ANALISI D'OPERA - Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti, Il Salone dei Mesi
Analisi D'opera
Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti
Il Salone dei Mesi
- 1469-1470
- affreschi
- Ferrara, Palazzo Schifanoia
Gli affreschi furono commissionati da Borso d’Este per celebrare la propria investitura a duca di Ferrara, prevista per il nel 1471. Alla loro realizzazione hanno lavorato (forse sotto la cura generale di Cosmè Tura) i migliori pittori ferraresi del tempo, tra i quali spiccano le figure di Francesco del Cossa e di Ercole de’ Roberti. L’edificio prescelto è la palazzina di Schifanoia, una residenza di campagna realizzata nel 1385 da Alberto V d’Este, luogo ameno e di divertimento come dice il suo nome: letteralmente “che schiva la noia”. Le pitture, nel tempo ricoperte da uno strato di intonaco, sono state, riportate alla luce nel 1918 con molte lacune.
Descrizione
La decorazione ripropone il tema del ciclo dei mesi, già caro al gusto di corte del Gotico internazionale, risolto però con il nuovo linguaggio figurativo rinascimentale. I panneggi angolosi e le rocce stratificate e taglienti del paesaggio, che ricordano da vicino lo stile del Mantegna, sono ciò che Cosmè Tura riporta dal suo soggiorno padovano, così come la ridondanza decorativa, ricca di fastose citazioni ornamentali tratte dall’Antico, può essere ricondotta all’analogo approccio proposto dalla bottega dello Squarcione (► p. 138). Francesco del Cossa in particolare dimostra di aver assorbito anche la pittura di Piero della Francesca, dal quale derivano la perfezione e l’ariosa vastità dell’impianto prospettico ma soprattutto la luce chiara, limpida e cristallina. Da subito autonomo e molto originale risulta invece il linguaggio di Ercole de’ Roberti, che esordisce proprio sulle pareti di Schifanoia con uno stile anticlassico e violentemente espressionistico, particolarmente attratto da figure bizzarre e a tratti mostruose.
Forma, funzioni e idee
Quest’opera è uno dei massimi esempi del gusto che si afferma nella seconda metà del secolo, rintracciabile, oltre che a Ferrara, nella committenza medicea dello stesso periodo, che al carattere pagano dei soggetti unisce la ricchezza decorativa, il gusto per le allegorie complesse, la ricerca di miti e iconografie rare. Parallelamente alla diffusione del Neoplatonismo in questo periodo assistiamo, infatti, a un rinnovato interesse per le discipline astrologiche, alchemiche e magiche (come dimostra il programma iconologico degli affreschi ideato da Pellegrino Prisciani, astronomo e bibliotecario di corte, sulla base degli Astronomica di ▶ Manilio e sui trattati dell’astrologo persiano Albumasar). Tratto comune di queste ricerche è la costruzione di una visione totale dell’Universo, considerato come un organismo vitale nel quale l’uomo si integra perfettamente e alla cui esistenza partecipa in modo attivo. Non a caso in questo ciclo pittorico le necessità encomiastiche del committente sono soddisfatte inquadrando le azioni compiute in vita all’interno di questa visione generale e unificante: ogni Mese mette infatti in relazione la dimensione divina (registro alto), l’astrologia, vista come una “scienza”, che permette di indagare l’Universo (registro mediano) e le azioni di buon governo compiute dall’uomo (Borso d’Este) in accordo con le leggi cosmiche (registro inferiore).
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò