autonoma, a sancire il grande valore dell’operosità di Iacopo. Il lascito più importante dell’artista è rappresentato dalla particolare sensibilità nel far dialogare architettura e scultura, con eleganza e grazia, atteggiamenti che si ritrovano nei suoi più talentuosi allievi, come Niccolò Tribolo (Firenze 1497-1550) o il giovane Bartolomeo Ammannati (► p. 291).
Iacopo Sansovino
5.13 Iacopo Sansovino
Tornato a Roma nel 1518, rafforza il legame con i Sangallo e in particolare con Antonio da Sangallo il Giovane, dedicandosi all’architettura. Nel 1527, dopo il drammatico evento del Sacco, Sansovino si trasferisce a Venezia, dove risiederà fino alla morte. Il periodo veneziano è segnato dal doppio impegno di scultore e architetto: si delinea un profilo professionale di altissimo livello, riconosciuto dal governo della Serenissima con la nomina a "proto di San Marco" (dal 1529), ovvero responsabile unico di tutti i cantieri pubblici della città. Vasari introduce una biografia di Iacopo nella seconda edizione delle Vite (1568), e, alla morte dell’artista, ne redige un’altra con ulteriori aggiunte e revisioni che stampa come opera autonoma, a sancire il grande valore dell’operosità di Iacopo. Il lascito più importante dell’artista è rappresentato dalla particolare sensibilità nel far dialogare architettura e scultura, con eleganza e grazia, atteggiamenti che si ritrovano nei suoi più talentuosi allievi, come Niccolò Tribolo (Firenze 1497-1550) o il giovane Bartolomeo Ammannati (► p. 291).
Zecca
Come architetto della Repubblica veneziana, Sansovino realizza un edificio di grande importanza per la vita economica e sociale della città, simbolo del suo prestigio e della sua ricchezza: la sede della Zecca (39). L’edificio ha una valenza urbana perché si trova sul molo di San Marco e dunque assume quasi il valore di una porta della città (40). Si presenta ora su tre livelli, ma nel progetto sansovinesco si articolava su due piani, entrambi qualificati da superfici bugnate, a richiamare l'idea dell'impenetrabilità e dunque del "forziere". La sensibilità dello scultore emerge nel trattamento del bugnato, che presenta fasce alterne, una poco più sporgente dell'altra, creando raffinati giochi di chiaroscuro amplificati dalla vicinanza dell'acqua. Lo stesso orientamento anima la conformazione delle finestre doriche del primo piano qualificate da elementi decorativi desunti liberamente dall'ordine dorico: quasi come oggetti autonomi, dotati di un singolare vigore plastico, s'incastrano nella sequenza delle semicolonne doriche nella versione "rustica". La vibrante composizione di questo primo piano è conclusa da un possente cornicione dorico, terminazione originale della fabbrica sansoviniana, esemplato su modelli antichi.
Libreria Marciana
A fianco della Zecca si trova la Libreria Marciana (41-42), risolta da Sansovino col ricorso a un elegante gioco di pieni e vuoti che reinterpretano, secondo un linguaggio fortemente classicista (43), il motivo di base del vicino edificio delle Procuratorie Vecchie. L’impiego dell’ordine dorico nelle colonne del pian terreno si rifà al modello della Basilica Aemilia nel Foro romano, letta con gli occhi del maestro di Iacopo, Giuliano da Sangallo, che ha lasciato uno splendido disegno del frammento antico. Nel registro superiore il partito architettonico si complica proponendo una sequenza di "serliane" ioniche molto contratte (la serliana è un costrutto architettonico desunto dall’Antico ed è formato da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da due piedritti sormontati da un architrave).
Scala dei Giganti di Palazzo Ducale
Porta della sacrestia di San Marco
GUIDA ALLO STUDIO
Iacopo Sansovino
- Collabora con Andrea del Sarto
- Studio dell’architettura e scultura classica
- Uso del bugnato e del chiaroscuro
- Elegante connessione tra architettura e scultura
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò