Unità 15 Il Gotico

Le coordinate dell’arte

La nascita dell’arte gotica 

Il termine gotico (da Goti, popolo barbarico di origine germanica) è impiegato a partire dal XVI secolo per indicare, in senso dispregiativo, un’arte lontana dai modelli classici; solo successivamente il termine verrà impiegato senza ulteriore connotazione per definire una cultura figurativa dotata di caratteri propri da leggere e considerare in relazione al suo contesto. 

Il nuovo linguaggio interessò tutte le forme dell’arte, ma trovò nell’architettura il suo primo, e forse più rappresentativo, ambito di attuazione, tanto da poter essere considerata l’arte guida del periodo. A partire dagli ultimi decenni del XIII secolo si afferma un nuovo modo di costruire e di concepire la struttura che, attraverso l’impiego combinato di elementi diversi, consente la realizzazione di architetture dal notevole slancio verticale. I contemporanei usavano l’espressione di opus francigenum, una classificazione che ci informa del grado di consapevolezza che questi avevano riguardo all’origine francese di tali novità. È infatti nel coro della Chiesa abbaziale di Saint-Denis – rinnovato a partire dal 1135 circa per volere dell’abate Suger (1081-1151) – che si rintraccia il primo esempio di costruzione gotica. Il nuovo linguaggio sarà poi accolto, sebbene con tempi e modalità diversi, in tutta Europa; vedremo, per esempio, come in Italia si verifichi una sorta di resistenza alle nuove tecniche costruttive – adottate solo nel corso del Duecento e in forme decisamente attenuate rispetto agli esempi d’Oltralpe – in virtù di un forte legame con la tradizione classica.
L’arte gotica occupa, convenzionalmente, un arco cronologico che va dalla metà del XII al XV secolo, con oscillazioni notevoli a seconda dei Paesi d’origine.

Il nuovo scenario geopolitico

Da un punto di vista politico e sociale, lo scenario europeo si caratterizza per la contrapposizione tra il papato da un lato e l’impero germanico e le monarchie europee dall’altro. Esemplificativo in tal senso è il trasferimento della sede pontificia da Roma ad Avignone (1309), nel Sud della Francia, conseguenza diretta dello scontro tra il monarca francese Filippo IV il Bello e il papato. Il tentativo di riportare a Roma la sede provocò una spaccatura all’interno del clero: i vescovi francesi nominarono un altro papa (1378), dando avvio al cosiddetto scisma d’Occidente (conclusosi nel 1417 con il concilio di Costanza). Anche l’impero subisce un duro colpo: in seguito alla morte di Federico II di Svevia (1194-1250) esso perde progressivamente di importanza, riducendo la sua influenza ai soli territori germanici. Al declino del papato e dell’impero corrisponde la conseguente ascesa delle monarchie nazionali, protagoniste a loro volta di lunghi e sanguinosi scontri (come il conflitto tra Francia e Inghilterra, noto con il nome di Guerra dei Cent’anni, 1337-1453).

La realtà italiana e gli ordinamenti comunali

A partire dal XII secolo, nell’Italia centro-settentrionale si verifica l’evoluzione degli ordinamenti comunali e l’emergere di un nuovo soggetto, la borghesia, che fa sentire il proprio peso anche in ambito politico attraverso le corporazioni di mestiere. Si tratta di un fenomeno che incide profondamente anche nelle vicende artistiche: oltre alla Chiesa, ai signori e ai regnanti si delinea una presenza nuova in grado di commissionare opere e finanziare in modo congiunto la realizzazione di grandi imprese e cantieri, che diventano il simbolo della prosperità e del prestigio di un’intera comunità. Punti nevralgici della città sono la cattedrale e il palazzo comunale: un edificio la cui tipologia nasce proprio in questo periodo e la cui funzione è ospitare le magistrature cittadine ed esprimere visivamente il peso crescente del governo rispetto all’autorità vescovile. I frequenti contrasti tra i diversi centri o all’interno delle stesse città si esprimono spesso come contrapposizione tra sostenitori del papa, guelfi, e sostenitori dell’impero, ghibellini.
Nel Sud, in seguito alla morte di Federico II e alla sconfitta dei suoi successori, si insedia con il sostegno della Chiesa la dinastia francese degli Angiò, cui succederà in Sicilia, in seguito alla rivolta del 1282 (i Vespri siciliani), il dominio dei re spagnoli di Aragona.

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IL TEMPO
LE OPERE 
1100 d.C.
1135   L’abate Suger avvia la ricostruzione di facciata e coro della Chiesa abbaziale di Saint-Denis
1163 (1187)-1208   Chiesa abbaziale di Fossanova
dal 1175   Cattedrale di Canterbury  
1200 d.C.
1216 Approvazione dell’ordine domenicano    
1220 Federico II sale al trono    
1223 Approvazione dell’ordine francescano    
1226 Muore Francesco d’Assisi    
dal 1228   Basilica di Assisi  
1242-1248   Sainte-Chapelle di Parigi
dal 1248   Duomo di Colonia
1250 Muore Federico II di Svevia Castel del Monte
1260   Nicola Pisano, Pulpito del Battistero di Pisa
1266 Carlo d’Angiò conquista il Regno di Sicilia

 
1280   Cimabue, Maestà di Parigi
1282 Vespri siciliani: l’Italia meridionale è divisa tra dominazione angioina e dominazione aragonese    
1284-1296   Facciata del Duomo di Siena  
1285   Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai  
dal 1288   Cimabue lavora agli affreschi della Basilica superiore di Assisi  
1290-1295   Giotto affresca la Basilica superiore di Assisi
1293   Arnolfo di Cambio, Ciborio di Santa Cecilia in Trastevere a Roma  
1296   Fondazione della nuova Cattedrale di Firenze  
dal 1299   Palazzo della Signoria a Firenze  
1300 d.C.
1302-1310   Giovanni Pisano, Pulpito del Duomo di Pisa  
1303-1304   Giotto affresca la Cappella degli Scrovegni a Padova  
1308-1311   Duccio, Maestà  
1309 La sede papale è spostata ad Avignone    
1330-1333   Simone Martini, Annunciazione e Santi
1337-1453 Guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra    
1338-1339   Ambrogio Lorenzetti, Allegoria ed Effetti del Buon Governo e del Cattivo Governo
1377 La sede papale torna a Roma    
1378 Inizia lo scisma d’Occidente
 
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Il rinnovamento interno alla Chiesa 

Nel XIII secolo la Chiesa approva la nascita di due nuovi ordini religiosi, rispettivamente fondati da san Francesco d’Assisi (1181/82-1226) e da san Domenico di Guzmán (1170-1221), che rivestono una notevole importanza non solo da un punto di vista spirituale – nel processo di rinnovamento interno alla Chiesa stessa e in particolare nella battaglia contro le eresie –, ma anche da un punto di vista culturale e artistico. Gli ordini mendicanti – così definiti per il loro voto di povertà – entrano in diretto contatto con la realtà cittadina (i loro conventi e le loro chiese, a differenza di quelli benedettini, si inseriscono nel tessuto urbano) e, attraverso l’opera di predicazione, recuperano un dialogo diretto con la popolazione. Quest’ultimo aspetto in particolare li rende committenti importanti: le immagini (quindi l’arte figurativa in particolare) sono uno strumento efficace per diffondere la conoscenza delle Sacre Scritture tra la popolazione analfabeta, ma soprattutto per attirare l’attenzione e fare leva sull’emotività e la capacità di immedesimazione del fedele. Si tratta di un’esigenza in grado di favorire un cambiamento all’interno del linguaggio figurativo che si farà più chiaro e coinvolgente, descrivendo con plausibilità e realismo i personaggi e lo spazio che li circonda.

Forma, funzioni e idee

Lo storico dell’arte tedesco Erwin Panowski (1892-1968) in un fondamentale saggio del 1950 (Architettura gotica e filosofia scolastica) notava come in Francia la nascita e lo sviluppo dello stile gotico coincidano in modo singolare con il sorgere e il diffondersi della filosofia scolastica – così chiamata in relazione alle scuole cattedrali, istituzioni antesignane delle moderne università, in cui avvenne la sua prima elaborazione – e del metodo espositivo adottato nelle Summae (raccolte di sentenze teologiche).
Alla filosofia scolastica si deve il tentativo di conciliare la fede cristiana con un sistema di pensiero proprio delle scienze razionali, secondo il modello della filosofia greca (il contatto con l’Oriente, conseguente alle crociate, consente di accedere a testi antichi, tradotti in arabo). Questo non significa sottoporre a verifica i dogmi della dottrina, ma mettere a punto una struttura logica per organizzare e ordinare il pensiero cristiano, rendendone chiari i fondamenti.
La cattedrale può essere letta come la concretizzazione visiva di quel sistema: le sue forme, le sue dimensioni e la sua complessità, così come l’importanza data alla funzionalità e all’organizzazione rigorosa dei suoi elementi, ricorda da vicino la struttura e l’articolazione di quei testi. Inoltre, come l’architettura tende verso l’alto, progressivamente assottigliandosi, analogamente la filosofia scolastica ambisce alla conoscenza e, più in generale, ad avvicinare l’uomo a Dio.
Anche l’importanza data alla luce nella chiesa gotica, attraverso l’impiego di numerose e ampie vetrate, può trovare una corrispondenza con la cultura religiosa del tempo. Alla luce era attribuito un alto valore, essa era considerata manifestazione visiva della presenza divina: secondo questa idea, la luce del sole, delle stelle ma anche lo splendore dell’oro e delle pietre preziose sono immagine della vera Luce emanata da Dio. Come vedremo, questa concezione non è accolta in modo unanime all’interno della Chiesa: l’ordine cistercense, Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) in particolare, concepisce un’idea di religiosità lontana dalla ricchezza e dallo sfarzo che rischia di distogliere il fedele e il monaco stesso dalla pratica della preghiera e della meditazione. Non solo la luce, ma il mondo fisico in generale è percepito come specchio della perfezione e della benevolenza divina. Si tratta di un passaggio fondamentale: restituire dignità alla dimensione terrena del vivere significa legittimare, indirettamente, la sua osservazione e la sua imitazione da parte degli artisti.
Non è un caso dunque se in scultura – che in questo periodo tende progressivamente a riacquistare una sua autonomia, sostanzialmente scomparsa con la tarda antichità – e in pittura si affermi un maggiore naturalismo, ovvero la tendenza a descrivere in modo più efficace e convincente i personaggi del racconto sacro, non solo nella loro fisicità ma anche nella loro espressività. In alcuni casi, questa tendenza, come vedremo, si lega in modo cosciente alla riscoperta dei modelli dell’antichità che molti maestri, primi tra tutti italiani, studieranno e citeranno nelle proprie opere incoraggiati da una committenza che trova nel recupero di quell’arte e di quel linguaggio un efficace strumento di propaganda (è il caso degli artisti della corte di Federico II di Svevia).
Sotto la denominazione di arte gotica vanno però esperienze anche molto distanti tra loro: a seconda dei luoghi, delle committenze, degli interpreti e delle successive fasi stilistiche, questo naturalismo può esplicitarsi in modi differenti. Per comprendere meglio questo aspetto, può essere utile confrontare opere eseguite negli stessi anni da artisti di formazione diversa, come per esempio una pittura di Giotto e una di un artista inglese suo contemporaneo: da un lato si osserva la descrizione di uno spazio che si sviluppa in profondità, il tentativo di dare volume e concretezza ai corpi, dall’altra invece si nota una maggiore attenzione per la resa dei dettagli, e la ricerca di pose articolate e sinuose che, rompendo con la rigida frontalità che aveva caratterizzato la figurazione del periodo immediatamente precedente, siano in grado di suggerire un’impressione di movimento e di conferire una nuova energia e vitalità ai personaggi.
Un altro importante aspetto da considerare è il ruolo svolto dalle arti suntuarie, impropriamente dette minori (avori, oreficerie, miniatura, vetrate eccetera), che in virtù delle loro ridotte dimensioni (quindi facilmente trasportabili) si fanno veicolo di diffusione delle novità stilistiche, e campo privilegiato di sperimentazione. Si tratta di un ambito che riesce maggiormente a “sfuggire” al controllo e al peso delle regole della tradizione, rispetto alla pittura o all’architettura: reliquiari e ostensori utilizzano un vasto repertorio del disegno architettonico e della teoria progettuale gotica, proponendo in scala ridotta esempi decisamente più arditi e fantasiosi rispetto alle costruzioni monumentali.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave 
  • L’origine del termine: il termine “gotico” (da Goti, popolo barbarico di origine germanica) si usa dal XVI secolo per definire in senso dispregiativo un’area lontana dai modelli classici. 
  • Dove: il Gotico si irraggia, seppur declinato in molte varianti, dalla Francia. 
  • Quando: l’arte gotica convenzionalmente va dalla metà del XII secolo al XV secolo. 
  • Nuovi committenti: la borghesia, nuovo soggetto della società, è nuovo e importante soggetto committente (nasce la tipologia edilizia del palazzo comunale). Gli ordini mendicanti (così chiamati per il loro voto di povertà) usano le immagini come strumento per raggiungere la popolazione analfabeta. 
  • I presupposti teologici: alla base del nuovo modo di costruire le chiese in età gotica vi è la filosofia scolastica e le cattedrali sono la concretizzazione visiva di quel sistema filosofico. La luce è fondamentale perché manifestazione visiva della presenza divina.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico