L’arte al servizio del potere

5.9 L’arte al servizio del potere

L’operosità di Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574) è particolarmente ricca, con una produzione variegata che spazia dalla pittura all’architettura. La redazione delle Vite (27), nelle due edizioni del 1550 e del 1568, costituisce inoltre un impegno molto gravoso per l’artista: l’opera rappresenta uno snodo cruciale nella storia della critica d’arte di tutti i tempi. I momenti fondamentali della sua lunga attività si riconoscono nel soggiorno romano degli anni Quaranta-Cinquanta e nel rientro a Firenze nel 1554, chiamato a servire il duca Cosimo I. Il percorso professionale di Vasari da quel momento conosce un’ascesa inarrestabile: diviene protagonista assoluto dei più importanti cantieri medicei, sia come pittore sia come architetto.

Salone dei Cinquecento 

Nel Palazzo della Signoria, divenuto dal 1540 la reggia di Cosimo I, Vasari coordina una vasta campagna decorativa, ma soprattutto è l’ideatore del nuovo assetto del Salone dei Cinquecento (28): rialza il soffitto di oltre 6 metri e decora le pareti con episodi della storia militare fiorentina, concludendo così una vicenda iniziata negli anni 1503-1506 che aveva visto confrontarsi – senza che le opere fossero portate a termine – Leonardo e Michelangelo.

Uffizi 

Vasari è anche l’ideatore degli Uffizi (1559-1575), un’architettura concepita per raccogliere in un unico luogo e sotto lo stretto controllo del duca le sedi delle varie magistrature fiorentine. L’artista aretino crea una struttura che ha spiccate valenze scenografiche: al piano terra una serie di colonne trabeate in pietra serena definisce una quinta omogenea e magniloquente, conclusa nella parte verso il fiume da un sistema di ariose serliane (29). In soli cinque mesi Vasari realizza inoltre il cosiddetto “corridoio vasariano” (1565), un percorso aereo che collega Palazzo della Signoria a Palazzo Pitti (30), acquistato dal duca nel 1550, che attualmente fa parte della Galleria degli Uffizi (31). Questa struttura permetteva a Cosimo I di passare rapidamente e indisturbato da una parte all’altra della città, nascosto agli occhi della popolazione. Il linguaggio architettonico di Vasari recupera la tradizione brunelleschiana della bicromia intonaco-pietra serena, arricchita da particolari decorativi che si richiamano alle opere del Michelangelo fiorentino.

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Bartolomeo Ammannati

La lezione di Buonarroti è particolarmente importante anche per lo scultore e architetto Bartolomeo Ammannati (Settignano, Firenze 1511-Firenze 1592) che, dopo varie peregrinazioni nella Penisola (a Urbino, Padova, Venezia e Roma), torna a Firenze nel 1555 grazie ai buoni uffici dell’amico Vasari. Se il classicismo colto ed esuberante di Iacopo Sansovino, primo maestro di Bartolomeo, costituisce un riferimento importante per l’artista, la potenza espressiva delle sculture michelangiolesche e il rapporto che queste instaurano con l’architettura e lo spazio urbano sono elementi determinanti nella definizione del suo poliedrico profilo.

Fontana del Nettuno 

Nell’ambito della committenza medicea si colloca anche la Fontana del Nettuno (1563-1575) (32), un’opera straordinaria sia per le indubbie qualità delle sculture in marmo e in bronzo che la compongono sia per le valenze di snodo visivo e perno monumentale nel complesso assetto di piazza della Signoria. La figura centrale, il gigantesco Nettuno, è lavorata da Ammannati a partire da un blocco già sbozzato che condiziona fortemente l’impostazione dell’opera. Nelle figure complementari, Bartolomeo dispiega tutta la sua creatività esaltando la preziosità dei bronzi che sembrano sul punto di animarsi e lasciare la base cui sono ancorati e le qualità cromatiche e materiche dei marmi: per esempio la vasca è realizzata con un marmo chiamato breccia che a contatto con l’acqua della fonte acquisisce suggestive sfumature. La percezione attuale della monumentale fontana è fortemente ipotecata dal mancato funzionamento di tutti i getti d’acqua, che nel progetto iniziale uscivano sia dal piedistallo del Nettuno sia alla base delle divinità poste sulle diagonali (Glauco, Dori, Teti, Forci). L’opera di Ammannati è la prima fontana pubblica nella storia di Firenze, che era dal VI secolo d.C. priva dell’antico acquedotto romano. La magnificenza dell’acqua diviene dunque simbolo della grandezza di Cosimo I che si identifica in Nettuno, signore dei mari e delle acque in generale. L’opera inoltre avvicina il duca agli imperatori della Roma antica e celebra la potenza marinara di Firenze che si era in quegli anni dotata di un’agguerrita flotta navale.

CONFRONTI E INFLUENZE

Michelangelo costituì per Ammannati un esempio importante per la definizione dei corpi e delle pose: le figure complementari al Nettuno – le statue in bronzo che siedono attorno alla vasca – ricordano gli ignudi che, insieme ai profeti e alle sibille, incorniciano le scene del soffitto della Cappella Sistina ( pp. 214-215).

GUIDA ALLO STUDIO
Giorgio Vasari
  • Autore delle Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori
  • Protagonista in campo pittorico e architettonico dei cantieri medicei
  • Architetture di impatto scenografico
  • Recupero della tradizione di Brunelleschi
Bartolomeo Ammannati
  • Influenze di Michelangelo
  • Studio delle qualità cromatiche dei marmi
  • Progettazione della prima fontana pubblica di Firenze

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò