Unità 4 La Maniera moderna

Le coordinate dell’arte

La Maniera moderna 

Nel 1550 Giorgio Vasari conclude la stesura della prima versione delle Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani da Cimabue, insino a’ tempi nostri, a buon diritto considerata l’opera fondante dei moderni studi di storia dell’arte. A dispetto del titolo, che potrebbe apparire come una semplice lista di biografie, il monumentale lavoro vasariano traccia il cammino dell’arte (assumendo la forma di una vera e propria storia dello stile) dal suo affrancarsi rispetto alla tradizione bizantina (definita la “maniera greca”) fino al raggiungimento di un perfetto naturalismo idealizzato di matrice classica, che si compie definitivamente con artisti quali Leonardo da Vinci, Giorgione, Raffaello, Correggio e, su tutti, Michelangelo. I grandi maestri che operano tra gli ultimi anni del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento sono i protagonisti di quella che Vasari chiama la “maniera moderna”, definizione con la quale si identifica la stagione del Rinascimento maturo. Sebbene la valutazione vasariana, basata sull’esclusivo parametro dell’imitazione della natura e dei modelli classici (sentiti come “unica” e “vera” via da percorrere), risulti ampiamente superata dalle successive metodologie d’indagine della storia dell’arte, è pur vero che l’artista e scrittore aretino ha ben compreso molte delle caratteristiche essenziali dell’arte del primo Cinquecento, in modo particolare il raggiungimento di una compiuta sintesi delle ricerche svolte durante il secolo precedente. La differenza principale tra i due momenti sta proprio nel passaggio dallo studio alla produzione di modelli capaci, esattamente come accaduto per l’arte greco-romana, di influenzare profondamente l’arte dei secoli successivi (talvolta per comunanza di intenti, talaltra per opposizione).

I grandi maestri 

Ad accomunare le maggiori personalità di questo periodo è l’universalità del loro sapere; molti di loro sono allo stesso tempo architetti, ingegneri, pittori, scultori, scienziati e letterati e si cimentano nelle discipline pratiche e teoriche più diverse: basti pensare per esempio al ruolo di Sovrintendente per le antichità romane svolto da Raffaello per conto dello Stato Pontificio, oppure la ricerca scientifica e ingegneristica condotta da Leonardo. Al di là dei tratti unificanti, è però necessario considerare anche l’individualità di questi maestri, ognuno dei quali eleva al massimo grado di perfezione il proprio linguaggio espressivo, portando “a compimento” i diversi filoni della ricerca figurativa nati e sviluppatisi nel secolo precedente.
Donato Bramante, per esempio, ha un approccio filologico all’architettura classica, ma, allo stesso tempo, sa rinnovarla mediante un utilizzo inedito e sincronico dei diversi ordini e adattando le tipologie antiche alle necessità specifiche, e attuali, di ogni singolo edificio. Leonardo da Vinci antepone a tutto l’indagine diretta della natura, non solo nel suo lato visibile ma anche nei suoi intimi meccanismi, nel suo funzionamento interno, arrivando a utilizzare il disegno e la pittura come strumenti d’indagine scientifica. La “grazia” di Raffaello (termine attribuito al pittore già dai contemporanei) è invece da intendersi per lo più come massimo risultato del lavoro di idealizzazione e purificazione della natura. Se Michelangelo procede sulla via fiorentina del disegno, concentrandosi sul nudo (percepito come la più alta incarnazione degli ideali umanistici e neoplatonici), Giorgione e Tiziano prendono le mosse dal tonalismo di Bellini per approdare a una pittura fatta totalmente di colore, nella quale il disegno viene sostanzialmente abolito. Correggio unisce invece la lezione prospettica di Mantegna, e in particolare la sua abilità negli effetti scenici dello “sfondato”, alla delicata classicità raffaellesca per giungere a effetti di movimentata e scenica grandiosità capaci di coinvolgere lo spettatore. Personalità artistica inquieta e complessa è infine quella di Lorenzo Lotto, la cui pittura assorbe una grande quantità di influssi diversi che determinano repentine e numerose svolte stilistiche, giungendo, in qualche caso, a formulare un linguaggio addirittura anticlassico.

 › pagina 181 

IL TEMPO
LE OPERE 
1494 Carlo VIII scende in Italia  
1495-1497   Leonardo, Ultima Cena
1500
1501-1504 Michelangelo, David
1502   Bramante, inizio costruzione del Tempietto di San Pietro in Montorio
1503 Giulio II della Rovere papa  
1504 Bramante, inizio dei lavori ai Palazzi Vaticani  
1505-1510   Giorgione, La tempesta
1508-1512 Michelangelo, Volta della Cappella Sistina  
1508-1517   Raffaello, Stanze Vaticane
1512 I Medici tornano alla guida di Firenze  
1513 Leone X Medici papa  
1516-1518   Tiziano, Assunta
1517 Le 95 Tesi di Martin Lutero  
1518-1534   Michelangelo, Sagrestia Nuova
1519 Carlo V imperatore
1525 Milano è sottomessa alla Spagna    
1526-1528   Correggio, Assunzione della Vergine
1527 Sacco di Roma  
1527-1530 Repubblica fiorentina  
1530 Alessandro dei Medici è nominato duca da Carlo V  
1534 Paolo III Farnese papa  
1536-1541   Michelangelo, Il Giudizio Universale 
1537 Cosimo I duca di Firenze  
1538 Nasce la Compagnia di Gesù Tiziano, Venere di Urbino
1542 Istituzione dell'Inquisizione  
1545-1563 Concilio di Trento  
1559 Pace di Cateau-Cambrésis  
 › pagina 182 

Il primato di Roma 

Nel 1503 Giuliano della Rovere sale al soglio pontificio con il nome di Giulio II e avvia una bellicosa politica di espansione con l’obiettivo, non troppo celato, di riunire l’intera penisola sotto il potere papale. Il progetto politico è supportato dalla volontà di riportare Roma ai fasti imperiali, fine che viene perseguito affidando la realizzazione di grandi opere pubbliche (le più imponenti che si fossero viste dopo il crollo dell’impero romano) a Bramante, Michelangelo e Raffaello. Il lavoro di questi grandi maestri eleva al massimo grado di sintesi e perfezione le ricerche estetiche del secolo precedente giovandosi anche di alcune fondamentali scoperte archeologiche avvenute proprio in questi anni. Risale infatti alla fine del Quattrocento il ritrovamento dell’Apollo del Belvedere ( Vol. I, p. 145), così nominato perché collocato da Giulio II negli omonimi giardini appena realizzati da Bramante, mentre nel 1506, durante lo svolgimento di lavori agricoli sul colle Oppio, viene casualmente rinvenuto il gruppo del Laocoonte ( Vol. I, p. 165). Il capolavoro ellenistico, al cui recupero sovrintendeva Michelangelo, fa conoscere agli artisti contemporanei aspetti sino ad allora ignorati dell’arte antica, come le masse muscolari potenti, il profondo realismo nella resa dei particolari anatomici, la torsione dei corpi e il loro dinamico e movimentato protendersi nello spazio in ogni direzione. Il mecenatismo di Giulio II prosegue con il suo successore, Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, il quale dà anche ulteriore impulso alle ricerche archeologiche (che ormai si svolgono attraverso mirate campagne di scavo) nominando Raffaello Sovrintendente per le antichità romane (compito che prevedeva la realizzazione della prima mappa di Roma antica) e aprendo alle visite (solo a un ristretto numero di personalità eminenti) le collezioni vaticane di antichità sistemate presso il giardino del Belvedere. Un brusco, ma temporaneo, arresto alla produzione artistica è determinato dal drammatico evento del Sacco di Roma, avvenuto nel 1527 a opera dei Lanzichenecchi, i mercenari svizzeri assoldati da Carlo V per vendicare l’alleanza che il nuovo papa, Clemente VII (anch’egli un Medici), aveva stipulato con il re di Francia Francesco I.

 › pagina 183 

Il Rinascimento italiano e l’Europa 

Il primo Cinquecento è uno dei momenti di massimo splendore artistico ma, allo stesso tempo, uno dei periodi più drammatici per gli Stati italiani dal punto di vista economico, politico e militare. La strategia diplomatica dei continui rovesciamenti di alleanze che aveva mantenuto un relativo equilibrio nel secolo precedente, non è adesso sufficiente a nascondere la debolezza degli Stati italiani di fronte alle grandi monarchie europee. La discesa di Carlo VIII in Italia nel 1494 inaugura infatti un lungo periodo di contese tra la Francia e la Spagna per il controllo della penisola, che si concluderà con la sostanziale vittoria spagnola sancita dalla pace di Cateau-Cambrésis del 1559. A partire da questo periodo si verifica un fenomeno rilevante, ossia la diffusione nel resto d’Europa dei modelli proposti dal Rinascimento italiano. Molti artisti, soprattutto dall’Europa del Nord, intraprendono viaggi di studio in Italia, mentre Leonardo, che nel 1516 si trasferisce in Francia a lavorare per Francesco I, è il primo caso di artista italiano che va all’estero (tendenza che, come vedremo, diverrà più consistente per gli artisti della generazione successiva).

Forma, funzioni e idee

I grandi artisti del Rinascimento maturo incarnano in maniera più piena l’ideale umanistico. Essi si pongono al centro di un universo che cercano di comprendere totalmente attraverso le possibilità offerte tanto dal ragionamento scientifico e filosofico quanto dalla “pratica” dell’arte figurativa. Lo stesso spirito indagatore che ha mosso fin qui la cultura umanistica spinge anche verso l’osservazione sempre più diretta della realtà, alla ricerca del suo intimo funzionamento. Questo atteggiamento pragmatico e concreto porta a un inevitabile confronto tra “idea” e “realtà”, confronto che non può che risultare negativo alla luce dei terribili fatti storici del primo Cinquecento, contro i quali si infrange il disegno, armonioso ma astratto, della visione umanistica. Basti pensare alla natura bassamente utilitaria e passionale dell’agire umano che emerge dalla spietata e disillusa analisi della politica contemporanea operata da Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini.
È interessante anche notare che il termine cronologico del Rinascimento coincide con la posa delle fondamenta teoriche della moderna scienza sperimentale. Nel 1542 è infatti pubblicato il De revolutionibus orbium coelestium di Copernico, in cui viene enunciata la teoria eliocentrica: è il Sole e non la Terra il corpo celeste attorno al quale ruotano i pianeti; l’Uomo dunque non è più al centro dell’Universo e il carattere sistematico e unificante del pensiero umanista crolla insieme alla concezione tolemaica che lo sostiene. Non è un caso dunque che gli storici abbiano scelto la scoperta del Nuovo Mondo, ovvero l’evento cardine che dischiude la vista su una realtà totalmente differente rispetto a quella fino ad allora concepita, come apertura dell’età moderna. Nelle loro opere i grandi artisti del Rinascimento hanno infatti racchiuso e sintetizzato per l’ultima volta una visione dell’Universo nella quale si identificano teoria e pratica, materia e spirito, religione e politica, scienza e arte.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • Quando: il Rinascimento maturo si colloca tra gli ultimissimi anni del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento ed è considerato il momento di sintesi tra i vari filoni di ricerca del Quattrocento.
  • Dove: fino al Sacco di Roma (1527) la corte papale è il luogo delle imprese artistiche più vaste e ambiziose.
  • Influenze: nel corso del Cinquecento si verifica la diffusione dei modelli dell'arte italiana nel resto d'Europa.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò