Unità 2 Le civiltà mesopotamiche

Le coordinate dell’arte

La nascita delle civiltà stanziali 

Il toponimo Mesopotamia (dal greco en mésos potamós, “tra fiumi”) indica la zona compresa tra i bacini del Tigri e dell’Eufrate (grossomodo coincidente con l’attuale Iraq). Tale area è la parte più orientale della cosiddetta “Mezzaluna fertile” (comprendente anche la bassa valle del Nilo e la costa mediterranea della penisola arabica) dove nascono e si sviluppano, nel corso del IV millennio a.C., le prime grandi civiltà stanziali. Lo sviluppo dell’agricoltura, favorita dalla fertilità dei terreni in prossimità dei grandi fiumi, porta con sé un generale avanzamento tecnologico che richiede, a sua volta, il ravvicinato concorso di diverse specializzazioni (dalle maestranze dedite alla costruzione dei canali di irrigazione ai fabbri che realizzano gli strumenti da lavoro, dai falegnami che fabbricano i carri per il trasporto del raccolto fino ai vasai che foggiano i recipienti per la sua conservazione) e dunque, la nascita dei primi grandi insediamenti urbani.
Le prime grandi città (Uruk, Ur, Mari, Nippur, Erech e Lagash) sorgono nel corso del IV millennio a.C. grazie al grande sviluppo economico raggiunto dai Sumeri.
Ad essi si sovrappongono altre popolazioni in un sanguinoso succedersi di guerre per la supremazia territoriale che, però, produce anche un continuo e fecondo mescolarsi di culture.
Attorno al 2380 a.C., sotto la guida del re Sargon, gli Accadi estendono il loro dominio sull’intera Mesopotamia per poi ritirarsi progressivamente, a seguito di una nuova espansione sumera, nella sola regione centrale; qui, in un luogo ancora imprecisato nella zona di maggior vicinanza tra i corsi del Tigri e dell’Eufrate, si trovava la loro capitale Akkad.
Sotto il regno del re Hammurabi (1790- 1750 a.C. circa) inizia l’ascesa politica e militare dei Babilonesi (o Amorrei). Il loro dominio (indicato come “Primo impero babilonese”) subisce però un declino piuttosto rapido fino ad essere definitivamente abbattuto nel 1530 dalle conquiste dei Cassiti.
Attorno al 1100 a.C. inizia invece l’espansione degli Assiri, provenienti da Assur, nell’alta valle del Tigri. Quello assiro è un popolo guerriero (noto per la ferocia con la quale trattava le popolazioni sottomesse) che arriva a governare uno sconfinato territorio comprendente l’intera Mezzaluna fertile (Egitto compreso) e buona parte dell’Anatolia (regione nell’attuale Turchia).
Infine, ha meno di un secolo di vita, dal 612 al 538 a.C. (anno della conquista persiana), il Secondo impero babilonese caratterizzato da un’eccezionale fioritura artistica.

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IL TEMPO
LE OPERE
3200 a.C. ca. Invenzione della scrittura cuneiforme    
3000 a.C.
2900-2450 a.C.   Stendardo di Ur
2500-2400 a.C.   Statua orante del re Iku-Shamagan
2450 a.C. ca.   Stele degli avvoltoi
2380 a.C. Gli Accadi occupano tutta la Mesopotamia  
2100 a.C. Ziqqurat di Ur
2000 a.C.
1790 a.C. I Babilonesi (Amorrei) iniziano l’espansione nella bassa Mesopotamia
1760 a.C. ca. Stele del codice di Hammurabi

1530 a.C. L’impero babilonese crolla per l’invasione dei Cassiti
1100 a.C. Gli Assiri iniziano la loro espansione  
1000 a.C.
612 a.C. L’impero assiro crolla. Ha inizio il Secondo impero babilonese (periodo neobabilonese)    
575 a.C. Porta di Ishtar
538 a.C. Babilonia è conquistata dai Persiani    
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L’invenzione della scrittura 

È allo scopo di contabilizzare le entrate e le uscite delle merci dai magazzini che viene introdotta, attorno al 3200 a.C., la scrittura: segni grafici simili a cunei (da qui la definizione di “scrittura cuneiforme”) iniziano a essere impressi su vasi o tavolette d’argilla. Con il tempo la scrittura viene perfezionata passando dal semplice utilizzo di pittogrammi (disegni che indicano oggetti) a quello degli ideogrammi (disegni che indicano concetti) fino all’introduzione, nel II millennio a.C., dei primi segni fonetici. L’evoluzione della lingua scritta va di pari passo con l’ampliamento delle funzioni che è chiamata ad assolvere: il suo utilizzo si estende via via alla narrazione delle imprese storiche nelle iscrizioni dei monumenti, alla registrazione dei pagamenti dei tributi fino alla promulgazione dei primi codici legislativi.

Forma, funzioni e idee

La struttura urbanistica della città-stato, cinta da mura difensive, trova il suo centro nevralgico nel tempio e nel palazzo regale. Entrambi gli edifici hanno una natura polifunzionale: sebbene il tempio si distingua come luogo di culto (e forse anche come osservatorio astronomico) e il palazzo sia, allo stesso tempo, residenza del sovrano e centro politico-amministrativo, essi assolvono infatti alle funzioni difensive e di stoccaggio delle scorte alimentari.
Il marcato teocentrismo delle culture mesopotamiche (cioè la concezione etico-religiosa secondo cui Dio è principio della realtà e centro di ogni attività umana) fa sì che alle arti figurative sia affidata principalmente l’espressione di contenuti religiosi i quali, in virtù dell’identificazione tra potere religioso e politico, assumono anche valore normativo. Caso esemplare da questo punto di vista sono le statuette sumeriche di oranti che raffigurano il re-sacerdote con le mani giunte mentre entra in contatto con la divinità grazie alle proprie capacità percettive sovrannaturali, simboleggiate dagli occhi spalancati e dalle enormi orecchie ( p. 31).
L’artista non concentra dunque i propri sforzi nella riproduzione dell’aspetto visibile della realtà ma, al contrario, si concentra su pochi basilari elementi che garantiscano la riconoscibilità dei personaggi raffigurati e la comprensibilità del messaggio politico-religioso. Hanno questo stesso obiettivo il sostanziale geometrismo dell’arte mesopotamica, cioè la tendenza a sintetizzare gli elementi rappresentati attraverso l’utilizzo di forme geometriche elementari (tralasciando intenzionalmente tutti quei particolari che non siano strettamente relativi alla trasmissione del messaggio) e l’utilizzo quasi esclusivo dei punti di vista frontale e di profilo.
Insieme alla centralità del contenuto politico-religioso, anche la rigida gerarchia sociale di queste culture trova un riflesso diretto nell’arte figurativa attraverso l’utilizzo della gerarchia proporzionale, convenzione secondo la quale la figura principale assume dimensioni maggiori rispetto alle altre.
Ma, oltre che come riflesso dei caratteri sociali e religiosi, è importante valutare l’arte di queste antiche civiltà anche in base alla funzione “linguistica” che essa si trovava a dover assolvere. Basti pensare in questo senso al ruolo fondamentale che l’immagine figurata, sotto forma di pittogramma o ideogramma, occupa nel lungo processo di messa a punto del linguaggio scritto. L’utilizzo di formule figurative per lo più rigidamente convenzionali, e che tendono a riproporsi con poche varianti nel corso di secoli, si può infatti spiegare in buona parte con la natura di “alfabeto visivo” che l’arte mesopotamica doveva assumere (caratteristica questa che la accomuna, come vedremo, all’arte egizia).
Non bisogna tuttavia incorrere nell’errore di liquidare l’arte di queste antiche civiltà come totalmente astratta e immutabile nel tempo. Esistono, infatti, specificità stilistiche relative ai diversi periodi, ai luoghi di produzione, alla cultura d’origine e alla funzione di ogni opera. Alla decisa astrazione dell’arte sumera, riflesso di una cultura totalmente rivolta al divino, succede per esempio una maggior attenzione al dato naturalistico introdotta dagli Accadi e soprattutto dagli Assiri in virtù della loro bellicosità e dell’urgenza di glorificare le imprese militari compiute dal sovrano e dal suo esercito.
Accade così che il rilievo storico assiro introduca nuovi caratteri figurativi dovendo affrontare la contestualizzazione spaziale e temporale dei personaggi nella narrazione di fatti realmente accaduti. Pur mantenendo le funzioni di narrazione storica, di divulgazione di principi normativi e di espressione di messaggi religiosi, l’arte del periodo neo babilonese apre, infine, al puro godimento estetico, come dimostrano i rilievi zoomorfi della Porta di Ishtar nei quali l’attenta resa naturalistica di pose, movimento e volumi anatomici diviene mezzo per raggiungere una grande eleganza decorativa.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • Dove: si indica come arte mesopotamica quella espressa da alcuni popoli (Sumeri, Accadi, Babilonesi e Assiri) stanziati nei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate.
  • Quando: le civiltà mesopotamiche si sviluppano tra il IV millennio a.C. e il 538 a.C. (anno della conquista persiana della regione).
  • Funzioni dell’arte: l’arte delle civiltà mesopotamiche assolve in modo prevalente alle funzioni di trasmissione di contenuti religiosi, normativi e di celebrazione del potere.
  • Il linguaggio figurativo: è di natura prevalentemente simbolica. Una certa attenzione al dato naturalistico è però riscontrabile nell’arte assira e in quella del Secondo impero babilonese.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico