IL METODO E LO STUDIO: Il disegno leonardesco

IL METODO E LO STUDIO

Il disegno leonardesco

Il disegno come strumento di indagine e conoscenza

Per Leonardo il disegno è un vero e proprio ambito di indagine, lo strumento privilegiato per conoscere la realtà. Non si tratta quindi solo di un momento di passaggio funzionale alla realizzazione di un’opera ben precisa, una tappa del processo di progettazione, ma più in generale di un’occasione di studio e di crescita autonomi.
L’importanza che Leonardo riconosce al mezzo è testimoniata dalla grande quantità di disegni eseguiti, che costituiscono una buona parte dell’intero  corpus di opere prodotte dall’artista. All’interno di questo nutrito gruppo di carte, si possono distinguere diverse tipologie di disegni, da quelli tecnici, a corredo dei sui scritti su macchine e dispositivi di diversa natura, a quelli anatomici, a quelli in cui si analizzano forme che possono rientrare nell’esecuzione di un dipinto, ma non necessariamente legati a un’opera in particolare, come lo studio di un panneggio, l’analisi di un fiore ( Confronti e influenze p. 194) o la descrizione di mani osservate da diversi punti di vista.
A questi si aggiungono i disegni che invece furono eseguiti per definire una composizione o per metterne a fuoco alcuni aspetti, come per esempio i numerosi ritratti fatti per l’individuazione e la caratterizzazione delle figure degli apostoli nell’Ultima cena.

Il disegno applicato alla pittura

Per comprendere meglio la funzione che il disegno svolge per Leonardo può essere utile prendere in esame i disegni anatomici, a cui il maestro dedicò notevole attenzione. Si tratta di un’indagine che riteneva necessaria: per pensare di poter descrivere un corpo non è sufficiente l’individuazione delle masse muscolari o della struttura scheletrica, ma è fondamentale conoscere il funzionamento di quella che egli considerava una “macchina perfetta”: il corpo umano. Nel Trattato della pittura ( p. 218) raccomanda: “il pittore deve sapere la notomia dei nervi, ossa, muscoli e lacerti”.
Nel San Gerolamo, un’opera lasciata incompleta e riferibile al primo soggiorno fiorentino, si osserva una definizione del corpo del vecchio eremita così minuziosa da rendere evidente un esercizio sistematico e preliminare. La magrezza del santo fornisce al maestro l’occasione per sfruttare le conoscenze maturate in ambito anatomico e descrivere in modo puntuale e competente l’articolazione di ossa, nervi e muscoli.

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Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò