ANALISI D'OPERA - Raffaello, Le Stanze Vaticane

Analisi D'opera

Raffaello

Le Stanze Vaticane

  • 1508-1517
  • affreschi
  • Città del Vaticano, Palazzi Vaticani

Raffaello, Stanza della Segnatura, dal 1508. Città del Vaticano, Palazzi Vaticani.

Giunto a Roma nel 1508, Raffaello ottiene una prestigiosissima e impegnativa commissione: decorare il nuovo appartamento papale nel Palazzo Vaticano. In tale impresa erano già stati coinvolti altri artisti che sono tutti licenziati nel 1509, nel momento in cui l’Urbinate assume la responsabilità unica dell’incarico. Il lavoro si protrae negli anni, ben oltre il pontificato di Giulio II della Rovere e, alla morte improvvisa dell’artista nel 1520, l’opera è portata a termine dai suoi collaboratori. La presenza di un organizzato e armonioso gruppo di aiuti e assistenti è una delle cifre distintive di questo ciclo. Si prendono qui in considerazione nella cosiddetta Stanza della Segnatura, la lunetta con la Scuola di Atene, e nella Stanza detta "dell’Incendio", la lunetta con l’Incendio di Borgo.
La Stanza della Segnatura prende il nome dall’ultima funzione che ha conosciuto negli anni successivi all’esecuzione degli affreschi, cioè quella di sede delle riunioni del Supremo Tribunale Apostolico, detto della Signatura Gratiae, mentre al tempo di Giulio II era adibita a studio e biblioteca. Vi sono rappresentati, infatti, soggetti tipici delle biblioteche rinascimentali: la Filosofia, la Poesia, la Teologia e la Giurisprudenza. In particolare, con la Scuola di Atene, realizzata fra il 1510 e il 1511, si illustra il tema della Filosofia. Secondo la cronologia che è stata ricostruita a partire dalle fonti scritte, Raffaello iniziò nel 1508 a lavorare ai tondi del soffitto, e fu la sua eccezionale maestria a convincere il papa ad affidargli l’intero cantiere.
L’Incendio di Borgo si trova, invece, nella terza stanza, che era adibita ai pranzi cerimoniali. La sua esecuzione si data ai primi anni del pontificato di Leone X e partecipa appieno del nuovo clima inaugurato dal papa Medici: la celebrazione cortigiana e l’omaggio encomiastico prendono il posto degli intenti didascalici e della tensione spirituale che aveva informato i programmi per le prime Stanze, elaborati al tempo di Giulio II.

Descrizione

Entrambe le scene sono caratterizzate dal ruolo preponderante che ha l’architettura nel determinare l’assetto complessivo della composizione con esiti, tuttavia, profondamente diversi. Nella Scuola di Atene si evoca la rinascita del pensiero antico e la ricerca razionale del senso della vita e del mondo portata avanti dall’uomo in ogni tempo secondo una sintesi tra paganesimo, classicità e cultura cristiana che è tipica del primo Rinascimento. Le figure di Platone e Aristotele sono al centro della scena, che coincide con l’asse di simmetria di una grandiosa volta a botte cassettonata che corrisponde alla porzione di una complessa architettura all’antica. Una spiccata razionalità, che si rispecchia nell’articolazione spaziale della struttura architettonica, come pure nella griglia geometrica della pavimentazione, caratterizza la disposizione dei personaggi: alla sinistra di Platone, oltre ai suoi cinque discepoli, sono rappresentati i filosofi che sono vissuti prima di lui (Presocratici, Sofisti, Socrate e Socratici); alla destra di Aristotele si vedono i suoi discepoli, con altri filosofi e uomini di scienza dell’età ellenistica e della Roma imperiale. Pitagora e i Pitagorici sono posti sulla sinistra, accostati alla base della colonna.
L’Incendio di Borgo fa parte di un ciclo di quattro lunette che raffigurano episodi legati alle vicende dei pontefici Leone III e Leone IV, raffigurati con le sembianze di papa Leone X così da attualizzare il messaggio che accomuna gli eventi narrati: il ruolo decisivo del Papato nella storia dell’umanità e l’invito ai sovrani del tempo a difendere la Chiesa nelle lotte religiose. Nell’affresco in oggetto è ricordato l’episodio della benedizione di papa Leone IV dalla loggia dell’antico San Pietro costantiniano che porta alla fine dell’incendio dell’area prossima alla basilica (cioè il cosiddetto Borgo vaticano), evento accaduto nell’847 d.C. 

Forma, funzioni e idee

In entrambe le opere Raffaello si impegna nell’inventione, ovvero nella ideazione di pose, atteggiamenti, assetti di gruppi di figure che dovevano dimostrare tutta l’originalità e la sapienza dell’artista nell’ideare una così complessa composizione. L’ideale di grazia e armonia, la sapiente scelta dei colori nella Scuola di Atene si legano a una nuova sensibilità per la resa spaziale e l'uso degli ordini architettonici, che risente della lezione bramantesca, soprattutto nella grande volta a cassettoni. Nell'Incendio di Borgo, invece, emerge una spiccata influenza michelangiolesca, riconoscibile nella resa dei corpi, caratterizzati da posizioni artificiose e dalla plastica muscolatura delle figure.
La pacata compostezza e la solenne armonia che pervadono la Scuola di Atene sono del tutto assenti nella scena dell'Incendio di Borgo. Nel primo dipinto una rigorosa prospettiva centrale definisce i rapporti fra le parti della scena e valorizza la simmetria e la proporzionalità tipiche dei monumenti antichi, e la scena è popolata da figure che esprimono gli ideali di grazia e bellezza; nel secondo, invece, tutta la composizione è attraversata da un forte senso di dinamismo, drammaticità e concitazione. I piani prospettici si sovrappongono e l'architettura è delineata in modo tale da sottolineare gli scorci e i tagli visuali, così da esaltare la teatralità delle pose e dei gesti delle figure.

Contesti d’arte - volume 2
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