I fratelli Lorenzetti

15.12 I fratelli Lorenzetti

Pietro Lorenzetti

Pietro Lorenzetti (Siena 1280 ca.-1348?) fu probabilmente allievo di Duccio e lavorò, oltre che a Siena, in varie località umbre e toscane, tra cui Firenze.

Madonna col Bambino 

Conservata al Museo Diocesano di Pienza, la Madonna col Bambino (87) costituiva in origine lo scomparto centrale di un trittico. Essa ricorda analoghe tavole di Duccio, ma presenta la grande novità del colloquio di sguardi tra Madre e Figlio, un motivo che deriva dalla scultura di Giovanni Pisano, attivo a più riprese nel cantiere del Duomo di Siena.

Storie della Passione ad Assisi 

In tutte le opere di Pietro è presente un forte accento drammatico ed espressivo. Il ciclo delle Storie della Passione della Basilica inferiore di Assisi permette di coglierne le varie sfaccettature. La Cattura di Cristo (88) è una scena affollata e movimentata, in cui volti e atteggiamenti rivelano la gravità dell’evento. La struttura dei corpi messa in evidenza dai panneggi e la profondità spaziale suggerita da pochi elementi architettonici si spiegano con la conoscenza della pittura di Giotto, e in particolare degli affreschi di Assisi (sia della basilica superiore sia di quella inferiore). Ma, per quanto riguarda la raffigurazione del paesaggio e l’osservazione dell’ambiente, Pietro (e come lui i principali pittori senesi) va oltre i risultati del maestro fiorentino. In questo caso, lo sfondo è dipinto con il tradizionale  azzurro ultramarino che nella pittura murale medievale era equivalente al fondo oro delle tavole e dei mosaici; tuttavia nel cielo notturno appaiono stelle a distanza irregolare, che riprendono l’effettiva disposizione delle costellazioni, mentre dietro un costone roccioso si intravede la luna piena (in accordo con il testo evangelico). La varietà di piante raffigurate, spoglie, fiorite o sempreverdi, richiama con efficacia la stagione primaverile in cui si svolge l’evento.

Natività della Vergine 

Mentre le opere fin qui descritte appartengono alla fase giovanile del maestro, la Natività della Vergine (89), dipinta per il Duomo di Siena fra il 1335 e il 1342, risale alla sua piena maturità. La tavola, che comprendeva in origine una predella con le Storie di san Savino (uno dei patroni di Siena), ha la forma di un trittico, ma presenta una scena narrativa unitaria. L’integrazione fra la cornice e l’architettura raffigurata produce effetti inconsueti per il Trecento. La scena è ambientata in una casa della borghesia senese, completa di tutti gli arredi e gli accessori; dalla finestra aperta nel settore sinistro si vede un cortile simile a quello del Palazzo Pubblico. Ma, nonostante l’accurata rappresentazione dello spazio, il pittore non rinuncia al tradizionale sfondo dorato, che appare oltre le finestre a losanga della camera e la bifora di sinistra. Il grande talento narrativo e la capacità di introspezione psicologica di Pietro emergono soprattutto nell’episodio del padre in attesa ansiosa, raggiunto da un piccolo messaggero.

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Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti (Siena 1290 ca.-1348) era fratello minore di Pietro e forse suo allievo. Non ci sono però notizie attendibili su una loro collaborazione o su una bottega comune. Il pittore lavorò a lungo a Firenze, dove tra il 1328 e il 1330 si immatricolò all’Arte dei Medici e degli Speziali, la corporazione alla quale aderivano, a partire dagli anni Venti del Trecento, anche i pittori.

Storie di san Nicola 

A questo periodo risalgono le quattro tavolette con Storie di san Nicola, che si trovavano in origine ai lati di un’immagine del santo a figura intera e provengono dalla Chiesa (ora sconsacrata) di San Procolo. La prima delle due scene qui riprodotte (90) mostra l’episodio più noto della vita del santo, quello in cui Nicola, ancora laico, getta borse piene d’oro per salvare, fornendo loro una dote e quindi la possibilità di sposarsi, tre nobili fanciulle che il padre ridotto in miseria aveva deciso di far prostituire. Per questa tradizione, che attesta la grande generosità del santo, la sua figura ha dato luogo a quella di Santa Claus, Babbo Natale. Il pittore affronta uno scorcio piuttosto complesso per mostrare l’interno e l’esterno della casa, suggerendo in modo convincente la terza dimensione, ma senza giungere a una costruzione prospettica rigorosa. Nella seconda scena (91) si vede Nicola, divenuto vescovo di Mira, che salva la città dalla carestia moltiplicando, con l’aiuto degli angeli, i sacchi di grano che giungono nel porto. Qui Ambrogio conferisce una singolare ampiezza alla raffigurazione del mare e dell’orizzonte. Nonostante la resa fedele della realtà e il robusto senso dello spazio, il pittore non rinuncia alla convenzione del fondo dorato, obbligatorio in tutta la pittura medievale su tavola.

Annunciazione 

Una delle ultime opere di Ambrogio è l’Annunciazione (92), datata 1344, realizzata per l’Ufficio della Gabella del Palazzo Pubblico di Siena e ora conservata presso la Pinacoteca Nazionale. L’angelo, coronato di alloro, non reca il consueto giglio, ma un ramo di palma, che è stato interpretato come allusione alla Passione di Cristo o come insegna della supremazia della Vergine sulle altre creature. È tuttavia possibile che la tavola raffiguri invece l’annuncio della morte a Maria. Si tratta probabilmente del primo dipinto in cui le linee del pavimento convergono verso un unico punto di fuga, anche se l’esercizio prospettico è contraddetto dal consueto fondo dorato.

GUIDA ALLO STUDIO
Pietro Lorenzetti
  • Allievo di Duccio di Buoninsegna
  • Attivo in Umbria e Toscana
  • Forte drammaticità ed espressività
  • Sfondi azzurro ultramarino
Ambrogio Lorenzetti
  • Fratello e allievo di Pietro Lorenzetti
  • Attivo in Toscana
  • Cenni di uso della prospettiva
  • Sfondi dorati

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico