La crisi del III secolo
Con la morte di Alessandro Severo, nel 235, si apre un cinquantennio di anarchia militare durante il quale ogni fazione dell’esercito sostiene un suo aspirante alla carica imperiale. La costante minaccia rappresentata dalle incursioni dei popoli barbarici, unita alle mire autonomistiche delle ricche e potenti province d’Africa e d’Oriente, comporta ingenti spese militari che, sostenute mediante un costante inasprimento del prelievo fiscale, mettono in ginocchio le attività produttive. Al contempo, i molti teatri di guerra rendono difficoltoso l’approvvigionamento dei mercati urbani provocando un inevitabile innalzamento dei prezzi dei generi di prima necessità.
L’unico momento di parziale stabilità politica e lieve ripresa economica è dovuto al governo di Aureliano (270-275). Al restitutor Orbis (letteralmente “restauratore del mondo” titolo onorifico che gli viene riconosciuto nel 274 per aver ricostituito l’unità imperiale) si deve anche la costruzione a Roma di una nuova poderosa cinta muraria lunga circa diciotto chilometri, dotata di trecentottanta torri e diciassette porte fortificate. Sebbene gli sforzi si concentrino inevitabilmente sulle necessità difensive, l’iniziativa di Aureliano prelude all’ultima grandiosa ripresa dell’attività edilizia che, di qui a pochi anni, doterà la città di alcuni tra i suoi più celebri edifici.