L'emozione della lettura - Le origini della letteratura

LA POESIA SICULO-TOSCANA 85 90 95 e l Perogin che l lago no i tolliate; e Roma vol con voi far compagnia. Onore e segnoria or dunque par e che ben tutto abbiate; ciò che disiavate potete far, cioè re del Toscano. e i perugini temono che leviate loro il lago; e Roma vuole allearsi con voi. Ora dunque sembra che abbiate onore, supremazia e ogni vantaggio (ben tutto); potete fare ciò che avete sempre bramato (disiavate), cioè un reame (re) della Toscana. Baron lombardi e romani e pugliesi e tosci e romagnuoli e marchigiani, Fiorenza, fior che sempre rinovella, a sua corte v apella; che fare vol de sé re dei toscani, da poi che li Alamanni ave conquiso per forza e i senesi. [91-97] O signori lombardi, romani e pugliesi e toscani e romagnoli e marchigiani, Firenze, fiore che rifiorisce (rinovella) sempre, vi chiama (v apella) alla sua corte, poiché vuole diventare regina (re) della Toscana, dal momento che ha sconfitto (ave conquiso) con la forza i tedeschi e i senesi. 85 l lago: è il lago Trasimeno. 91 lombardi: del Nord Italia. a TU per TU con il testo O tempora, o mores!, che tempi, che costumi! esclamavano i latini, ai quali il passato piaceva più del presente. Ai miei tempi dicono invece spesso gli anziani di ieri e di oggi quando, guardandosi attorno e criticando i costumi dei giovani, si lasciano andare alla nostalgia, al rimpianto e all idealizzazione dell epoca della propria giovinezza: laddove un tempo regnavano pace e diritto ora si crede trionfano violenza e ingiustizia. A guardar bene, è proprio questo l atteggiamento che possiamo cogliere nella canzone di Guittone, un primo, travolgente esempio di poesia civile e politica in volgare. La grandezza passata di Firenze non c è più, scrive con un dolore carico di rabbia: l antica gloria è stata sostituita dall umiliazione, dal disonore, dalla perdita di dignità. In questi versi cogliamo l eco della rivalità tra guelfi e ghibellini che insanguinò Firenze nel Duecento, ma al di là delle motivazioni contingenti che l hanno ispirata questa poesia è un discorso appassionato e incendiario di un uomo, che accusa il nemico di aver rovinato la patria e di aver sostituito un passato meraviglioso con un presente squallido. Analisi Delusione e invettiva Secondo il guelfo Guittone Firenze, erede del prestigio e della grandezza dell impero romano, incarnava un tempo grandi ideali di giustizia. Ora quella storia e quel patrimonio appaiono cancellati dalla battaglia di Montaperti, nella quale Firenze è stata umiliata e sconfitta. Il lamento e il dolore del poeta si trasformano però presto in sarcasmo verso i concittadini fiorentini: ciò che è loro avvenuto lo hanno meritato e ora è naturale che essi siano costretti a servire i tedeschi e a onorare i signori della città che, seguendo la fazione ghibellina, li hanno posti in una tale condizione. Guittone conclude affermando ironicamente che, dopo aver vinto i tedeschi e i senesi, ora Firenze può invitare alla propria corte i signori di tutta Italia: avvilita e privata di ogni forza, la città non potrà che conoscere un destino di indegno servilismo. Uno stile concreto e diretto Il linguaggio è spoglio e aspro, privo di ornamenti ma vibrante come un acceso discorso oratorio. una lingua molto concreta, tutta incentrata su cose e fatti, e in ciò assai espressiva e tendente all enfasi, come si evidenzia dall ampio uso di esclamazioni (Ahi lasso, v. 1), apostrofi (Deo, com hailo , v. 14; A voi, che siete ora in Fiorenza, dico, v. 67), interrogative retoriche (or qual dia / fu mai tanto crudel dannaggio audito?, vv. 13-14; E ciò li ha fatto chi?, v. 35), iperboli (che morto no l ha già corrotto e pianto, v. 4; l pregio quasi è già tutto perito, v. 10; ennantir sì, che l piagar quasi a morte, v. 40). Sotto tale aspetto la canzone 111

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