ANALISI D'OPERA - Apollo del Belvedere

Analisi D'opera

Apollo del Belvedere

  • copia romana da originale in bronzo attribuibile a Leochares (330-320 a.C.)
  • marmo, h 224 cm
  • Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino

Alla fine del Quattrocento il cosiddetto Apollo del Belvedere faceva parte della collezione del cardinale Giuliano della Rovere che, divenuto papa con il nome di Giulio II (1503-1513), la fece trasportare nel giardino del Belvedere in Vaticano; da allora l’Apollo, che prende il nome dal giardino, fu considerato massima espressione dell’arte greca. Alla sua fama contribuì senza dubbio il giudizio dello storico dell’arte tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), che la ritenne «il più alto ideale dell’arte tra le opere antiche che si sono conservate fino a noi», facendone in questo modo il simbolo della bellezza ideale immortalata dall’arte greca e dagli scultori neoclassici che la presero a modello. L’opera, databile entro la metà del II secolo d.C., è oggi considerata una replica di epoca romana di un bronzo eseguito tra il 330 e il 320 a.C., forse da Leochares.

Descrizione

Il dio Apollo, che sembra aver appena vibrato un colpo con l’arco che forse impugnava con la mano sinistra, incede in tutta la sua maestosità. Indossa solo la faretra, il cui cinturone gli attraversa diagonalmente il petto, e un mantello che, fermato sulla spalla destra, scende dietro le spalle e si avvolge attorno al braccio sinistro. Il peso è tutto sulla gamba destra: il piede sinistro è rimasto indietro e poggia a terra solo con la punta, dando un’impressione di rapidità nell’apparizione. Il corpo ha forme allungate e superfici di grande luminosità. La testa è tutta piegata a sinistra e leggermente verso l’alto, mentre il volto, di eccezionale purezza, ha lo sguardo rivolto lontano, del tutto indifferente alla presenza di eventuali spettatori.
A lungo si è discusso sul gesto compiuto da Apollo e sulla sua appartenenza a un gruppo scultoreo. La presenza della faretra avvalorava l’ipotesi che la mano sinistra mancante e protesa verso l’esterno impugnasse un arco, ma è stato ipotizzato anche che il dio potesse tenere in mano rami di alloro, pianta a lui sacra. Teorie più recenti propendono invece a ritenerlo, grazie a confronti con rappresentazioni del dio sulla ceramica, una figura isolata che teneva una freccia nella mano destra.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico