Il Romanico meridionale: l’eredità bizantina e araba

14.5 Il Romanico meridionale: l’eredità bizantina e araba

Nell’Italia meridionale, fra XI e XII secolo, si manifestano gli influssi culturali più diversi, che si riflettono anche nell’architettura e nell’arte. Da una parte vi è la forte influenza dell’Abbazia di Montecassino che, come si è visto, svolge un ruolo di diffusione di modelli derivati dall’arte classica; dall’altra pesano le diverse dominazioni, e in particolare quella araba in Puglia, in Calabria e in Sicilia, cui succede la dinastia normanna degli Altavilla.

La Puglia

Come un ponte tra la Penisola italiana e il Mediterraneo orientale, attraversata da viaggiatori, mercanti e pellegrini, la Puglia sviluppa un’architettura romanica che risente di molteplici influenze.

Basilica di San Nicola a Bari

Nel 1087 giunsero a Bari le reliquie del corpo di san Nicola, che nel IV secolo era stato vescovo di Myra (oggi in Turchia). Fu così dato avvio alla costruzione della basilica (67) che le avrebbe accolte. I lavori si protrassero a lungo e la chiesa fu consacrata oltre un secolo dopo, nel 1197. Il vescovo Elia presiedette il cantiere fino alla sua morte, avvenuta nel 1105: la complessità dell’edificio si spiega in parte anche con la presenza di questo vescovo, che era stato alla guida dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni, una delle più importanti sotto la filiazione di Montecassino, e che era in stretto contatto con papa Urbano II, già monaco a Cluny. La pianta è singolare: presenta un immenso transetto che abbraccia tutte le navate e ingloba le tre absidi (68). Poiché il transetto ha una lunghezza uguale alla larghezza delle tre navate, cioè non sporge dal corpo dell’edificio, la chiesa risulta racchiusa entro un ampio rettangolo, mentre le absidi sono incluse in un muro al di là del transetto che non le rende facilmente individuabili dall’esterno. A est e a ovest si trovano quattro torri; altre due torri, mai terminate, erano previste sugli altri lati. Sulle pareti esterne, insolite arcate sovrastate da loggette con sei archetti ciascuna alleggeriscono l’aspetto massiccio dell’edificio. All’interno (69), profondi matronei si affacciano sulla navata, secondo il modello delle chiese lombarde.

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Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani

Fra le altre chiese pugliesi spicca, per il suo elegante slancio e la sua posizione strategica sul mare, la Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani (70). L’edificio è legato a una leggenda che narra di un giovane greco, Nicola: sbarcato a Otranto nel 1094, egli era diretto in pellegrinaggio al Santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano, costruito sopra una grotta dove in tempi remoti sarebbe comparso l’arcangelo Michele; esausto, il giovane si era gettato sugli scalini della Chiesa di Trani ed era morto di stenti. Lì fu sepolto e a lui fu dedicata la nuova chiesa. La chiesa ha una pianta simile a quella della Basilica di San Nicola a Bari: ha tre navate (71), separate da colonne binate (disposte a due a due) e un profondo transetto appena sporgente chiuso da tre alte absidi. L’ampia cripta, sempre a tre navate, si estende per tutta la lunghezza della chiesa: si tratta quindi, di fatto, di due edifici sovrapposti, come è evidente anche dalla facciata in cui due rampe conducono alla chiesa superiore.

Palermo e il Romanico siciliano

Nel 1072 il re normanno Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, sottrae agli Arabi la città di Palermo, che dal 948 faceva parte del califfato fatimide. Inizia così la dominazione normanna della Sicilia, durante la quale l'isola conosce una mirabile fioritura artistica.
Nel dicembre del 1184 il geografo arabo Ibn Jubayr, a seguito di un naufragio, approda in Sicilia ed è accolto da Guglielmo II. Nel visitare la corte normanna, l'ospite riconosce in Palermo «una città antica e bella, splendida e graziosa, con sembianze di seduttrice». Il re cristiano, al pari di un sultano musulmano, appare «immerso nelle delizie del principato», circondato da ancelle e concubine. Una sensualità sconosciuta a quei tempi a gran parte dell'Occidente cristiano caratterizza la descrizione di Palermo e del suo re, che nei giardini dei suoi palazzi, con piacevoli intrattenimenti, si aggira tra donne che indossano abiti di seta ricamati d'oro, adorne di gioielli e di veli. Probabilmente questo ambiente raffinato si ritrovava anche nel suggestivo padiglione delle delizie della Cuba (dall'arabo cubba, cupola), ultimo edificio normanno costruito in Sicilia, fatto erigere da Guglielmo II attorno al 1180 (72).
I re normanni favoriscono lo sviluppo di un'architettura che è un connubio di elementi arabi, normanni, bizantini. Grazie anche alla pacifica coesistenza di comunità arabo-islamiche ed ebraiche, Oriente e Occidente si incontrano qui per due secoli, fino al 1195, quando la Sicilia passa agli Svevi. In particolare, si trovano insolite chiese coperte da cupole rosse a bulbo, in contrasto con i volumi cubici che le sostengono, come la Chiesa di San Cataldo (73): l'esterno, decorato da arcate cieche a sesto acuto e da merlature traforate, presenta tratti tipici dell'architettura islamica nordafricana e si contrappone alla spazialità bizantina dell'interno a tre navate (74), vicina a esempi pugliesi.
A Ruggero II si deve la costruzione del Duomo di Cefalù (1131-1267 circa), che doveva essere, nelle intenzioni della famiglia normanna, il mausoleo degli Altavilla, ma che non fu completato secondo i piani originali. La parte absidale (75), la più antica e monumentale, risale al progetto originario e risulta sproporzionata rispetto al più modesto corpo della chiesa. La facciata (76), chiusa tra alte torri, ha l'aspetto di una fortificazione; il transetto e l'abside maggiore presentano un forte slancio verticale e sono decorati dall'elemento arabeggiante degli archetti acuti intrecciati.

Duomo di Monreale a Palermo 

L’edificio più rappresentativo della Sicilia normanna è il Duomo di Monreale, voluto da Guglielmo II per accogliere le tombe dei re normanni, dopo che era tramontato il progetto del suo avo, Ruggero II, di fare di Cefalù la sede dei mausolei regali. La chiesa, situata su una collina a pochi chilometri da Palermo, è la perfetta sintesi della ricchezza di voci e influssi che caratterizzano il Romanico siciliano: l’esterno è arabeggiante, l’interno è bizantino, mentre la porta a formelle bronzee fu realizzata dallo scultore e architetto Bonanno Pisano. La data di messa in opera della porta, 1185, indica che in quell’anno probabilmente l’edificio era compiuto nelle sue parti fondamentali.
La chiesa, di dimensioni grandiose, ha una pianta basilicale a tre navate, simile a quella della Cattedrale di Cefalù, con colonne di marmo adorne di capitelli corinzi e figurati, provenienti da un antico edificio pagano, e un soffitto ligneo a capriate. La facciata (77) è chiusa da due possenti torri quadrangolari e mostra una prodigiosa sovrapposizione di archi intrecciati (la cui visuale è parzialmente coperta dal portico aggiunto nel Settecento), con una decorazione certamente eseguita dalle maestranze arabe che, come indicano le fonti, erano impegnate nel cantiere. La decorazione si estende anche nelle absidi, con vivaci effetti di chiaroscuro e sottili variazioni cromatiche dettate dall’alternarsi di materiali diversi: il calcare chiaro, il laterizio rosso e la pietra lavica nera.
All’interno (78) le pareti del capocroce (la parte della chiesa oltre il transetto) e della navata centrale sono rivestite da mosaici a fondo oro, eseguiti tra il XII secolo e la metà del XIII da maestranze in parte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuola bizantina. I mosaici raffigurano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano si trova la colossale figura del Cristo Pantocratore (“che tutto governa”). Guglielmo II era attratto dal mondo raffinato delle corti musulmane, ma nel Duomo di Monreale si mostra attento ai buoni rapporti col papato e fa magnificare, nel ciclo di mosaici, le vicende dell’Antico Testamento che precedono e preparano l’avvento della Cristianità. Sul fianco destro della chiesa si apre un chiostro quadrato, con archi ogivali a doppia ghiera (cioè formati da due archi concentrici), in cui si mescolano le figurazioni del Romanico italiano con i preziosi intarsi policromi di derivazione orientale.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Romanico nell’Italia meridionale
  • Influssi dal Romanico lombardo: facciata a salienti, matronei, loggette
  • Introduzione di elementi bizantini (in Puglia): pianta a croce greca, decorazione di modello arabo
  • Introduzione di elementi islamici (in Sicilia): archi a sesto acuto, coperture con cupola a bulbo
  • Alte torri ai lati della chiesa di derivazione nordica

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico