Nel secondo decennio del Cinquecento, inizia il rapporto con Agostino Chigi, ricco banchiere senese, per il quale Raffaello realizza la decorazione interna della villa suburbana nei pressi del Tevere e l’allestimento della cappella di famiglia in Santa Maria del Popolo. Gli incarichi papali, inoltre, si fanno sempre più complessi e importanti: nel 1509 inizia la decorazione delle Stanze Vaticane, che si prolunga negli anni successivi. È in questo contesto che Raffaello si fa promotore di importanti innovazioni nell’organizzazione del cantiere pittorico e, più in generale, dei tradizionali processi della bottega artistica: si circonda di numerosi collaboratori, ciascuno specializzato in compiti specifici, che lavorano all’unisono sotto la sua sapiente regia.
La morte di Bramante nel 1514 rappresenta una svolta: Raffaello è nominato architetto della Fabbrica di San Pietro (► pp. 227-230). L’architettura diviene l’arte che lo vede impegnato con continuità negli ultimi anni della vita, e il lascito più importante è il progetto per la grandiosa Villa Medici a Monte Mario, nota poi come Villa Madama. Raffaello muore nel 1520, nel pieno della sua attività, a soli 37 anni: la sua precoce scomparsa scuote profondamente l’ambiente artistico romano.