CONFRONTI E INFLUENZE - Due Afroditi: Afrodite Cnidia e Afrodite accovacciata

CONFRONTI E INFLUENZE

Due Afroditi

Prassitele

Afrodite Cnidia

  • 360 a.C. ca.
  • marmo, h 215 cm. Copia romana da originale in marmo
  • Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino

Doidalsas

Afrodite accovacciata

  • 250 a.C. ca.
  • marmo, h 106 cm. Copia romana (da Tivoli) dall’originale bronzeo
  • Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo

L’Afrodite Cnidia di Prassitele (così chiamata perché acquistata dalla cittadina di Cnido, città greca della Caria, in Asia Minore) è una delle massime realizzazioni del periodo classico maturo. Primo esempio nell’arte greca di nudo femminile, testimonia il particolare interesse del suo autore per la dimensione umana entro cui è calata la figura divina di Afrodite. 

Doidalsas (attivo tra il 278 e il 250 a.C.) è invece uno scultore greco del periodo ellenistico ( p. 152), la fase successiva a quella classica. La sua Afrodite accovacciata, il cui grande successo è testimoniato dall’alto numero di copie realizzate nel tempo, raffigura probabilmente la dea nel momento in cui sta per ricevere l’acqua del bagno sacro.
L’Afrodite di Prassitele è colta in un momento di spontanea umanità, mentre sta per bagnarsi; nel farlo, poggia con la mano sinistra la veste su un vaso. Ciò consente allo scultore di spostare il baricentro della figura, poiché veste e vaso fanno da supporto esterno alla statua, che può così ruotare leggermente in avanti e verso sinistra. In questo modo, la figura acquista una flessuosità completamente nuova, che comunica un’apparente insicurezza. Anche la testa si volge, sempre con moderazione, verso sinistra, mentre la mano destra è portata in avanti, sino a coprire l’inguine, in un gesto di pudicizia che ne fa in realtà avvertire ancora di più la seduzione.
Dalla flessuosa posa della figura di Prassitele si passa nell’Afrodite di Doidalsas a una posizione accovacciata, del tutto nuova, che dà allo scultore la possibilità di indugiare sulla resa veristica delle carni (come si nota nell’attenta restituzione delle pieghe che si formano attorno alla caviglia o alle morbidezze formate dalla compressione del ventre).

Le ragioni del confronto

Porre a confronto due opere di analogo soggetto realizzate a distanza di cento anni ci permette di comprendere quali mutamenti culturali e di sensibilità avvengano al passaggio tra il periodo classico e quello ellenistico. Con le sue sculture Prassitele rende evidente il progressivo esaurirsi di quella tensione morale degli artisti del primo periodo classico che esprimevano le alte virtù civili tipiche dello spirito comunitario della pólis. La bellezza della Afrodite di Prassitele va infatti ricercata proprio nella sua dimensione intima e privata, nella commovente spontaneità del compiere gesti assolutamente quotidiani, dal suo mostrare nudi tanto il corpo quanto gli “affetti”, come appare evidente accostando la sua vaga malinconia all’imperturbabile grandezza delle dee fidiache ( p. 128): la capacità di rendere gli stati d’animo, opposta all’eroico contegno precedente, è una delle abilità storicamente riconosciute a Prassitele (come testimoniato da Plinio nella Naturalis Historia XXXIV, 70).
Doidalsas prosegue su questo stesso cammino di umanizzazione, di ricerca dell’intimo, dello spontaneo e del quotidiano.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico