L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI Lo spietato Achille, questa volta, si lascia andare alle lacrime. La figura dell anziano e rispettato re di Troia, dai capelli ormai bianchi, suscita in lui il ricordo del genitore, ora solo, anziano e lontano, in patria. L affetto filiale ridestato in lui si traduce, così, in un sentimento di compassione per il padre del suo nemico. Anche il mondo guerriero dell Iliade ammette la possibilità che un cuore feroce possa ammorbidirsi e che due nemici piangano insieme le sorti infelici dell uomo. La pietà e l irritazione Nella reazione di Achille c è un sentimento misto di compassione e ammirazione verso il vecchio re troiano: Ah misero, quanti mali hai patito nel cuore! / E come hai potuto alle navi dei Danai venire solo, / sotto gli occhi d un uomo che molti e gagliardi / figliuoli t ha ucciso? Tu hai cuore di ferro (vv. 518-521). L eroe greco, pertanto, non vuole infierire sull anziano e si fa anzi narratore di un mito (vv. 527-533) che riassume la concezione pessimistica dell esistenza degli antichi Greci: Zeus distribuisce agli uomini beni misti a mali, oppure solo mali. Così anche suo padre Peleo ebbe doni splendidi dagli dèi, felicità e ricchezza, persino una dea per moglie, ma anche una grande infelicità, come quella di avere un solo figlio, Achille, destinato a morire presto lontano dalla patria. Dal momento che la felicità è effimera, l uomo può solo imparare a sopportare i mali connaturati alla sua condizione: l impressione è che Achille voglia ridimensionare la propria posizione di forza, consapevole della rapida incostanza della sorte e che nessuno è per sempre vincitore. Eppure, anche in una situazione come questa, Achille ha bisogno di rimarcare la propria posizione di superiorità. Quando Priamo insiste nell avere subito indietro il corpo del figlio, rifiutandosi di sedersi (vv. 553-558), l eroe greco, offeso nel vedere disprezzata la propria ospitalità, si innervosisce e minaccia di non obbedire al comando di Zeus di restituire Ettore (Perciò, fra tante pene, non mi gonfiare il cuore di più, / ch io non ti lasci stare, o vecchio, neppure nella tenda, / benché supplice, e violi il comando di Zeus!, vv. 568-570). Il re per un attimo trema: l apparente distensione iniziale cede di nuovo alla durezza dei rapporti umani in tempo di guerra e l irascibilità di Achille riprende vigore. Il ricordo di Patroclo e il ritorno alla quotidianità Nonostante lo scatto improvviso, Achille rammenta che la restituzione del corpo di Ettore è volere degli dèi e solo allora ordina che le spoglie del nemico siano sistemate e lavate. Lo scempio cui lo ha sottoposto sin dall uccisione ha lasciato segni evidenti e Achille non vuole che Priamo lo veda in queste condizioni (vv. 572-590). Una sola remora ancora lo trattiene: il ricordo dell amico Patroclo (O Patroclo, non indignarti con me, se saprai, / pur essendo nell Ade, che ho reso Ettore luminoso / al padre: non indegno riscatto m ha offerto, / e anche di questo io ti farò la parte che devo!, vv. 592-595). Ma Achille sa superare anche quest ultimo ostacolo: i ricchi doni ricevuti da Priamo (v. 579) sono degni del valore sociale del compagno. Una volta reso il corpo, Achille invita il re troiano a condividere con lui il pasto, raccontandogli il bellissimo mito di Niobe: privata da Apollo e Artemide dei suoi dodici figli, anche lei si ricordò del cibo, quando fu stanca di piangere dopo nove giorni di lutto (vv. 602-620). Il suo esempio serve a consolare Priamo e a dare un senso alla quotidianità del nutrirsi, anche dopo tanto dolore. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. In che modo Priamo cerca di muovere a compassione Achille? 2. Per quali diverse ragioni piangono i due? 3. Riassumi in un breve testo (massimo 15 righe) il discorso di Achille dal v. 518 al v. 551. 4. Perché Priamo non vuole sedersi sul seggio? 5. Come viene reso il corpo di Ettore a Priamo? 165

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Epica