ANALISI D'OPERA - Michelangelo, La Cappella Sistina

Analisi D'opera

Michelangelo

La Cappella Sistina

  • 1508-1512, 1536-1541
  • affresco
  • Città del Vaticano, Palazzi Vaticani

Michelangelo è impegnato nella decorazione della Cappella Sistina in due momenti diversi: fra il 1508 e il 1512 e fra il 1536 e il 1541. Nella prima fase Buonarroti decora la grande volta e le lunette, su commissione di papa Giulio II della Rovere, con un programma iconografico articolato in nove storie della Genesi. Nella seconda fase, per volontà di papa Paolo III Farnese ma seguendo un progetto che risale già al pontificato di Clemente VII, Michelangelo realizza il grande affresco del Giudizio universale, sulla parete di fondo. Tra le due opere, pur eseguite dallo stesso autore nella stessa aula, passano dunque trentanni in cui cambiano profondamente sia lo stile di Michelangelo sia il ruolo e la missione del Papato nella Cristianità.
La cappella è un’architettura realizzata per volontà di papa Sisto IV (1471-1484), con dedicazione alla Madonna: sopra l’altare maggiore, prima del Giudizio universale, si trovava un affresco con l’Assunzione di Maria. La cappella era stata arricchita da una serie di affreschi sul registro mediano delle pareti negli anni Ottanta del Quattrocento, eseguiti da un gruppo di pittori di grande fama, fra cui Sandro Botticelli e Pietro Perugino ( pp. 174-175). Fra i pontificati di Giulio II e Paolo III, papa Leone X (1513-1521) incarica Raffaello di eseguire i cartoni per una serie di arazzi destinati a decorare il registro inferiore delle pareti della cappella. La transenna che si vede nel grande ambiente è stata spostata rispetto alla sua posizione cinquecentesca, che era circa a metà dell’aula. Solo i personaggi più illustri della corte papale potevano passare oltre la transenna e gli arazzi di Raffaello sottolineavano questo aspetto, in quanto decoravano solo la parte interna della cappella, chiamata talvolta il Sancta Sanctorum. Si configura dunque un'architettura di particolare valore, dove gli affreschi e gli elementi di arredo creano uno scrigno di raffinata bellezza.

Descrizione

La volta – Storie della Genesi
Per affrontare la decorazione della grande superficie della volta Michelangelo, che secondo il racconto di Vasari a partire dal 1511 lavora totalmente da solo dopo aver cacciato gli allievi, divide l’immenso spazio in tre settori sovrapposti: il settore centrale; le reni della volta; le lunette, i pennacchi e le vele. Il primo registro contiene le storie della Genesi (dalla creazione all’ebbrezza di Noè, mentre al centro è la creazione di Eva) e si prolunga verso il basso con coppie di Ignudi che sostengono medaglioni figurati; nel secondo emergono le monumentali figure in trono dei profeti e delle sibille; nel terzo si vedono gli antenati di Gesù; nei quattro pennacchi, cioè nelle parti curve di raccordo fra la volta e i lati corti della cappella, sono dipinti i quattro eroi di Israele che hanno salvato il popolo ebraico. La presenza congiunta di profeti e sibille, ossia di coloro che avevano annunciato nel mondo ebraico e pagano la venuta del Cristo, è emblematica della sintesi, tutta rinascimentale, tra mondo classico e mondo cristiano. L’articolazione di questo mastodontico racconto per immagini è plasticamente evidente grazie a un telaio architettonico molto complesso, qualificato da cornici, modanature, erme figurate; la resa prospettica supera decisamente la concezione quattrocentesca per una resa visiva unitaria, che spinge a un’osservazione dinamica e non statica dell’opera. Creata questa griglia virtuale di base, l’elemento architettonico è delineato in funzione della valorizzazione della figura singola, il focus principale della rappresentazione: è proprio nella definizione dei corpi, nelle loro gigantesche dimensioni, negli atteggiamenti e nelle pose che ciascun personaggio assume, che si manifesta la continua ricerca michelangiolesca nelle infinite possibilità espressive del corpo umano. Questo aspetto è particolarmente evidente nei famosi Ignudi, figure prive di una connotazione specifica, che sembrano avere il solo ruolo di reggere le ghirlande con le ghiande (stemma della famiglia della Rovere, a cui apparteneva il papa Giulio II) e insieme di declinare la bellezza dei corpi nudi maschili in ogni loro dettaglio anatomico e posa plastica, vere e proprie sculture tradotte in pittura.
L’evidenza plastica delle figure è esaltata dai colori definiti e brillanti, giustapposti per evidenziarne le qualità cromatiche: spicca l’uso del costosissimo lapislazzuli, impiegato per gli azzurri del cielo, o la vivida lacca rossa. 

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MichelangeloGiudizio universale, 1536-1541, affresco, 13,7x12,2 m. Città del Vaticano, Cappella Sistina, parete d'altare.

La parete dell’altare maggiore – Giudizio universale 
L’impresa titanica del Giudizio universale impegna Michelangelo per quasi cinque anni. Nel progetto iniziale era prevista una Resurrezione, ma il nuovo clima religioso della corte romana, segnata dallo spirito della Riforma, porta a un cambiamento del soggetto che l’artista interpreta in modo assolutamente originale e innovativo.
Si assiste, infatti, a un deciso superamento delle scene statiche e ieratiche delle illustrazioni precedenti di tale soggetto, a favore di una composizione dinamica e capace di coinvolgere l’osservatore in una rappresentazione fortemente drammatica, animata da una schiera di figure colte nella loro essenziale nudità. Proprio questa nudità apparve scandalosa ad alcuni detrattori e soprattutto alle gerarchie ecclesiastiche e portò, nel 1564, pochi mesi dopo la morte di Michelangelo, alla copertura dei dettagli anatomici, con un’operazione di censura che è stata parzialmente rimossa solo nell’ultimo restauro e che ben testimonia l’irrigidimento verso iconografie e immagini giudicate non conformi. In uno spazio astratto, che, a differenza della volta, è privo di qualsiasi definizione architettonica o naturale, il fulcro della composizione è costituito dal Cristo giudice, che con il suo atto imperioso dà avvio al momento del giudizio e alla fine dei tempi e, insieme, a un vorticoso movimento di eletti e dannati. I diversi gruppi salgono e scendono tra Gesù e Caronte, sulla barca in basso. Ancora una volta, come già nelle opere scultoree e negli Ignudi della volta della Sistina, sono le figure muscolose ritratte in una inesauribile varietà di pose e atteggiamenti a restituire i messaggi più profondi del dipinto: l’enfasi dell’anatomia delle membra dei dannati, colti nell’atto della loro dolorosa contorsione, o la pesantezza dei corpi degli eletti aiutati dagli angeli a sollevarsi, si offrono come riflessione sulla condizione umana e sulla sua precarietà, restituita in tutto il suo dramma e che solo Cristo può riscattare, un tema che emerge potentemente anche dagli scritti dell’artista.
GUIDA ALLO STUDIO
La Cappella Sistina

Storie della Genesi

  • Affresco realizzato tra il 1508 e il 1512
  • Telaio architettonico molto complesso
  • Corpi definiti e di enormi dimensioni
  • Intensa espressività
  • Uso di colori definiti e brillanti

Giudizio universale

  • Affresco realizzato tra il 1536 e il 1541
  • Composizione dinamica e di forte impatto drammatico
  • Rappresentazione delle nudità
  • Grande attenzione ai dettagli anatomici

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò