Ercole Farnese
Uno dei soggetti cui si dedicò più volte lo scultore è
Eracle, del quale – secondo le fonti – realizzò una statua bronzea per la città di Sicione, un’altra di dimensioni colossali per Taranto e una, in forma ridotta, da donare ad Alessandro Magno. Di tale produzione resta oggi la copia colossale in marmo (alta 3,17 metri) del cosiddetto
Eracle a riposo
(57), realizzata dal greco Glykon. Rinvenuta nel 1540 a Roma, nelle Terme di Caracalla, la statua entrò a far parte della collezione dei
principi Farnese, per passare infine al Museo Nazionale di Napoli conservando il nome dei nobili collezionisti: oggi infatti è soprattutto nota come
Ercole Farnese. L’eroe è raffigurato con entrambi i talloni poggiati a terra, mentre tutto il peso sembra abbandonarsi sulla spalla sinistra, appoggiata alla clava parzialmente coperta dall’altro ▶ attributo tipico dell’eroe, la
leonté (la pelle del mitico leone nemeo). Tutte le
proporzioni delle membra sono alterate in larghezza, per mettere in rilievo la
muscolatura sovrumana, probabilmente ancora più accentuata dall’autore della copia. Se dalle dimensioni del corpo scaturisce una grande potenza, la testa, per contrasto, è resa più piccola, come sempre in Lisippo, e il volto mostra un’espressione pensierosa. Le
rughe che solcano la fronte, le forti sopracciglia, gli
occhi infossati, lo sguardo rivolto a terra accentuano l’impressione di intima tristezza. Il braccio destro è piegato all’indietro, in posizione di riposo; la mano, poggiata sul gluteo, stringe ancora i pomi delle Esperidi. Questo particolare rende esplicita la scelta del momento in cui raffigurare il soggetto: non l’eroe durante le lotte destinate a essere coronate dal successo, bensì l’uomo colto da stanchezza fisica e morale una volta terminata l’impresa. Lo studio della muscolatura possente sembra passare dunque in secondo piano rispetto all’espressione del
momento psicologico, così intenso e umano.