Forma, funzioni e idee
In epoca romanica vengono introdotte anche soluzioni architettoniche del tutto nuove che rispondono direttamente a necessità dettate dal mutato clima culturale, ideologico e religioso. Il culto delle reliquie, per esempio, porta alla costruzione di ampie cripte, ambienti sotterranei nei quali venivano conservati i resti dei santi, alle quali si accedeva dalle zone adiacenti il presbiterio (che spesso viene sollevato su un pontile proprio per creare l’accesso alla cripta stessa).
Per agevolare il deflusso dei numerosi pellegrini e per evitare che il loro passaggio interferisse con le attività svolte dai religiosi nel presbiterio viene invece concepito il deambulatorio, una sorta di corridoio che passa alle spalle del presbiterio correndo lungo l’abside.
Ma, oltre che per necessità pratiche, certe soluzioni possono essere lette anche in chiave simbolica. I sottili fasci di luce che filtrano dalle strette finestre tendono a concentrarsi nella navata centrale e ancor più nella zona dell’altare quasi a sottolineare la fede che viene a rischiarare le tenebre del peccato e dell’ignoranza. Questa dicotomia luce/ombra-bene/male trova un riflesso anche nella rappresentazione diretta del dolore, del peccato e del male che troviamo simboleggiati nelle creature mostruose delle decorazioni a rilievo. A ogni elemento raffigurato è assegnato un significato (l’aquila è la forza, il pellicano il sacrificio di Cristo, l’albero la vita) e perfino quelli che sembrano semplici ornamenti geometrici nascondono spesso allusioni simboliche per noi non sempre comprensibili ma che dovevano invece essere allora comunemente note. A differenza di quella aulica e raffinata delle corti carolingia e ottoniana, l’arte romanica intende infatti rivolgersi a fasce il più possibile ampie di una popolazione che all’epoca era costituita per lo più da analfabeti. Essa riflette insomma quella crescita sociale e culturale, fatta di partecipazione alla vita comunitaria e di diffuso fervore religioso, che caratterizza i secoli XI e XII. La cattedrale romanica non è, infatti, solamente un edificio religioso: in assenza di un’edilizia civile, che si sarebbe sviluppata comunque di lì a poco, essa era l’espressione stessa della comunità che tutta intera concorreva, a vario titolo e in varia misura, alla sua costruzione e al suo abbellimento. Lì, oltre ai riti religiosi, vi si tenevano assemblee e vi si conducevano perfino affari; lì erano custoditi i tesori, materiali e immateriali, dell’intera città. Le sue decorazioni pittoriche o scultoree erano monito morale, insegnamento dottrinario e insieme espressione dei valori dell’intera comunità. Proprio questo concentrarsi dell’orgoglio e dell’identità stessa della città nella propria cattedrale apre la competizione all’ingaggio dei migliori architetti, scultori e pittori che tornano adesso a firmare orgogliosamente le proprie creazioni.