Il rilievo storico

9.4 Il rilievo storico

Il rilievo storico a Roma

Durante tutta l’età repubblicana l’arte ha in gran parte il compito di celebrare la grandezza di Roma e di raccontare le imprese militari compiute dal suo esercito. Il rilievo storico si afferma come la tipologia scultorea più adatta a questo scopo. Esso, in genere, contiene rappresentazioni di carattere narrativo e didascalico, rese attraverso una sequenza di scene consecutive che costituiscono una serie di "istantanee" dell’evento da ricordare, senza ricerca prospettica e con un richiamo al naturalismo ellenistico. Il più antico rilievo romano che testimoni eventi storici e la realtà civile e politica di Roma, come vedremo, è quello dell’Ara di Domizio Enobarbo ( pp. 226-227).

Fregio della Basilica Emilia

Un’altra importante testimonianza di rilievo concepito per celebrare Roma, e in particolare le sue origini, risale probabilmente alla prima metà del I secolo a.C. I numerosi frammenti di marmo pentelico rinvenuti nel Foro romano, nell’area della Basilica Emilia, hanno permesso di ricomporre parte di una serie di rilievi figurati che decoravano, forse in pannelli e non in fregio continuo, l’architrave all’interno della basilica. La decorazione fu realizzata probabilmente tra gli anni 87 e 78 a.C., quando l’edificio subì alcuni lavori di ristrutturazione. I vari pannelli a rilievo che componevano questo ciclo decorativo furono in seguito smontati e adattati per essere reinseriti nella ristrutturazione dell’edificio della seconda metà del I secolo a.C. Il recupero delle lastre e il loro reimpiego sono da imputarsi, oltre al materiale pregiato, ai soggetti rappresentati, relativi a vari episodi delle origini della città. Tra le scene parzialmente ricostruite vi è quella con la punizione di Tarpea (32), una delle vergini Vestali che, corrotta dalle promesse dei Sabini, aveva aperto loro le porte del Campidoglio tradendo per cupidigia e vanità il proprio popolo. Entrati in città, però, non solo i nemici non le diedero i monili in oro promessi, ma la schiacciarono sotto il peso di tutto il metallo in loro possesso, compresi gli scudi, fino a farla morire. Nella scena frammentaria è ben riconoscibile Tarpea, al centro, con le braccia spalancate in segno di terrore; il manto, sollevato dal vento, forma un arco attorno al suo capo, mentre i soldati sabini accatastano le armi sul tumulo che già ricopre per metà il corpo della giovane Vestale. All’estrema sinistra, un uomo barbato, armato e con un piede appoggiato a una roccia, osserva la punizione esemplare alla quale è sottoposta la traditrice del popolo.

Il rilievo italico

La tradizione del rilievo era ben affermata anche in ambito italico, e si esprimeva soprattutto nei monumenti funebri di piccoli magistrati locali, di liberti (schiavi affrancati) o di personaggi che, grazie a un’adeguata disponibilità economica, erano in grado di farsi costruire tombe decorate.
In questi rilievi si esprime maggiormente quella che, anche per la semplicità e l’immediatezza della comprensione dei soggetti rappresentati, è stata definita arte plebea ( p. 244); la necessità di dare importanza all’elemento principale della scena porta spesso all’uso di un linguaggio fatto di simboli.
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Rilievo con corteo funebre

Un esempio di tale tipologia è dato da un bassorilievo rinvenuto nell’antica Amiternum, nei pressi dell’Aquila (33). Il reperto, datato al I secolo a.C., descrive la cerimonia funebre di un personaggio di rango elevato. Lo testimonia la presenza di ben otto portatori – quattro di dimensioni maggiori e quattro più piccoli, nel tentativo di distinguere quelli in primo piano da quelli in secondo piano – che portano la lettiga funebre; accompagnano il feretro sette suonatori, che precedono il corteo, alcune  prefiche e infine i familiari e gli amici del defunto. La mancanza di prospettiva è evidente: le figure sono allineate sullo stesso piano, anche se in alcuni casi sono poste a diversi livelli su piccole strisce che rappresentano il piano della strada dove doveva svolgersi il corteo funebre.

Monumento funerario di Lusius Storax

Come esempio di monumento funerario decorato a rilievo possiamo ricordare quello di Lusius Storax, ritrovato a Teate Marrucinorum (oggi Chieti), anche se appartiene in realtà all’arte della prima età imperiale (I secolo d.C.). Si tratta di un sepolcro a tempietto, del quale sono conservati i rilievi del frontone e quelli del fregio, scolpiti con l’intento di ricordare il defunto. La scena sul frontone (34) raffigura l’elezione di Lusius Storax nel collegio dei seviri augustali, magistrati incaricati del culto dell’imperatore defunto. Lusius Storax è su una tribuna, al centro e più grande degli altri personaggi, anticipando modi di rappresentazione tipici dei secoli successivi. È in toga, colto mentre sta per dare il via ai giochi dei gladiatori; ai suoi lati, su due sedili, i quattuorviri (magistrati municipali) della città, affiancati da un littore in piedi (figura che aveva il compito di proteggere i magistrati). In secondo piano vi sono gli undici seviri augustali, sei uscenti e cinque nuovi (il sesto è Lusius). Sullo sfondo si intravede il colonnato del Foro locale; ai lati due gruppi di musici: a destra suonatori di corno e a sinistra suonatori di tuba. Nel fregio sono invece raffigurate coppie di gladiatori colti in varie pose. Ogni personaggio è studiato nei dettagli, ma le singole scene sono accostate le une alle altre senza sfondo né composizione.

CONFRONTI E INFLUENZE

Il rilievo storico romano trova i suoi precedenti in ambito ellenistico e, soprattutto, italico, etrusco in particolare, i cui modelli però sono pittorici. Un esempio è fornito dagli affreschi della Tomba François a Vulci, che mostrano un’analoga organizzazione figurativa secondo una narrazione a fregio continuo. Si tratta tuttavia di debiti prevalentemente formali, mentre è del tutto originale il significato ideologico e politico che i Romani attribuiscono al genere del rilievo.

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Ara di Domizio Enobarbo

Il rivestimento a rilievo della cosiddetta Ara di Domizio Enobarbo è costituito, nel complesso, da un fregio conservato a Monaco e uno conservato al Museo del Louvre. In realtà, il monumento di cui facevano parte non era un’ara, ma probabilmente un grande basamento per statue, variamente datato tra il 120 e il 70 a.C.; l’opera è pertanto il più antico esempio di monumento pubblico romano adorno di sculture giunto sino a noi. L’importanza del monumento consiste anche nella particolare combinazione di fregi, profondamente diversi tra loro sia come contenuti sia come stili, esemplare dimostrazione del fenomeno dell’eclettismo in ambito romano.
Il fregio di Monaco, che comprende uno dei lati lunghi e i due lati brevi dell’ara, è decorato con le nozze di Nettuno e Anfitrite (35). Le due divinità del mare sono sedute su un carro che avanza in diagonale, trainato da tritoni. Accompagnano il corteo nuziale Nereidi su tori marini e ippocampi: una composizione virtuosistica e di maniera, cioè raffinata ma poco sentita, ben inquadrabile nella produzione ellenistica della seconda metà del II secolo a.C. L’Ellenismo è qui richiamato anche dal contenuto di carattere mitologico, diverso da quello a soggetto civico tipicamente "romano".
Nel fregio del Louvre (36), che consiste nell’altro lato lungo del monumento, è invece rappresentato, con uno stile sobrio, asciutto ed essenziale, un avvenimento di tipo storico. Sono infatti riprodotti i momenti principali di un  lustrum censorio, il sacrificio di purificazione offerto dai censori dopo aver compiuto l’atto ammministrativo del census, il reclutamento dei cittadini nell’esercito secondo una classificazione basata sul censo.
All’estrema sinistra un funzionario prende nota delle dichiarazioni di attitudine alla leva di un cittadino che tiene in mano un libretto con i dati personali; un altro, seduto, si rivolge a un togato in piedi e gli posa una mano sul braccio con cui sta indicando il soldato vicino. Al centro del fregio si trova la scena del lustrum vero e proprio: a destra dell’altare, il censore compie il sacrificio, assistito da tre camilli (assistenti al culto, due dietro l’altare e uno alle sue spalle) e alla presenza del dio Marte, a sinistra dell’altare, accanto a due musici. Più a destra, tre animali vengono portati al sacrificio: toro, pecora e scrofa, in ordine decrescente di altezza, senza però il rispetto delle proporzioni (il toro risulta troppo grande e la scrofa troppo piccola). Dietro la pecora si trova un personaggio col capo coperto e un vessillo, l’accensus, che secondo le fonti apriva la processione. Infine, all’estrema destra compaiono tre soldati, uno dei quali con un cavallo, allusione al popolo in armi. Le figure sono disposte una accanto all’altra, senza alcuno studio prospettico, con l’unico intento di narrare la vicenda.

GUIDA ALLO STUDIO
I diversi linguaggi del rilievo storico

Il rilievo storico è un genere che caratterizza tutto il percorso dell'arte romana, con caratteri stilistici differenti a seconda dei contesti.


La punizione di Tarpea, dalla Basilica Emilia, II-I secolo a.C. Rilievo con corteo funebre, da Amiternum, I secolo a.C. Nozze di Nettuno e Anfitrite, dall’Ara di Domizio Enobarbo, fine del II secolo a.C. Iscrizione di un cittadino alla leva, dall’Ara di Domizio Enobarbo, fine del II secolo a.C.

Nel fregio della Basilica Emilia sono narrati alcuni episodi leggendari delle origini di Roma con l’impiego di marmi pregiati e composizioni eleganti e complesse.

Nelle opere di arte plebea si rinuncia alla prospettiva, alle proporzioni e all’eleganza per accentuare la chiarezza e l’espressività.

Nello stesso monumento, si adotta uno stile ellenistico per gli episodi mitologici e uno più sobrio e realistico per soggetti tratti dalla vita sociale romana.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico