L’emozione della lettura - volume C

Virgilio | UNIT 1 | ENEIDE 790 E ora addio, serba l amore di nostro figlio . Com ebbe parlato così, mi lasciò in lagrime, desideroso di dirle molto, e svanì nell aria lieve. Tre volte tentai di cingerle il collo con le braccia: tre volte inutilmente avvinta l immagine dileguò tra le mani, pari ai venti leggeri, simile a un alato sogno. Publio Virgilio Marone, Eneide, libro II, vv. 699-794, trad. di L. Canali, Mondadori, Milano 2014 789. serba figlio: conserva intatto l amore verso nostro figlio. 792. Tre volte braccia: l iterazione del gesto per tre volte è un mo- tivo ricorrente. Anche Achille aveva tentato di abbracciare invano l ombra di Patroclo per tre volte, così Odisseo l ombra della madre nell Ade. a TU per TU con il testo Brucia un intera città, si levano da ogni parte strida e lamenti, il fumo oscura la vista e rende difficile la fuga Quando l incubo della morte e della distruzione si abbatte sulla vita di un uomo, il primo pensiero va alla salvezza, propria e delle persone più care. In queste circostanze ci rendiamo conto di non essere pienamente noi stessi se non abbiamo accanto i familiari o gli amici più stretti, senza i quali non potremmo proseguire la nostra esistenza. La solidarietà allora non è solo una virtù, ma una necessità del cuore. Eppure la vita impone talvolta il bisogno di un arrivederci, di un congedo che non significa interruzione, che non comporta necessariamente un abbandono. Nonostante il progresso della tecnica ci permetta di rimanere in una comunicazione continua, succede ancora oggi di dover modificare il rapporto con chi amiamo, trasformandolo in qualcosa di diverso, in una complicità più silenziosa, in un legame che non si nutre più della vicinanza fisica ma non per questo viene meno. L affetto si trasforma e comincia fatalmente ad alimentarsi più con il ricordo che con la presenza quotidiana; e forse, non potendolo più dare per scontato, iniziamo ad apprezzarlo di più: anche apertamente, confessando finalmente parole e sentimenti, che prima non abbiamo magari avuto il tempo e il modo di esprimere. Analisi L importanza di un padre 308 Nella notte della presa di Troia, quando l unica via di salvezza è la fuga, Enea sente di non poter partire senza l anziano genitore, che per la sua età e la riconosciuta saggezza è il vero custode della memoria della famiglia: la sua pietas lo induce allora ad anteporre la salvezza del padre alla propria. Tuttavia, il vecchio Anchise è riluttante all idea: lasciare la propria città alla ricerca di una nuova patria non è facile per un uomo che sa di avvicinarsi al termine della vita. L esitazione sparisce solo alla vista di un prodigio, una stella cadente, che indica la via da percorrere per abbandonare Troia (vv. 699-704). Il gesto con cui Enea invita il padre a salire sulle sue spalle per fuggire insieme dalla città in fiamme (vv. 707-711) è uno dei più celebri e più umani del poema. Virgilio dipinge in questi versi il ritratto della famiglia romana, proiettandolo in realtà ben oltre i confini della sua epoca: il pater familias porta con sé l anziano genitore sulle spalle (il peso non mi sarà grave, dice affettuosamente Enea, v. 708), tiene per mano il figlioletto che cammina con passi ineguali (v. 724), mentre la moglie lo segue, come era uso durante le uscite in pubblico. A guidarli è il fortissimo senso del dovere, quell obbedienza ai vincoli del sangue, dello Stato e del destino, che rappresenta una caratteristica tipica della civiltà romana. Questo spiega anche il valore attribuito ai Penati, le statuette degli antenati che non ci sono più: non è casuale che Enea le affidi al padre, sia perché sente di avere le mani ancora contaminate dal sangue della lotta precedente (vv. 717-720), sia perché Anchise è il membro più anziano della famiglia, quello che è per età più vicino alle generazioni defunte.

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Epica