L’arazzo è un panno tessuto e ricamato che veniva appeso alle pareti con il duplice scopo di decorare un ambiente e isolarlo dall’umidità. Il termine deriva da Arras, una cittadina fiamminga che, nel corso del Medioevo, divenne un centro molto importante specializzato nella produzione di questi manufatti.
La realizzazione di un arazzo comprende due momenti distinti:
- l’ideazione, ovvero l’esecuzione del cartone (un disegno dettagliato a grandezza naturale che contiene indicazioni precise circa la colorazione dei filati) di competenza dell’artista;
- la messa in opera, che invece spetta all’arazziere e alla sua bottega.
La lavorazione vera e propria prevede l’impiego di un telaio, il macchinario che consente l’intreccio di trama e ordito; per quest’ultimo, che costituisce la “struttura” dell’arazzo, sono impiegati i filati più resistenti come il lino, la lana grezza o la canapa; mentre per la trama sono utilizzati fili sottili, colorati e realizzati nei materiali più pregiati, come la seta, l’oro o l’argento.
Il telaio può essere verticale – l’arazzo è posto verticalmente davanti al tessitore che, lavorando al rovescio, controlla il corretto avanzamento del lavoro grazie a uno specchio – o orizzontale – in questo caso il tessitore lavora al dritto, e può inserire il cartone direttamente sotto l’ordito per seguire meglio il disegno.