Donato Bramante
4.1 Donato Bramante
Cristo alla colonna
Santa Maria presso San Satiro
All’inizio degli anni Ottanta del Quattrocento Donato è chiamato a progettare la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro (3), da affiancare a un edificio paleocristiano, restaurato nell’occasione, e a una sacrestia ottagonale, edificata ex novo. La pianta a "T" (4) permette di rispettare i vincoli dell’area, in cui la presenza di una strada preesistente condizionava gli ampliamenti, e di creare una vasta navata centrale voltata a botte, fiancheggiata da navate laterali su cui s’innesta un ampio transetto. Questo spazio è caratterizzato da un sorprendente dispositivo illusionistico: sulla parete di fondo, infatti, l’artista realizza una vera e propria quinta scenica, che crea illusoriamente la presenza di un’ulteriore ampia cappella. Mediante legno, stucco e pittura è simulato un ambiente che si sviluppa in profondità, ma che in realtà è profondo solo 90 centimetri, coperto da una volta a botte a cassettoni; quest’ultima struttura è decorata in modo simile alla volta della navata centrale, a creare una continuità visiva fra spazio reale e spazio illusorio.
CONFRONTI E INFLUENZE
L’importanza di Bramante è testimoniata dall’attenzione con cui altri interpreti seguirono la sua ricerca, soprattutto in Lombardia. Osservando la tavola con la Presentazione al tempio di Ambrogio Bergognone (1481-1522), la cui formazione avvenne sull’esempio di Foppa (► p. 176-177) e Bramante, notiamo come a quest’ultimo in particolare rimandino la ricchezza decorativa di stampo classicheggiante e la definizione dello spazio. Alla descrizione del tempio, un’architettura a pianta centrale (tema caro agli architetti del tempo), è accordata un’importanza notevole, specchio delle ricerche spaziali portate avanti da Bramante negli stessi anni.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Nella Roma dei papi
Chiostro di Santa Maria della Pace
Il chiostro della Chiesa di Santa Maria della Pace (10), iniziato nel 1500, esemplifica questo aspetto sia in pianta sia in alzato. Il progetto è strutturato su un reticolo a maglie quadrate (9), dove il vuoto del cortile nasce da multipli del modulo di base. Con lo stesso principio è determinata la dimensione delle campate del portico. La sobrietà decorativa nasconde l'ambizione di Bramante di impiegare tutti e quattro gli ordini architettonici antichi, anche se il chiostro si sviluppa solo su due piani. Dorico e ionico sono utilizzati per il registro inferiore, caratterizzato dall'impiego del motivo "all'antica" della cosiddetta arcata teatrale (cioè arcate su pilastri, inquadrate da piedritti che sostengono una trabeazione in tangenza con il "cervello", il punto più alto, delle stesse arcate); in quello superiore, invece, si hanno paraste di ordine composito ed esili colonne corinzie che si alternano a sostenere la medesima trabeazione.
Cortile del Belvedere
I lavori per la costruzione della grandiosa struttura si protraggono molto oltre la morte dell’artista, ma le sue intenzioni ci sono documentate, nelle forme da lui prospettate, grazie a significative testimonianze contemporanee, sia scritte sia iconografiche (14).
Dal punto di vista tipologico, questa struttura racchiude in sé molteplici caratteri, che richiamano le descrizioni delle antiche ville romane. Il Belvedere di Bramante per Giulio II è stato infatti interpretato come il tentativo di far rivivere i fasti della villa dell’imperatore romano Adriano a Tivoli o della Domus Aurea di Nerone. Il richiamo all’Antico avviene anche nel segno della magnificenza dell’acqua e delle fontane: in una città ancora priva degli acquedotti tardorinascimentali (realizzati a partire dal pontificato di Pio V), Bramante crea una struttura che raccoglie l’acqua da Monte Mario per poter alimentare le numerose fontane che arricchivano in vari punti il complesso.
Giulio II si fa promotore dal 1506 anche della ricostruzione dell’antica Basilica di San Pietro, incaricando Bramante di creare il nuovo tempio della cristianità che doveva superare la grandiosità dell’architettura della Roma imperiale (► pp. 227-230). Nelle intenzioni iniziali, la nuova e grandiosa chiesa avrebbe dovuto accogliere la sepoltura del papa, affidata a Michelangelo, evidenziando il rapporto diretto fra la tomba del pontefice e quella dell’apostolo Pietro (► p. 210).
GUIDA ALLO STUDIO
Bramante
I saperi fondamentali
- Donato Bramante (1444-1514) si forma a Urbino. Pittore e architetto, sviluppa una grande sensibilità per la resa della profondità attraverso l’uso della prospettiva e dimostra un’estrema attenzione alle fonti di luce.
- Nella seconda metà del Quattrocento Bramante si sposta a Milano dove dipinge il CRISTO ALLA COLONNA (la cui sofferenza traspare non solo dallo sguardo e dal volto ma anche dai dettagli anatomici e dall’uso sapiente della luce) e dove progetta la CHIESA DI SANTA MARIA PRESSO SAN SATIRO: in uno spazio ridottissimo, crea un finto coro, riuscendo a dare l’illusione di un’ampia e profonda cappella. A Milano collabora, inoltre, con Leonardo da Vinci nella realizzazione dell’area presbiteriale della CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE.
- Nel 1499 Bramante lascia Milano e si trasferisce a Roma, dove acquisisce una maggiore consapevolezza nell’uso dell’ordine architettonico (il sistema che lega piedritti e trabeazioni in rapporti proporzionali predeterminati) grazie allo studio diretto dell’architettura antica: il CHIOSTRO DI SANTA MARIA DELLA PACE è un esempio del legame di Bramante con la tradizione classica.
Le domande guida
- Dove si forma Bramante e quali caratteristiche di quell’ambiente influiscono sul suo stile?
- Che cosa caratterizza lo stile di Bramante?
- In che cosa consiste la soluzione illusionistica ideata da Bramante nella Chiesa di Santa Maria presso San Satiro?
- Quali linguaggi architettonici influenzano i progetti di Bramante?
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò