La chiesa romanica
Nel quadro geograficamente vasto dell'arte romanica, le architetture sacre sono la testimonianza più diffusa e meglio conservata. Al di là della pluralità di stili e declinazioni locali, è possibile individuare i tratti comuni dell'arte romanica, che, abbandonando le forme semplificate tardoantiche, acquisisce un linguaggio strutturato in maniera del tutto nuova. Dato che sono molto scarse le testimonianze di architettura civile – a differenza dell'architettura religiosa, di cui sono sopravvissuti molti esempi –, l'analisi può partire dalle caratteristiche tipologiche di chiese, abbazie, cattedrali e pievi.
La cattedrale rappresenta spesso la costruzione più importante della città, cui contribuiscono, in un massiccio sforzo comune, le risorse dell'intera collettività. Non si tratta solo del luogo dove la comunità si riunisce per pregare, ma anche di un punto di incontro per i cittadini: vi si celebrano i riti sacri, ma vi si tengono anche assemblee civiche.
La nascita di questi grandi cantieri va di pari passo con una profonda ricerca stilistica, tecnica e insieme di organizzazione del lavoro, orientata in due direzioni fondamentali: lo studio dei sistemi costruttivi delle volte, a botte e a crociera, per coprire ampi spazi, e la scomposizione della navata in unità modulari, le campate. Le tipologie di volta romanica derivano dalla tradizione classica e paleocristiana, ma sono applicate in modo organico per una nuova e più razionale divisione degli spazi. La volta a botte è la tipologia più semplice di copertura, nata dallo sviluppo di un arco. La ▶ volta a crociera, invece, più complessa, si ottiene intersecando tra loro due volte a botte: la superficie è divisa così in quattro sezioni, dette vele, sottolineate da membrature in rilievo, i costoloni. A differenza delle volte a crociera del mondo romano, in quelle romaniche i costoloni sporgono decisamente dalle vele, rendendo più evidente la loro funzione portante.
Elemento basilare e insieme profondamente innovativo rispetto alle epoche precedenti è anche la ▶ campata, ossia lo spazio della navata o del transetto compreso tra quattro pilastri o colonne. Si tratta di un elemento modulare che, rispetto agli edifici paleocristiani, cambia la spazialità della chiesa e permette di organizzarla in modi e proporzioni razionali: per fare un esempio, l'area della campata della navata centrale è spesso pari alla somma dell'area di due campate delle navate laterali. Le dimensioni della campata determinano le proporzioni del corpo principale della chiesa, del transetto e dell'eventuale nartece, mentre le spinte delle volte (ossia la forza che esse esercitano sugli elementi di sostegno) condizionano le dimensioni delle murature, che diventano più spesse e regolari.
Il principio fondamentale dell'architettura romanica è dunque la costruzione di uno spazio concepito in modo organico e ben strutturato, che si esprime nella chiarezza dei suoi elementi costitutivi e della sua pianta. A differenza dell'architettura paleocristiana, dove uno spazio unitario conduce direttamente verso l'altare (il centro focale e simbolico dell'edificio), la chiesa romanica risulta molto più concretamente divisa in settori e spazi ben definiti, costituiti dalla somma delle singole campate.
La pianta più frequente è quella a croce latina con deambulatorio e cappelle a raggiera o con tre o più absidi parallele. Più rara la pianta a croce greca, e più in generale la pianta centrale: si utilizza soprattutto quando si vuole suggerire un forte significato simbolico che richiami le origini mediorientali del Cristianesimo, essendo ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme, luogo della tomba di Cristo. Come si nota dalla ricostruzione assonometrica (4), in questi edifici l'arco a tutto sesto assume una funzione fondamentale nel suddividere lo spazio secondo rapporti proporzionali in ragione del doppio e del triplo, ma anche per interrompere lo sviluppo longitudinale della navata, che è ritmato dagli arconi delle campate.
Anche l'altezza della navata è scandita da percorsi e spazi chiaramente leggibili (5): spesso è presente il matroneo o triforio, una stretta galleria che corre al di sopra delle navate minori e si affaccia, come una loggia, sulla navata centrale, tramite trifore, ossia aperture tripartite. I matronei percorribili come pure i trifori ciechi (cioè non percorribili) possono a loro volta essere sormontati dal claristorio (dall'inglese clerestory, composto di clere o clear, "chiaro", e story, "piano di un edificio", e quindi letteralmente "piano luminoso"), la "zona della luce", la parete superiore della navata centrale, in cui si aprono finestre che illuminano l'ambiente.
La chiesa romanica si struttura su più livelli, costituiti dallo spazio principale della navata, dalla cripta sottostante e, al di sopra, dal presbiterio. La cripta contiene la sepoltura del santo e di solito è sotterranea, tuttavia con le sue volte permette l'innalzamento del presbiterio, a cui in genere si accede da scale: in questo modo tutti i fedeli possono vedere lo svolgimento del rito. All'incrocio tra le navate e il transetto si trovano il tiburio, una struttura a prisma o cilindro che ingloba una cupola, o la torre di crociera, in modo che anche la sezione verticale dell'edificio e non solo la pianta a croce latina abbia la forma di una croce e richiami simbolicamente il sacrificio di Cristo. La presenza del tiburio o della torre fa sì che raramente la cupola interna sia visibile dall'esterno.
Lo spazio che deriva dall'unione coerente degli elementi strutturali della chiesa romanica crea una nuova combinazione tra pieni e vuoti. Alla linearità geometrica della basilica tardoantica si sostituisce uno spazio solido che nasce dall'incontro tra forze differenti: la funzione strutturale di sostegno è affidata a un sistema alternato di colonne e pilastri, che reagiscono meglio delle colonne alle spinte trasversali e verticali. A differenza delle colonne, che sono a base circolare, i pilastri possono essere quadrati, compositi (pilastri quadrati sui cui lati sono addossate quattro semicolonne) e a fascio (costituiti da fasci di colonne di diverse dimensioni e talvolta differenti materiali) (6).