ANALISI D'OPERA - Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi

Analisi D'opera

Gentile da Fabriano

Adorazione dei Magi

  • 1423
  • tempera e oro su tavola, 300x282 cm
  • Firenze, Galleria degli Uffizi

L’opera fu eseguita da Gentile nel 1423, durante il suo soggiorno fiorentino (durato dal 1420 al 1425). Commissionata da Palla di Nofri Strozzi, allora l’uomo più ricco della città e persona di raffinata cultura, era destinata alla Chiesa di Santa Trìnita.

Descrizione

La grande pala, seppur incorniciata come un trittico, presenta una raffigurazione continua. Sullo sfondo è narrato il viaggio dei Magi, nella predella la Natività, la Fuga in Egitto e la Presentazione al tempio. Anche la cornice è dipinta: nelle tre cuspidi sono rappresentati soggetti religiosi (Annunciazione, Eterno benedicente, Profeti), nelle aperture dei pilastri vi sono invece dei fiori. Nella tavola principale rimane il tradizionale sfondo dorato, anche se ridotto al minimo, mentre nella predella è raffigurato un cielo naturalistico. L’oro e l’argento dorato sono largamente impiegati a scopo decorativo, sotto forma di lamine metalliche decorate con incisioni e di rilievi a pastiglia, non solo nelle aureole, ma anche nelle vesti dei Magi e nei finimenti dei cavalli.
L’omaggio dei potenti del mondo a Cristo neonato è l’occasione per rappresentare una folla brulicante capeggiata da sovrani elegantissimi, in un paesaggio arioso, descritto dettagliatamente e popolato di animali di ogni tipo. L’accentuato naturalismo si traduce nell’attenzione ai costumi, alle fisionomie e ai gesti.
La ricchezza materiale della raffigurazione e la straordinaria varietà della narrazione si spiegano anche con le ambizioni del committente, celebrato con l’inserimento del suo ritratto: Palla e il figlio Lorenzo sono infatti riconoscibili alle spalle del più giovane dei Magi.

Forma, funzioni e idee

Palla Strozzi, oltre ad essere l’uomo più ricco di Firenze, come riporta un documento del 1427, era un uomo colto e un raffinato umanista amante della cultura greca; sembra allora curioso che, per realizzare un’opera tanto importante, si sia rivolto a Gentile, uno dei massimi rappresentanti del Gotico internazionale, anziché a un artista rinascimentale, un rappresentante cioè di quella nuova cultura figurativa che si alimentava proprio dal confronto con l’antico (greco e latino).
È interessante ricordare che l’opera era destinata alla nuova cappella di famiglia, nella sacrestia di Santa Trinita, che il Ghiberti ( pp. 40-45), architetto e artista similmente influenzato dal linguaggio e dal gusto tardo gotico, stava terminando.
Forse la scelta di questi artisti, oltre a rientrare nel campo del gusto, poteva rispondere anche ad altre ragioni. Secondo alcuni studiosi, infatti, è possibile ipotizzare che lo Strozzi, capo della fazione antimedicea che sarà responsabile della cacciata di Cosimo il vecchio da Firenze del 1433, abbia intenzionalmente scelto di affidare le proprie commissioni ad artisti diversi da quelli che il proprio avversario sembrava apprezzare.

CONFRONTI E INFLUENZE

L'eccezionalità dell'opera di Gentile rispetto alla situazione fiorentina risulta chiara dal confronto con un'altra Adorazione dei Magi, dipinta da Lorenzo Monaco (Piero di Giovanni, Siena 1370 ca.- Firenze 1423/1424), artista che risente sia delle suggestioni del Gotico internazionale sia delle tradizioni di Siena e di Firenze. La sua tavola risale allo stesso periodo di quella di Gentile e fu eseguita anch'essa per una chiesa fiorentina, ma appare assai meno sontuosa. I colori accesi e le sagome allungate dei personaggi creano un'atmosfera irreale. L'originaria struttura a tre cuspidi fu modificata alla fine del Quattrocento in una forma rettangolare.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò