La Maniera moderna
Nel 1550 Giorgio Vasari conclude la stesura della prima versione delle Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani da Cimabue, insino a’ tempi nostri, a buon diritto considerata l’opera fondante dei moderni studi di storia dell’arte. A dispetto del titolo, che potrebbe apparire come una semplice lista di biografie, il monumentale lavoro vasariano traccia il cammino dell’arte (assumendo la forma di una vera e propria storia dello stile) dal suo affrancarsi rispetto alla tradizione bizantina (definita la “maniera greca”) fino al raggiungimento di un perfetto naturalismo idealizzato di matrice classica, che si compie definitivamente con artisti quali Leonardo da Vinci, Giorgione, Raffaello, Correggio e, su tutti, Michelangelo. I grandi maestri che operano tra gli ultimi anni del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento sono i protagonisti di quella che Vasari chiama la “maniera moderna”, definizione con la quale si identifica la stagione del Rinascimento maturo. Sebbene la valutazione vasariana, basata sull’esclusivo parametro dell’imitazione della natura e dei modelli classici (sentiti come “unica” e “vera” via da percorrere), risulti ampiamente superata dalle successive metodologie d’indagine della storia dell’arte, è pur vero che l’artista e scrittore aretino ha ben compreso molte delle caratteristiche essenziali dell’arte del primo Cinquecento, in modo particolare il raggiungimento di una compiuta sintesi delle ricerche svolte durante il secolo precedente. La differenza principale tra i due momenti sta proprio nel passaggio dallo studio alla produzione di modelli capaci, esattamente come accaduto per l’arte greco-romana, di influenzare profondamente l’arte dei secoli successivi (talvolta per comunanza di intenti, talaltra per opposizione).